L'avvocato Canestri: "Requisiti indennità professionisti Cura Italia, una misura che sa di beffa"

Pubblicato: Mercoledì, 01 Aprile 2020 - redazione attualità

canestri roberto frascati ilmamiliFRASCATI (attualità) - Una riflessione in particolare per il bonus da 600 euro previsto per i professionisti iscritti a Casse di previdenza private

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Dall'avvocato Roberto Canestri in merito alle misure previste dal decreto "Cura Italia" per professionisti iscritti a Casse di previdenza private, in particolare al contributo di 600 euro di cui molto si parla in questi giorni, riceviamo e pubblichiamo.

"Gentile Direttore,

vorrei condividere con Lei ed i Suoi numerosi lettori una breve riflessione in merito all'indennità di 600 euro per i professionisti iscritti alle Casse previdenziali private, prevista attraverso il Fondo per il reddito di ultima istanza introdotto dal decreto Cura Italia.

Il provvedimento concerne le modalità di accesso alla misura di sostegno estesa dal Governo a tutte quelle figure professionali non rientranti negli ammortizzatori sociali e indennizzi di 600 euro già previsti per autonomi e partite Iva, e ha ad oggetto dunque una vasta platea di soggetti, si pensi, ad esempio, tra le tante categorie professionali esistenti ad architetti, geometri, avvocati, commercialisti, ingegneri, ecc.

La suddetta indennità ha, purtroppo, il sapore di un Pesce d'Aprile (il periodo del resto è quello), se consideriamo però che tra i vari requisiti previsti per poter effettuare l'istanza alla propria cassa di previdenza, a ciascun professionista viene richiesta la regolarità contributiva (non è chiaro nel testo normativo se con riferimento al solo 2019 o anche a tutti gli anni precedenti).

In sostanza, se non si sono pagati tutti i contributi si viene esclusi dalla possibilità di effettuare la domanda, o meglio la stessa verrà respinta.

Quindi, un professionista in regola con il pagamento di tasse e tributi e che abbia sempre pagato i propri contributi previdenziali, ma che, a causa della lunga crisi economica che ben prima della situazione drammatica di queste settimane attanagliava già sia l'Italia che il resto del mondo, non sia riuscito a pagare una o due delle ultime rate di contributi, non potrà fare richiesta alla cassa e ciò pur rientrando magari nel requisito patrimoniale avendo un reddito molto basso. E se consideriamo che tale requisito non viene richiesto dal Cura Italia alle partite Iva non iscritte a casse private (commercianti iscritti alla propria gestione, autonomi iscritti alle gestione separata dell'Inps), pur trattandosi ugualmente di soggetti che versano autonomamente i propri contributi, è evidente la parzialità di tale previsione per i soli professionisti, che si vedono così ingiustificatamente discriminati.

La circostanza di non essere riusciti a sostenere tutte le rate previdenziali previste nell'anno lavorativo, oltre ai numerosi pagamenti che accompagnano la vita lavorativa di un professionista, non può essere di impedimento per la percezione della suddetta indennità. Ciò saprebbe davvero di beffa per chi, se non è riuscito ad onorare tutte le scadenze previdenziali (andando contro i propri interessi, ricordiamolo, trattandosi della futura pensione), si vedrebbe ulteriormente danneggiato dal non ricevere un sostegno economico di cui necessita certamente di più - e soprattutto oggi - rispetto a chi ha potuto adempiere regolarmente a tutte le proprie incombenze. E tale convinzione non può che rafforzarsi, laddove pensiamo alla natura stessa del provvedimento che nasce, nella sua eccezionalità, per essere un aiuto ed un sostegno concreto per affrontare lo straordinario, tremendo periodo attuale, aldilà delle singole situazioni personali, tutelando proprio quei soggetti che nelle fasce reddituali individuate dai governanti sono considerate maggiormente a rischio.

Insomma, un provvedimento encomiabile nell'intento che si propone, ma inaccettabile nelle modalità con le quali intende perseguirlo, svuotando di fatto la portata concreta del sostegno che potrebbe fornire.

Quel che ci si attenderebbe, a tutela dei propri numerosi iscritti che si vedrebbero estromessi dall'indennità, è un intervento delle casse stesse nei confronti del Governo, al fine di cancellare il requisito della regolarità contributiva, con la speranza (invero molto timida) però, che negli enti previdenziali privati non prevalgano i timori di vedere intaccare pesantemente i rispettivi patrimoni in caso di ritardato rimborso da parte dello Stato, trattandosi di somme che verranno comunque anticipate dalle casse.

Spero di poter sollecitare una riflessione critica non solo nella cittadinanza ma anche in qualche amministratore locale, con l'auspicio, qualora condivida l'ingiusta discriminazione creatasi, che possa farsene portatore presso le competenti autorità di Governo sollecitando una modifica, a tutela di quelle categorie di liberi professionisti che, altrimenti, si vedrebbero privati di quell'aiuto economico concreto che oggi si vuole fornire a tutti con lo stanziamento di fondi straordinari posti in essere proprio con tale finalità.

La ringrazio dello spazio che Vorrà dedicarmi e Le invio cordiali saluti.

Avv. Roberto Canestri".