Il centrodestra è tornato. Anche nei Castelli Romani (in vista delle regionali) ora si punta al rilancio

Pubblicato: Lunedì, 06 Novembre 2017 - Fabrizio Giusti

CASTELLI ROMANI – La vittoria di Musumeci in Sicilia e il ballottaggio a Ostia rilanciano una coalizione che sembrava morta solo un anno fa

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Era dato per morto, non più di un anno fa. Invece, mettendo insieme i partiti tradizionali e immettendo al suo interno istanze di protesta sociale che sembrano aver sottratto forza anche al M5S (ove una parte degli elettori che non votavano PD e si sentivano orfani di uno schieramento conservatore forte si erano rifugiati), è tornato a vincere.

Oggi in Sicilia, ma anche ad Ostia, raggiungendo un ballottaggio a non molta distanza (meno di quattro punti) dai Cinque stelle, forza che solo un anno e mezzo fa, ai tempi del trionfo di Virginia Raggi, faceva stragi di consensi nella Decima Circoscrizione toccando il 44% (oggi si ferma al 30% seppur con maggiori voti per il candidato presidente).

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 Il centrodestra è tornato. In vista della sfida delle Politiche della prossima primavera e delle Regionali del Lazio la vera ‘bomba politica’ è questa. Più della sconfitta del PD, più dell’ennesima spallata mancata dei pentastellati. L’ago della bilancia sembra essersi spostato decisamente verso il fronte moderato alleato con la destra. Questo non può che rimettere in gioco gli equilibri anche nei piccoli territori che tra poco meno di sei mesi di dovranno ricollocare, pezzo per pezzo, nello scontro per governare la Regione. Così un intero sistema che nei paesi dei Castelli Romani sembrava in netta crisi (oggi governa solo Monte Compatri e Lanuvio), domani potrebbe iniziare a ripopolarsi, con nuovi entusiasmi di chi si era momentaneamente allontanato e nuove collocazioni, spopolando magari proprio quel PD o quegli ‘alfaniani’ (usciti con le ossa rotte dalla vittoria di Musumeci) che oggi appaiono in crisi di consensi e di risultati (anche le ultime amministrative dell’ultima primavera lo hanno sentenziato).

 
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Cosa accadrà domani? Difficile ipotizzarlo con sicurezza, ma è certo che già dai prossimi giorni qualcosa si muoverà e non è escluso che anche dalle colline a sud di Roma cresca la volontà, da parte di qualche esponente fino ad oggi rannicchiato nell’attesa, di tentare la sortita per entrare nel consiglio regionale, alla Camera o al Senato. Da oggi tutto è diventato più possibile.

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Resta l’incognita, nonostante questo ragionamento, del candidato Governatore. La Sicilia ha dimostrato che una figura di garanzia (Musumeci), proveniente da destra (Msi e An), ma da anni impegnato in un percorso dentro la società civile che ha saputo mettere d’accordo tutti, è capace di sbaragliare la concorrenza, da quella del PD a quella del M5S. Viene facile pensare che certe caratteristiche siano vicine anche a Sergio Pirozzi, nome ancora in voga per un’idea unitaria di coalizione.

La differenza tra Musumeci e Pirozzi, però, sta nella storia politica (del primo) all’interno delle istituzioni e del centrodestra locale. Pirozzi potrebbe pagare questo ‘gap’, ma è anche vero che appare l’unico in grado di mettere in sintesi richiesta sociale, società civile, politica. Dopo la vittoria siciliana, il suo nome potrebbe diventare, proprio per questo, l’unico per battere Zingaretti, che ad oggi, secondo i primi sondaggi (ma la strada è ancora lunga e il PD appare in netta difficoltà), è ancora il favorito per la vittoria finale. 

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