Tesori dei Castelli Romani: l'importanza storica di Santa Palomba. Il percorso culturale delle genti albane, latine e romane

Pubblicato: Giovedì, 05 Dicembre 2019 - Fabrizio Giusti

Negli ottanta dello scorso secolo gli scavi della Soprintendenza si svilupparono su ben 300 ettari. Con dati clamorosi

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Gli anni settanta e ottanta dello scorso secolo sono stati fondamentali, sul piano archeologico, per ricostruire una storia che fino ad allora era poco conosciuta: quella della civiltà preesistente a Roma sui Colli Albani o nelle zone limitrofe, ma anche del percorso culturale, viario e sociale che è stato capace di abbracciare oltre dieci secoli di storia. Una delle scoperte meno note nel territorio dei Castelli Romani è quella che fu effettuata nella zona industriale di Santa Palomba, che oggi ricade nell’area del Comune di Roma, ma che un tempo faceva parte di Ariccia e del suo agro.

Proprio dagli anni ’80, la Soprintendenza archeologica di Roma condusse scavi sistematici su un’area di almeno 300 ettari. I risultati furono clamorosi. Dal punto di vista cronologico, le scoperte abbracciavano un arco di tempo di circa 1500 anni, a partire dal 1000 a.C. fino alla tarda età imperiale. Si arrivò ad esempio ad una conclusione: i primitivi tracciati stradali a cui sono succedute le antiche strade arcaiche scavate nel banco tufaceo – pozzolanoso (dal VII sec. a.C. in poi), hanno restituito una stratificazione secolare relativa a percorsi immutati nel tempo.

Con l’età tardo repubblicana (dalla fine del III sec. a.C.) durante la quale apparvero le prime strade lastricate, l’antica rete venne abbandonata. Sul fondo della sede stradale sono state rinvenute delle sepolture e degli acquedotti che sfruttavano per chilometri l’andamento delle vecchie arterie. Questi mutamenti della rete viaria, si è scoperto, furono dovuti al nuovo assetto territoriale che andò di pari passo con la sparizione delle piccole casette che dall’età arcaica a quella medio – repubblicana, ai margini delle antiche strade con i loro orti e piccoli appezzamenti di terreno coltivati, fino fare spazio gradualmente a dimore più grandi e lussuose.

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LO SVILUPPO DELLE POPOLAZIONI - L’area di Santa Palomba è esterna alla cinta craterica e si estende alle estreme pendici dei Colli Albani, confermando che la civiltà albana non si è sviluppata anche lungo le principali vie di comunicazione e non solo internamente. Fin dagli inizi dell’età del ferro (X sec. a.C.) ci fu una relazione fra le tombe e tracciati stradali. Proprio a Santa Palomba furono trovati piccoli gruppi di tombe sparse o sepolture isolate in rapporto con l’area occidentale posta alle pendici dei Colli Albani, ove transitavano le strade principali che collegano i tre centri più importanti di quel Lazio Antico: Ariccia, Lavinio e Ardea.

I TRACCIATI DEL LAZIO ANTICO E L’IMPORTANZA DEL SALE - Gli scavi archeologici evidenziarono che nel VII secolo a.C. il quadro delle vie che interessavano l’area era definito. Il più importante era costituito dalla via di transumanza che collegava l’Appennino abruzzese alla costa laziale, il cui percorso, nel tratto finale, metteva in comunicazione Tibur (Tivoli) con l’area di Antium (Anzio). Lungo questo percorso si trovava Frattocchie (Bovillae). Da qui transitavano anche la “salaria meridionale” ed il tratto che faceva comunicare la via di transumanza con i centri costieri dell'età protostorica: Ardea e Pratica di Mare (Lavinium). Dalle saline (l’aeroporto Leonardo da Vinci), il sale viaggiava per una strada che attraversava il Tevere mediante 'Ficana' (Monte Cugno – Acilia), Politorium (zona Laurentina - Acqua Acetosa), via della Falcognana fino a Bovillae. Da qui il sale veniva smistato alle cinque città albane (Tuscolo, Ariccia, Lanuvio, Velletri e Labico), ma poi prendeva corsi anche più profondi ed importanti.

La via del sale fu alla base della crescita di Tellenae, Politorium e Ficana, centri che furono distrutti dal re Anco Marcio, secondo la tradizione, attorno alla seconda metà del VII sec. a.C. Roma, forza in espansione, aveva infatti bisogno di sfruttare i traffici del prezioso sale che interessavano tutto il Lazio meridionale fino al Mar Adriatico. Una sorta di petrolio degli antichi.


LE TOMBE, LA SOCIETA’ -  A Santa Palomba, località 'Palazzo', presso la strada che collegava Boville a Lavinio, fu scoperta una tomba ad incinerazione particolare. Nonostante fosse stata danneggiata dalle arature, fece notare la sua copertura del pozzetto – che conteneva l’urna cineraria ed il corredo – eseguita con lamelle di bronzo fissate ad un supporto in materiale deperibile formanti il tetto a capanna, strutture note in ambito laziale a partire dal X sec. a.C. A Santa Palomba il grande tetto rappresentava però un unicum di straordinario interesse. In casi specifici nelle tombe perlustrate è emerso anche il tema della fertilità (dei campi, degli uomini e degli animali), con il ritrovamento di evidenze che ricordavano i Lari, tradizionalmente rappresentati in coppia, e che per tutta l’età storica furono protettori dei campi e della casa. Culti che a quanto pare furono diffusi tra gli Albani e sul Monte Albano (Monte Cavo, Rocca di Papa) in un periodo precedente a quello di Giove Laziale, ove le divinità erano anche agrarie e collegate alla semina e al raccolto.

La presenza di tre carri in miniatura, realizzati con minuziosità e apparsi in momenti storici dell’XI, X e inizio del IX sec. a.C., sempre nelle sepolture di Santa Palomba, mostrano in miniatura quello che tre secoli dopo verrà rinvenuto nelle tombe ‘principesche' per la ricchezza dei corredi funebri. Un processo di differenziazione sociale evidente, che segna secondo gli studiosi la nascita delle aristocrazie dell’VIII sec. a.C., epoca ove apparvero intere classi di oggetti provenienti dall’oriente.

Un ulteriore testimonianza di quanta arcaica, ricca di contenuti ed importante fosse la zona nella consapevolezza della evoluzione delle genti albane e più in generale del Lazio antico, il Latium Vetus.

(fonti, immagini: Osservatorio Colli Albani)

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