Chikungunya, le segnalazioni dei più dubbiosi sulle disinfestazioni nei Castelli Romani

Pubblicato: Venerdì, 22 Settembre 2017 - Fabrizio Giusti

CASTELLI ROMANI – Da Rocca Priora a Grottaferrata: “Comunicazioni troppo social da parte delle istituzioni: mancano avvisi leggibili e cartelli”. 

ilmamilio.it 

cioli2

Chikungunya e disinfestazioni. A fronte della massa di cittadini che segue le direttive e cerca come può di rispettare ogni consiglio, c’è anche chi mette sul tavolo della discussione le sue domande e chiede spiegazioni. “Scusate il disturbo, posso segnalare che quanto a tempestività non mi pare il massimo?”. E’ una signora della zona di Pratone (Grottaferrata), proprio quella interessata dal primo caso di riscontro del fastidioso virus, a porre i suoi dubbi sulle operazioni introdotte e annunciate dal Comune nella giornata di ieri (leggi). “In primo luogo volevo dire che di questa cosa si è saputo solo grazie ai social (e chi non li usa?) o al passaparola. Io non ho visto un cartello leggibile in giro, però posso sbagliarmi. Da quanto ne so, e ho ricercato anche alcuni articoli de ilmamilio.it a riguardo – scrive la donna – a Grottaferrata ci sono state già almeno un paio di disinfestazioni della Tekneco negli ultimi mesi. Quante ne dobbiamo fare ancora? A cosa sono servite le altre?”.

Da Rocca Priora, zona Arenatura, un cittadino, il signor Franco, domanda: “Io non riesco a capire perché ogni volta si agisce così, per allarmi improvvisi. Per il problema con la zanzara tigre si deve infestare tutta una città con prodotti chimici che possono far male agli animali randagi e quanto altro? Infine mi domando: sono realmente funzionali o servono per tranquillizzare la massa?”. Ai 'Piani di Caiano', quartiere di Rocca Priora, sui gruppi Facebook circola ad da questa mattina la riflessione di un operatore nel servizio delle disinfestazioni: “Volevo solo informarvi – afferma - che l'intervento di disinfestazione adulticida (eseguita tra l'altro tardivamente) non risolve assolutamente il problema. In mancanza di una giusta profilassi che prevede una serie di interventi di disinfestazione larvicida ed adulticida a partire dal mese di marzo gli interventi adulticidi fatti in questo modo non servono quasi a nulla. Tra l'altro l'Impiego di cannoni sugli automezzi che raggiungono la distanza di 30-40 metri con atomizzazione del prodotto a 0,2 0,5 micron (praticamente una nebbia) può comunque portare problemi a livelli respiratori per gli animali domestici a meno che non vengono tenuti chiusi in casa”. “Per una buona profilassi – continua - ogni famiglia dal mese di marzo dovrebbe eseguire interventi larvicidi con pastiglie che si trovano tranquillamente in commercio e fare attenzione ai ristagni di acqua dato che le zanzare tigre depongono le uova in ristagni di acqua pulita. Questo perché il disinfestante adulticida non ha alcun effetto sulle larve. In parole povere soldi spesi male dal comune che prima di fare questi interventi dovrebbe informarsi sull'effettiva efficacia di trattamenti che comunque possono portare disagio alla popolazione".

Ancora da Grottaferrata, zona Molara, uscita proprio ieri dall’area di ‘zona infetta’ da Antrace, arriva un’altra disamina particolare: “A Grottaferrata ci stiamo abituando a tutto e devo dire che questa volta almeno l’amministrazione ha agito subito, come è arrivata la segnalazione degli organi sanitari. Meno bene, almeno a mio parere, sono andati caso Antrace, dove si sono mossi dopo che erano morti 13 bovini. Sorvoliamo. Lasciamo perdere anche sul modo in cui ormai veniamo a sapere le cose. Tutto affidato a internet. Meno male che ho il vicino che lo usa più spesso di me...”. Infine la signora Silvana, di 50 anni, madre di due bambini: “Io parlo di pancia: a me tutta questa chimica che viene buttata in giro senza grossi preavvisi non piace. I miei figli frequentano proprio le zone dell’ordinanza. Una vorrebbe stare tranquilla”.

Ancora da Rocca Priora, la signora Letizia ha preso visione delle schede riguardanti il Microsin, il prodotto utilizzato per la disinfestazione. Scrive: “La persistenza del prodotto nel suolo sembra nell'ordine di giorni (8-14 gg dipendentemente dalle condizioni meteo). Altri dati complicati sono presenti per il bioaccumulo mentre non ci sono dati su biodegradabilità. Detto cio', mi sorge una domanda: questo trattamento è discrezionale da parte delle amministrazioni o è obbligatorio?(e in questo senso un po' piu' di chiarezza sarebbe stata gradita). Nel primo caso o comunuqe, non sarebbe stato il caso, almeno per le zone fuori dal paese e quindi più a contatto con ambienti naturali (Piani di Caiano, Monte Ceraso, Carpinello, Doganella) chiedere al parco un parere tecnico con relativo nullaosta sull'impatto di tale trattamento sulla fauna e in generale sull'ambiente?”. “Capisco anche la difficoltà di chi deve prendere decisioni che potrebbero in caso di eventi non desiderati (es una bella epidemia) ritorcersi contro in un senso o nell'altro. L'idea che mi sono fatta – conclude - e' che, al di la delle polemiche, questa logica dell'intervento preventivo, prima ancora di avere una utilità effettiva mette in pace le coscienze, cautela gli amministratori da potenziali sviluppi indesiderati e lenisce le psicosi. Ma spargere veleni, senza nemmeno un'analisi dell'impatto ambientale, ha un prezzo ...prima o poi questa terra ce ne chiederà il conto”.

Nell’era del dubbio permanente, dai vaccini ai pesticidi, l’opinione è diventata fluida, diffidente. Queste perplessità civili e legittime avrebbero bisogno delle risposte tecniche che purtroppo nelle comunicazioni istituzionali mancano. Oltre le disposizioni cautelative e le precauzioni la politica non può andare per limiti tecnici. Ma oggi la curiosità è più vasta, la voglia di informarsi sulle cose specifiche anche. Tutte le amministrazioni dovrebbero iniziare a prestare orecchio ad attenzione a questi segnali perché i tempi sono mutati e continuano a farlo. Essere chiari ed esaustivi aiuta a non alimentare perplessità oltremodo pericolose nelle comunità. E’ un processo difficile, ma ormai fondamentale.