“Mai così pochi i padroni del cibo”. La sovranità alimentare limitata già esiste

Pubblicato: Sabato, 21 Ottobre 2017 - Fabrizio Giusti

ITALIA (attualità) – Coldiretti: “Ciò si traduce in difficoltà economiche e occupazionali per gli agricoltori a livello globale, ma l’elevata concentrazione mette a rischio anche la libertà di scelta dei consumatori e gli standard di qualità e sicurezza alimentare”

I padroni del cibo sono pochi, ricchissimi. Un potere concentrato nelle mani di un gruppo di multinazionali che controllano l’intera filiera alimentare mondiale: sementi, pesticidi, trasformazione industriale, distribuzione commerciale. Un cerchio che si chiude e lascia pochissimi spiragli solo per i potentati di domani.

Il quadro, già noto, è stato rilanciato da una analisi della Coldiretti sul rapporto ‘Ipes-Food’ presentata al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione dopo la rivoluzionaria acquisizione di Whole Foods Market da parte da parte di Amazon, alla quale Google ha risposto con un’alleanza con ValMart, leader mondiale della distribuzione alimentare, mentre sul mercato delle sementi e dei pesticidi sono in corso tre megafusioni Dow-Dupont, Bayer-Monsanto e ChemChina-Syngenta.

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Il peso di questa trasformazione è talmente radicata che per ogni euro speso dai consumatori per l’acquisto di alimenti solo 15 centesimi, ma anche meno, vanno sul prodotto agricolo mentre il resto viene diviso tra l’industria di trasformazione e la distribuzione commerciale. Il prezzo di un prodotto aumenta quasi sette volte dal campo alla tavola per colpa delle distorsioni e delle speculazioni lungo la filiera.

“Stiamo vivendo – ha sottolineato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo – un furto di valore aggiunto che, senza alcun beneficio per i consumatori, vede sottopagati i prodotti agricoli spesso al di sotto dei costi di produzione. In Italia per pagare un caffè al bar, l’agricoltore tipo – continua la Coldiretti – dovrebbe mettere sul bancone 5 chili di grano o 3 chili di risone o 1,5 chili di mele o una dozzina di uova. Una ingiustizia da sanare – conclude la Coldiretti – rendendo più equa e giusta la catena di distribuzione degli alimenti anche con interventi per limitare lo strapotere contrattuale dei nuovi poteri forti dell’agroalimentare come ha annunciato lo stesso Commissario Europeo all’agricoltura Phil Hogan”.

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La bellezza di un miliardo e mezzo di produttori agricoli mondiali deve sostanzialmente sottostare a trattare con un gruppo di superaziende che dettano le regole di mercato. I mezzi tecnici necessari alla coltivazione, l’allevamento, le sementi, l’acquisto e nella commercializzazione dei prodotti agricoli e alimentare. Tutto passa da qui, in un giro multimiliadario. “La perdita di potere contrattuale – affermano ancora da Coldiretti – si traduce in difficoltà economiche e occupazionali per gli agricoltori a livello globale, ma l’elevata concentrazione mette a rischio anche la libertà di scelta dei consumatori e gli standard di qualità e sicurezza alimentare, oltre che la stessa sovranità alimentare dei vari Paesi”.

La Fao, recentemente, ha lanciato l’allarme per la crescente uniformità delle colture mondiali che ha portato nell’ultimo secolo ad una perdita del 75 per cento della biodiversità vegetale e ha stimato il rischio dal qui al 2050 della perdita di un terzo delle specie oggi rimaste.

Le tre mega fusioni in atto tra Dow-Dupont, Bayer-Monsanto e ChemChina-Syngenta (si aggiungerà la Sinochem nel 2018), potrebbero controllare presto più del 70% dei prodotti fitosanitari per l’agricoltura e più del 60% delle sementi a livello globale. Una situazione senza precedenti.

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La Commissione Europea ha deciso di aprire un’indagine sull’operazione per verificare se la fusione tra Buyer e Monsanto limiti la concorrenza nei settori delle sementi e degli agrofarmaci. Ma non solo. Il 90 % del mercato globale dei cereali e’ controllato da ADM-Archer Daniels Midland (USA), Bunge (USA), Cargill (USA), Louis Dreyfus Commodities (Francia). Quattro gruppi commerciali. Nella distribuzione organizzata i 10 più grandi rivenditori di generi alimentari coprono il 29,3% delle vendite mondiali. Un terzo. Il valore è di 7,5 mila miliardi di euro.

Ora anche Amazon è sbarcata in questo mondo con l’acquisizione di Whole Foods. Nel’arco di dieci anni, vista la capacità di intermediazione con il pubblico, potrebbe raggiungere livelli di primato mondiale.

Una ricchezza di pochi padroni, che appare incontrastabile e sempre più forte. A meno che non si inverta la rotta.


LA DISTRIBUZIONE COMMERCIALE (dati Coldiretti)

Azienda

Vendite (in miliardi di dollari)

1.      Wallmart (USA)

262,5

2.      Schwarz group (Germania)

(comprende Lidl, Kaufland)

82,2

3.      Kroger (USA)

78,6

4.      Aldi (Germania)

69,2

5.      Costco (USA)

66,4

6.      Carrefour

47,3

7.      Tesko (UK)

43,9

8.      Seven & I Co. Ltd (Giappone)

36,8

 

TOP TEN aziende Food & Beverage

Quota di mercato di cibo e bevande

Anhauser – Busrsh in Bev. + SabMiller

15,2%

Nestlè

14,6%

PepsiCo

13,5%

JBS

10,6%

Coca Cola

9,3%

ADM

8,7%

Tyson

7,6%

Mondelez

6,9 %

Cargill

6,8%

Mars

6,7%