Guido Keller, un ‘pirata’ dentro al secolo breve tra imprese e provocazioni. Lo spirito libero che anticipò i tempi

Pubblicato: Giovedì, 06 Febbraio 2020 - Fabrizio Giusti

ACCADDE OGGI - Naturista, interventista, aviatore, vegetariano, sessualmente libero, futurista, libertario, patriota: una figura irripetibile del Novecento. Fu tra i protagonisti dell’Impresa di Fiume con D’Annunzio

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Grande aviatore, amico di Francesco Baracca, di D’Annunzio, vegetariano, naturista, apollineo, eccentrico. Guido Keller guidava il suo aereo da caccia nudo. Aveva un grande bisogno interiore: realizzarsi in situazione estreme.

Nato a Milano il 6 febbraio del 1892 da un’antica famiglia aristocratica di origini svizzere, i conti Keller von Kellerer, fu un personaggio unico nel caotico Novecento delle ideologie. Un ‘Don Chisciotte’ moderno, uno ‘scapigliato’, un esteta e uomo d’azione appassionato di letteratura, di arti figurative, musica. Sicuramente poco incline alle convenzioni. Un anticipatore dei tempi moderni e delle sue mode.

Mario Fucini, generale dell’Aeronautica, disse di lui: “Nessuno lo sentì mai alzare la voce. Sul più bello di una discussione nella quale stava per persuaderti ti lasciava, senza concludere la sua vittoria. Se mai sorrideva, era un sorriso che non dimenticavi più: il bel sorriso puro di un fanciullo. Sempre spiantato e sempre trasandato nel vestire ma con l’indifferenza del gran signore, un giorno ti capitava davanti con un capo di raffinata eleganza: una cravatta, un paio di scarpe indubbiamente provenienti da un ottimo negozio. Ma il giorno dopo la cravatta era lordata da una larga macchia d’olio che lui non si curava di togliere, e le scarpe erano orribilmente scalcagnate. Le aveva adoperate per una gita in montagna dove si era arrampicato di notte per assistere allo splendore dell’alba. E ti raccontava, senza enfasi, la commozione che ne aveva provato”.

UNA VITA SPERICOLATA - Nel 1915 Keller si iscrive al Battaglione aviatori civili di Mirafiori dove si distingue come uno dei migliori piloti e allievi. Viene nominato pilota militare, il 15 novembre diventa comandante della Terza Squadriglia Aviatik. E’ un uomo che affronta con coraggio le sue sfide – come ricorderà chi lo ha conosciuto - anche al limite della follia. Ma in questo suo ardire, egli trova il tempo di incantarsi a guardare i paesaggi che sorvola in battaglia. Porta un servizio da tè a bordo del suo velivolo. Un vezzo, ma convinto. Come quello di leggere i suoi amati libri mentre fluttua nei cieli.

Igino Mencarelli scriverà di questi strani comportamenti: “Era solito volare in abiti succinti, senza giacca, calzando in capo, in luogo del baschetto di cuoio, un fez da bersagliere munito di un lunghissimo cordone terminante in un grande fiocco: il cordone, come lui desiderava, si distendeva in aria, a guisa di una tremula manica a vento. E in volo talvolta leggeva tenendo il volume assicurato al ginocchio a mezzo di una funicella: leggeva l’Orlando Furioso, oppure liriche del Leopardi, del Petrarca, o tragedie di Shakespeare. Leggeva davvero, perché dopo l’atterraggio si preoccupava di commentare il libro”

LA GUERRA E LA GIOVINEZZA - Keller è stato un grande cultore del naturismo e del nudismo. Per il campo di aviazione si limitava a stare a torso nudo, non separandosi mai dalla sua aquila addestrata con la quale dormiva in cima a un albero. A Torino si avvicinò agli ambienti artistici, costruendosi il suo concetto di estetica e del bello. La vita come un’opera d’arte, come volevano le avanguardie del tempo, prima tra tutte il futurismo di Filippo Tommaso Marinetti

Poi arriva la guerra e in tanti pensano che la gioventù sia destinata a finire così, tra le trincee. Scampandola, oppure morendo con un nome e un cognome da riportare su una lapide. Invece per Keller no: la giovinezza comincia in battaglia.

E’ uno spirito libero. Oltre a combattere, non è raro vederlo comparire nudo tra i campi. E’ persino vegetariano, per non dire vegano. Si ciba di frutta, fa pasti leggeri. Ma quando indossa la divisa si assume le sue responsabilità con valore. E’ uno dei migliori piloti di aviazione del Regno d’Italia, audace, romantico. Un pomeriggio dell’estate del 1917, ad esempio, decolla esclusivamente per ammirare lo spettacolo del tramonto sulle foci dell’Isonzo. Keller non dorme nelle baracche degli ufficiali, ma come una sorta di eremita. Adotta un somaro che si carica sul sedile dell’automobile per portarlo alla base. Si chiamava ‘Camillino’: morirà per colpa di una bomba austriaca lanciata sull’aeroporto.

Keller sembra, per estetica e modi di fare, appena uscito dagli scontri cavallereschi medioevali. Come avesse usato la macchina del tempo, il suo stile è tutto differente. Tra il 1917 e il ’18 abbatte sette aerei nemici, ne costringe alla ritirata altri. Viene chiamato nella leggendaria 91ª Squadriglia aeroplani da caccia, la “Squadriglia degli assi”, quella con lo stemma del cavallino rampante di Francesco Baracca. Ci sono Mario D’Urso, Gaetano Aliperta, Gastone Novelli, Cesare Magistrini, Bartolomeo Costantini, Fulco Ruffo di Calabria, Pier Ruggero Piccio, Ferruccio Ranza, Mario de Bernardi, Adriano Bacula, Guido Nardini, Eduardo Olivero.

Tra le esperienze che Keller frequenta c’è anche la cocaina. In aviazione c’è chi non la disdegna. Gli avieri che ne fanno uso la custodiscono, si dice, in scatolette d’oro durante missioni estenuanti e pericolose. Ma oltre a ciò, Guido è libero sessualmente. Della sua omosessualità, però, non fa mai una sorta di icona, uno spartiacque dei costumi. E’ un suo modo di vivere e e di essere. Al di là della sua epoca, dei benpensanti di ogni ora.

Un personaggio così dirompente, si trova così a suo agio quando a Fiume, dal settembre 1919 al dicembre 1920, il Vate Gabriele D’Annunzio occupa la zona. Sedici mesi elettrici: una follia che cade in mezzo alla storia.

FIUME - L’11 settembre 1919 D’Annunzio parte da Ronchi in testa ai suoi legionari. Libera la città e la consegna agli italiani, senza sparare un colpo. Da qui nasce un’esperienza che fa impallidire il rinomato ‘Sessantotto’. Fiume diventa un’incredibile esperienza di libertà, una festa armata, un ‘carnevale’ di idee, politica, arte, cultura multiforme ed ingegnosa.

A Fiume arrivano tutti: sindacalisti, socialisti, repubblicani, protofascisti, arditi, avventurieri, prostitute, reduci, artisti, poeti, futuristi, studenti, anarchici, libertini, dandy, sbandati, nazionalisti, stranieri, rivoluzionari. E’ un episodio della storia irripetibile, un magma scomposto dove si pensa un documento come la ‘Carta del Carnaro’, grazie al sindacalista Alceste De Ambris, una delle ‘costituzioni’ più moderne del Novecento (prevede il divorzio, parità tra uomini e donne, multicultarilismo, autonomia dei comuni, democrazia dal basso, rappresentanze studentesche, degli operai nei consigli di fabbrica, dove messa in discussione la proprietà se non ha funzione sociale). Per Guido Keller è l’ambiente ideale per far esplodere felicemente la sua creatività.

Organizza l’’Ufficio Colpi di Mano’ e genera le azioni degli Uscocchi, ispirati dai briganti serbocroati che ‘abitavano’ l’Adriatico saccheggiando le navi di Venezia e degli Ottomani. Gli ‘Uscocchi’ razziano generi alimentari e militari, dirottano navi. Non contento di questo, Keller arruola una banda di giovani soldati che si sono accampati al porto. Nasce così “La Disperata”, guardia d’onore del Comandante D’Annunzio, ma senza tradizioni gerarchiche o regole. Un gruppo di ragazzi che gira in città in bermuda, pugnale alla cinta. Il rovesciamento dell’ordine.

Questo Keller è quello che assieme a Giovanni Comisso, legionario e scrittore, altra figura fuori schema, fonda il Gruppo ‘Yoga - Unione di spiriti liberi tendenti alla perfezione’. Negli anni sessanta lo stesso Comisso ricorderà: “Un giorno sulle scale dell’albergo mi incontrai con l’aviatore Guido Keller, segretario d’azione del Comandante. Guardavo questo uomo strano di volto in cui brillavano acutissimi gli occhi neri, che mi scrutavano dalla testa ai piedi. Quando fummo vicini, mi tese la mano e subito ci mettemmo a parlare. Parlammo di fare la rivoluzione che cominciasse a mutare l’ordinamento dell’esercito, di abolire i gradi superiori al capitano, di ricreare le antiche compagnie di ventura di tradizione italiana, di prendere l’ardito come tipo esemplare del vero soldato italiano e di modificare la divisa, abolendo il colletto chiuso e la inutile spada”.

Dentro a Yoga si parla di esoterismo, metafisica, si discute della la critica alla moderna alienazione tecnologica delle masse operaie. Il simbolo è un principio: una rosa a cinque petali e la svastica, che all’epoca è solo l’antico simbolo ariano del sole (è il 1920 e l’ascesa al potere di Hilter, che nessuno sa chi sia, arriverà solo tredici anni più tardi).

In questo clima, Keller architetta la ‘beffa del pitale’. Per protestare contro il Trattato di Rapallo del novembre 1920, vola su Roma. Sopra al Vaticano lancia rose rosse in onore a San Francesco; sul Palazzo del Quirinale, residenza della famiglia reale, lascia cadere altre rose rosse per la regina Elena e il popolo d’Italia; su Palazzo Montecitorio un pitale in ferro con un messaggio all’insegna del disprezzo. Un’impresa che farà molto scalpore.

Fiume è un’esperienza destinata a morire, come tutte le cose. Arriva il ‘Natale di sangue’ del 1920, la ‘giovinezza al potere’ viene sconfitta dalle cannonate di altri italiani, inviati dal Governo di Roma.

Per Keller comincia un declino personale e psicologico. Si perde. Va a fare l’imprenditore in Turchia con una compagnia aerea, poi parte per il Sud America per cercare l’oro: il Brasile, il Venezuela, il Perù. Rientra in Italia povero, senza prospettive. Vive ad Ostia, in una pensione, ospitato gratis da un vecchio amico conosciuto ai tempi dell'apoteosi fumana. Da vegetariano, il suo piatto preferito sono le ‘punterelle di cicoria’. Si lega ai futuristi e sogna progetti come la ‘Conquista del sole’ (spettacolo aereo) e la 'Città di vita', luogo isolato per artisti in cui ritornare all’idea della vita-festa.

Il 9 novembre del 1929 muore in un incidente automobilistico. A bordo di una FIAT 525 perde la vita anche l’eroe di guerra Vittorio Montiglio. D’Annunzio lo vuole vicino a sé: oggi Guido Keller è sepolto accanto alla tomba del poeta, al Vittoriale.

Fine della storia. Ma è una storia che ha lasciato un segno.