VIDEO - E' scomparsa a 107 anni la grande artista Laura Marcucci Cambellotti

Pubblicato: Lunedì, 13 Aprile 2020 - redazione attualità

marcucci cambellotti laura1 ilmamilioLANUVIO (attualità) - Con "Nonna Lalla" scompare un profilo di immenso spessore: nipote di Giacomo Balla, nuora di Duilio Cambellotti e figlia di Alessandro Marcucci

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Si è spenta in queste ore la pittrice Laura Marcucci Cambellotti. Aveva 107 anni. Nello scorso marzo, 2019, il Comune di Frascati e l'assessorato alla Cultura avevano organizzato una bellissima mostra delle opere della pittrice, appartenente ad una robusta famiglia intellettuale e d'arte, presso le Scuderie Aldobrandini.

Era la nipote di Giacomo Balla, la nuora di Duilio Cambellotti e la figlia di Alessandro Marcucci: "Tre capisaldi della cultura italiana di inizio '900", come disse lo scorso anno l'assessora di Frascati Emanuela Bruni.

 

Riportiamo qui sotto il lunghissimo ricordo che la galleria "Theodora" di Frascati ha di Laura Marcucci Cambellotti voluto tracciare.

Laura Marcucci Cambellotti (21 novembre 1912 - 13 aprile 2020).

Nonna Lalla si è serenamente spenta oggi a 107 anni, in un periodo storico decisamente non facile.

La sua arte completa resta, restano le sue opere, i suoi ricordi e lo svolgersi intrigante della sua vita terrena che la rendono assolutamente immortale, nonostante tutto, con tutti e contro tutti. Nonna Lalla è senza confini temporali, l’arte vera non nasce e non muore con la realtà fisica, ma vive nelle emozioni che suscita in ognuno, è senza tempo e sollecita con costanza e puntualità ogni nostro senso, da sempre e per sempre.

Indelebile segno di una miscela esplosiva di intensa passione e saper vivere, Nonna Lalla c’è ancora e ci sarà sempre, seduta alla sua poltrona, percorsa continuamente da un turbinio di pensieri e ricordi, con brillanti guizzi di delicatezza e determinazione, affabilità e signorilità.

Ci stringiamo alla famiglia tutta con grande affetto e con la gioia di aver vissuto anche noi emozionanti attimi di felicità e di vera tangibile storia.

È piacevole leggere nuovamente questo scritto di Achille Nobiloni di un anno fa.

- Che Laura Marcucci Cambellotti sia una persona straordinaria ce lo rivela la sua età. Arrivare a centosei anni compiuti, per di più fumando la pipa e le sigarette, non è da tutti; non è sufficiente avere un fisico forte ma occorre anche un animo nobile in grado di tenere lontani egoismo, invidia e avidità, tre malanni che minano la salute del corpo e dell’anima assai più del trascorrere degli anni e di tante malattie.

Ebbene la nobiltà d’animo di Laura Marcucci Cambellotti appare già nei racconti della sua infanzia, della sua giovinezza, di una vita vissuta con semplicità in un mondo fantastico, popolato di personaggi fantastici, a partire dal padre Alessandro, dal quale ha ereditato la generosità nei confronti del prossimo, l’amore per l’arte e la ricerca dell’armonia; dallo zio Giacomo Balla, uno dei primi e più importanti esponenti del Futurismo; da Duilio Cambellotti, grande amico del padre e membro dei XXV della Campagna Romana del quale divenne nuora sposando il figlio Adriano.

Ed è proprio dalla Campagna Romana che iniziano i ricordi di Laura Marcucci Cambellotti bambina, quando accompagnava il papà Alessandro, artista per passione pedagogo per necessità (la morte prematura del padre aveva in qualche modo frenato le sue ambizioni artistiche), a visitare le scuole dove insegnava e che lui stesso aveva ideato e realizzato insieme a Giovanni Cena, Sibilla Aleramo, Angelo Celli, Anna Fraentzel, lo stesso Duilio Cambellotti, tutte persone speciali la cui biografia richiederebbe uno studio a parte; scuole sorte inizialmente nelle capanne; scuole nate per insegnare ai contadini e ai loro figli a leggere, firmare, scrivere, fare di conto, “non farsi fregare dai latifondisti”; le “Scuole dell’Agro Romano” di cui Alessandro Marcucci fu nominato direttore dal ministero della Pubblica Istruzione nel 1907.

I ricordi della figlia Laura partono da una decina di anni dopo, quando lei, nata nel 1912, aveva solo cinque o sei anni e nell’entrare dentro quelle scuole o nelle capanne piene di bambini scalzi vedeva il trasporto del padre per quelle persone e la cordialità con cui quelle persone lo ricambiavano chiamandolo “Marcuccio”, lui che si chiamava Marcucci… ma di cognome.

Ricorda ancora, Laura, quando il papà con Duilio Cambellotti e altri fra i XXV della Campagna Romana ogni primo dell’anno partivano a piedi da Roma portando sulle spalle un piccolo cipresso che a fine camminata avrebbero poi piantato a Tuscolo. Un tempo, oltre quelli dei viali alberati delle Ville Borghesiane, ce n’erano alcuni, chissà se ce ne sono ancora, lungo la Via dei Sepolcri vicino la Tomba di Viniciano; saranno stati quelli?

Ma la vita di Laura Marcucci Cambellotti è stata lunga e tanti sono i suoi ricordi. Fra i più toccanti quelli del tempo di guerra, pieni di solidarietà e altruismo, un tempo in cui “era impossibile essere egoisti”, quando una pagnotta di pane fatta con un po’ di farina avuta in regalo veniva tagliata in fette sottili come un’ostia e offerta a tutti gli abitanti del caseggiato, quando la luce di un’unica lampadina alimentata da un filo elettrico che un amico si era generosamente offerto di allungare fino all’interno di un vicino presidio militare veniva messa a disposizione di tutti i vicini di casa invitati a leggere, cucire, finire un lavoro che sarebbe stato impossibile ultimare a lume di candela o semplicemente a chiacchierare in compagnia potendosi guardare in viso: insomma, anche in quel periodo, una vita vissuta in armonia con se stessi, con gli altri e con le poche risorse a disposizione che però consentivano di aguzzare l’ingegno e di aiutarsi gli uni con gli altri.

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E proprio l’armonia e la sua continua ricerca sono un tratto distintivo dell’animo di Laura Marcucci Cambellotti, un tratto ereditato dal padre che fin da quand’era piccola le insegnava che “l’arte non è quella che resta sul cavalletto ma quella che entra nelle case”, entra nelle case con gli oggetti in armonia l’uno con l’altro: un oggetto che “mettilo lì che guarda come sta bene” oppure “una tendina che sta bene col resto della stanza”; un padre che arredava le scuole dove lavorava con piccole suppellettili che portava via da casa dicendo alla moglie: “eh ma vedessi come sta bene in quella scuola che ho appena fatto”!

Sono episodi questi che Laura Marcucci Cambellotti racconta non come eccezionali, ma con una naturalezza che testimonia come per lei rappresentino il modo normale di vivere e di essere, forse l’unico che conosce, che ha sempre conosciuto e che le ha consentito di arrivare serenamente all’età cui è arrivata, vivendo la vita piena e operosa che ha vissuto e realizzando le opere che ha realizzato.

Io all’effetto benefico dell’armonia con se stessi, con gli altri e con il mondo che ci circonda ho sempre creduto fermamente e l’incontro con Laura Marcucci Cambellotti ha confermato questa mia convinzione. Il suo modo di comportarsi, di parlare, di sorridere, fino a superare i centosette anni di età, è un tratto che accomuna persone speciali oggi sempre più rare, capaci di vivere la vita coltivandone e apprezzandone i valori più veri: il bene, il bello, la generosità.

Di Laura Marcucci Cambellotti e della sua continua ricerca dell’armonia impressionano la creatività e la vitalità autorigeneratrici. Sentirla parlare della sua passione per gli arazzi è affascinante: oggetti d’arte che le capitava di immaginare di notte, quasi di sognarli, e che si metteva a realizzare la mattina apprezzando molto la circostanza che prima ancora di finirne uno già le fosse venuta in mente un'idea per il successivo: “per fortuna… finché ce la faccio”.

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Così come impressionano il modo di sentirli e realizzarli sempre alla ricerca di un’armonia che rasenta la perfezione, come quando una volta arrivò a ricoprire con un filo di seta grigio/celeste, punto dopo punto, il verde troppo acceso delle chiome di alcuni alberi, tanto acceso, ma se ne era accorta solo alla fine, che rovinava l’armonia dell’arazzo appena terminato; o come impressiona la cura del particolare, che la porta a disfare fili di lana unendo poi tra loro fibre di colori diversi fino a ricomporre fili del colore voluto ma non reperibile in commercio!

Un vezzo o un puntiglio di un’artista capricciosa? Direi proprio di no! Direi piuttosto un modo di voler rappresentare le cose esattamente come le si è immaginate o comunque sentite: un modo di essere esattamente se stessi non solo nel proprio modo di comportarsi e mostrarsi ma anche nel modo di rappresentare e mostrare ciò che si è ideato e realizzato attraverso la propria arte.
Tra le molte foto in bianco e nero arrivate fino a noi ce n’è una in particolare che esprime al meglio quel senso di serenità e armonia che ha caratterizzato la vita e l’opera di Laura Marcucci Cambellotti: è quella in cui lei è ritratta a Spoleto, nel 1984, accanto alla nipote Angela e alla figlia Tippi purtroppo scomparsa di recente.

L’immagine ci parla altrettanto eloquentemente di Laura Marcucci Cambellotti come persona, come donna, come madre e nonna e se è vero che una immagine vale più di mille parole credo non ci sia modo migliore di questa foto per descrivere l’armonia di una persona con i propri cari più cari".