“La volpe artica” l’ultimo libro di Silvana Zambonini con uno sguardo agli infortunati sul lavoro

Pubblicato: Domenica, 20 Dicembre 2020 - Luca Priori

NEMI (attualità) - L’autrice di Nemi ha dedicato l’opera all’associazione ANMIL che tutela i lavoratori infortunati o tecnopatici e le loro famiglie

ilmamilio.it 

Silvana Zambonini Bellaveglia è un'autrice dei Castelli Romani. Vive a Nemi ed ha al suo attivo diversi libri che hanno attirato l'attenzione dei lettori e della critica. Il suo ultimo libro è "La volpe artica", un’assai fruibile lettura di circa 200 pagine, un thriller appassionante, che tiene col fiato sospeso.

ilmamilio.it ha intervistato l’autrice Silvana Zambonini Bellaveglia.

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Come nasce il tuo nuovo libro “La Volpe Artica”?

Inizialmente doveva essere un  racconto poi i personaggi mi hanno preso la mano e mi hanno convinto a farne un libro.

Sette personaggi scampati fortuitamente a un inaspettato atterraggio  si trovano a dover rispondere a domande sulla morte della bellissima hostess.

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Ciascuno ha qualcosa che coinvolge psicologicamente. Solitamente chi scrive  entra in sintonia con le anime che rappresenta e a cui dà  volto e storia, spero di esserci riuscita.

Allo stesso modo credo che ciò si verifichi  in ogni arte. Immagino ad esempio un compositore che parla, dispone e gioca con le note musicali, un artista con il marmo che scolpisce o il vetro a cui dà forma.

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A me piacciono le parole che mi aiutano a descrivere una situazione e le persone che la vivono. In questo caso si tratta di un omicidio che si  perfeziona durante un atterraggio di emergenza ma che ha radici lontane e ben definite nella mente dell’assassino.

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Tre aggettivi per descrivere la tua nuova opera e convincere i lettori alla lettura?

Thriller coinvolgente, forse intrigante, chiuso e aperto nello stesso tempo. Come  si sente chi viaggia su di un mezzo di trasporto  (aereo, treno, auto…) e cerca sé stesso oltre il “chiuso” in cui si sta muovendo per giungere a destinazione.

Il libro è dedicato all’ANMIL… Puoi spiegarci il tuo impegno per Anmil?

Mentre scrivevo mi è venuta spontanea una domanda: “In questo caso di omicidio, chi risarcirebbe i parenti della vittima? la compagnia aerea, l’Inail o un lungo percorso giudiziario?” Da qui il desiderio di dedicare il libro all’ANMIL che per finalità di Statuto risponde a queste domande  attraverso il suo Patronato, il CAF, le Politiche attive sul lavoro e la Fondazione Sosteniamoli Subito per gli ex esposti all’amianto.

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All’apparenza semplici domande  che nella realtà quotidiana coinvolgono lavoratori infortunati o tecnopatici e le loro famiglie,  che necessitano di assistenza per le insormontabili difficoltà burocratiche. Sono iscritta all’Associazione da 20 anni dopo una  malattia professionale riconosciuta in sede giudiziaria e da quel momento ho voluto testimoniare per l’ANMIL cosa significa essere tecnopatici e aver prestato attività lavorativa in un “sick building” ossia un edificio malato sin dalla costruzione.

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La mia testimonianza è stata portata  in ogni sede  istituzionale, in tv, nelle scuole dove l’Anmil è  impegnata sulla “Sicurezza”  che deve essere  prioritaria in  ogni realtà lavorativa. La cronaca purtroppo ci dice che non è così.