Celti, romani, morti e vivi, pagani e cristiani: la complicata storia di Halloween, Ognissanti e i Defunti

Pubblicato: Martedì, 31 Ottobre 2017 - Fabrizio Giusti

ACCADDE OGGI - Tra diverse interpretazioni e nuove mode

ilmamilio.it 

Nos Galan-Gaeaf: la notte delle calende d’inverno. Nell’antica cultura celtica veniva così rievocata, soprattutto nei paesi di cultura anglosassone, la  notte di Halloween, il cui significato è per l’appunto ‘vigilia di Ognissanti’ o di ‘Tutti i Santi’. La semplice traduzione però non deve confondere quanti - ormai influenzati da una certa moda che punta all’esteriorità e al travestimento di ottobre  - stanno utilizzando la data come mezzo culturale per arrivare a tutti, eliminando così ogni differenza e peculiarità che in questo periodo dell’anno segna un passaggio ideale e naturale tra l’interno e l’esterno, il futuro e il passato. Come Giano, il Dio delle porte.

Ciò che oggi si vede, tra zucche e feste di piazza, è solo l’ultimo stadio, quello sintetico, di un rito che risale alla cultura celtica, ove si divideva l’anno solare in due periodi: quello in cui avveniva il rigoglioso agire della natura e quello in cui la natura stessa entrava in letargo, quiescenza. Già da qui si comprendono le differenze, non minime, della naturale concezione dell’evento, legato persino all’esistenza quotidiana e al suo sviluppo. Beltane e Samhain, i nomi delle due date di transizione, hanno quindi radici profonde. 

Considerando i Celti, ovviamente, è sbagliato limitare i confini solo all’Irlanda, come viene facile pensare, ma anche all’Inghilterra, alla Francia, alla Spagna, al Nord Italia. Il Samhain, di cui prima si è fatto accenno, era il giorno in cui dei e defunti potevano scendere tra i vivi, avendo con essi un contatto semifisico, tant’è che in alcune zone della Pianura Padana veniva apparecchiata, proprio in concomitanza del 31 ottobre, la tavola anche per gli estinti, e si disponevano lungo le strade zucche illuminate per indicare alle anime la via di ritorno oppure del cibo affinché queste si nutrissero. Un po' tra Zombie e Pollicino, per sdrammatizzare.

La Festa di Ognissanti o di Tutti i Santi, che cade il 1° novembre, ha grande importanza nel mondo cattolico, ma non senza un percorso complesso e controverso.

Mentre nel nord Europa si celebravano riti come quello sopra descritto, i romani si dedicavano all’onore di Pomona. Era il momento in cui si salutava la fine del periodo agricolo più produttivo e si ringraziava la terra per il suo sforzo e la sua abbondanza. Fu quando Cesare conquisto la Gallia, secondo alcuni storici, che le due feste, quella celtica e quella romana, ovviamente di riferimento pagano, si integrarono. Poi venne il cristianesimo, e il significato agricolo e pagano conobbe una ulteriore sovrapposizione culturale con quello spirituale e religioso, con la contemplazione e la commemorazione del mondo dell’aldilà. Diverso in questo senso l’antico rito dei Parentalia, festività romane che si celebravano ogni anno in onore dei defunti della famiglia. Queste si svolgevano nel mese di febbraio dalle idi (13 febbraio) al 21 febbraio, giorno riservato alla celebrazione delle Feralia, la vera festa dei morti. Si credeva in tal giorno che le anime dei defunti potessero girare liberamente tra i vivi. Ciò non deve sorprendere perché il rapporto degli antichi con la morte era comunque assai diverso dal nostro. L’umanità occidentale tende infatti a rimuovere la fine dell'esistenza e a delimitare i cimiteri, un tempo luogo di ritrovo e di convivialità per diverse culture.

Nel VII secolo la festa pagana mutò in festa cristiana. Tuttavia, visto le resistenze di chi era legato ai vecchi culti, alla fine si optò per la compensazione e il giorno di festa religioso venne chiamato Tutti i Santi. Da qui l’inizio di un percorso tortuoso nel corso dei secoli in cui le feste hanno iniziato, per un motivo anche di calcolo e di razionalità, ad essere affiancate una appresso all’altra. La vigilia, i santi, i morti. In quest’ultimo caso la Chiesa introdusse nel X secolo il giorno dedicato ai defunti il 2 novembre. Non era difficile, ai tempi, incontrare, tra il popolo, uomini e donne vestiti da angeli e diavoli impegnati ad accendere dei fuochi, proprio come nella tradizione celtica. Va sottolineato comunque come le interpretazioni su queste giornate si siano diversificate nel tempo, dividendo gli studiosi.

Ma a cosa risale la data del 2 novembre? La storia narra che nel convento di Cluny vivesse l’Abate Odilone, devoto delle anime del Purgatorio, al punto che tutte le sue preghiere, sofferenze e penitenze venivano applicate per la loro liberazione dal purgatorio. Un giorno uno dei suoi confratelli, di ritorno dalla Terra Santa, gli rivelò di aver incontrato un eremita, il quale gli aveva raccontato che spesso gli capitava di ascoltare le urla delle anime provenienti da una grotta insieme a quelle dei demoni. Urla dirette proprio contro di lui, l’abate Odilone. Quest'ultimo, forse impressionato dalla narrazione, ordinò a tutti i monaci del suo Ordine di fissare il 2 Novembre come giorno solenne per la commemorazione dei defunti. Era l’anno 928 d. C. Da allora la tradizione si è estesa, è stata assorbita ed è rimasta intatta.

Infine l’ultima evoluzione, quella moderna, in cui il momento commerciale e ludico ha preso spesso il posto di ogni altro significato, confondendo culture, date e derivazioni, dimenticando celti e romani, riferimenti agricoli o spirituali, dentro ad un grande calderone, ovvero l’Halloween di oggi (che ha offuscato il resto delle celebrazioni religiose del 1° e de 2 Novembre), che ponendosi come tema risolutore di ogni quesito ha spostato gli equilibri ed oggi risulta essere la ‘festa universale’ annullando così ogni peculiarità e ogni aspetto di riflessione nella zona di passaggio che mischia i santi con le streghe, la vita e la morte, traducendolo in un momento a volte simile al carnevale, che si sposa bene con il business che ha forgiato in sintesi un evento che fino a poco tempo fa era radicato solo in determinate parti del mondo e molto diversificato, seppur con le medesime finalità.

Effetti della globalizzazione (e della omologazione).