Grottaferrata, la bella foto di una Fiera che non tornerà più

Pubblicato: Mercoledì, 11 Ottobre 2017 - Fabrizio Giusti

GROTTAFERRATA – Una foto sui social riporta la memoria indietro, a quando sembrava tutto più semplice. Il tempo dei trattori, delle luci e degli animali in vista

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Le luminarie (più d'effetto rispetto a quelle che si installano oggi), le bancarelle su Corso del Popolo e su Viale San Nilo, l’insegna accesa dell’ex Albergo Traiano ancora aperto. Un’aria di festa, tutto attorno. Una foto, pubblicata sul Gruppo social ‘Sei di Grottaferrata se...” da Paolo Vinciguerra, presidente del Comitato del Carnevale di Grottaferrata, rimette in moto il meccanismo della memoria e in un flash emotivo ci fa vedere com'era, un tempo, una comunità che ancora sapeva divertirsi e godersi una Fiera semplice e senza fronzoli: quella del 1970. Una Fiera di strada e di popolo, di pochi giorni anziché una settimana, una Fiera all’odor di salcicce e pagnotta, di oggetti vari, cianfrusaglie, zucchero filato, trattori in fila, maiali stipati dentro gabbie di legno e altri animali, un’esposizione merceologica ancora provinciale ma vitale, prima che divenisse un ‘mercatone’ senza identità e utile dove materassi e imbonitori sono quasi più numerosi di stand da giardino o enogastronomici.

Una Fiera che non voleva sembrare chissà cosa e non voleva entrare in competizione con nessuno, non cercava alleanze strategiche internazionali. Una Fiera che non tornerà più. Perché oggi è ingessata dentro le sue tensostrutture. Perché è dovuta sottostare ai cambiamenti del tempo, alle ‘innovazioni’ (che poi tali non si sono dimostrate), agli slanci culturali confusi, ai pagamenti e alle gratuità alternate senza peraltro segnare discontinuità sul piano della partecipazione, alle polemiche politiche di ogni risma, ai dibattiti che si fermano ai saluti finali.

Una Fiera morta storicamente, quella di questi scatti, che almeno ci rimanda un quadro sentimentale che non guasta nell’epoca del tutto e subito e del ‘si potrebbe fare’ che non porta mai a niente. Oggi quella Fiera è improponibile e impossibile, un po' perché quattro maiali dentro una gabbia sarebbero percepiti come una provocazione antivegana, antianimalista e antivegetariana, e un po' perché le ultime normative sulla sicurezza complicherebbero la sua organizzazione. A tal proposito, occhio alla prossima edizione. Per forza di cose il giro di vite implicherà cambiamenti sulla disposizione dei percorsi, i flussi interni, gli stand, i passaggi, i deterrenti a eventuali azioni violente (ne sanno qualcosa gli organizzatori di sagre e feste recenti dove sono stati posizionati i New Jersey di cemento armato).

In conclusione: era meglio la Fiera di allora o quella di oggi? I paragoni non reggono perché i periodi storici sono diversi, diverse le sensibilità, la cultura, l’idea.

Forse oggi una Fiera come quella del 1970 sarebbe vista come una ‘baracconata’ senza capo né coda (sopratutto da quelli che abitando a Grottaferrata credono di essere residenti a Los Angeles).

Invece, quella Fiera di piccole cose, in fondo, un senso ce l’aveva se ancora una foto fa rivivere la nostalgia del vissuto e del non vissuto, come capitato a tanti tra quelli che l’hanno vista. Di diversa generazione.

 

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