Jimi Hendrix, il tormento e l’estasi di una generazione di sognatori - VIDEO

Pubblicato: Lunedì, 18 Settembre 2017 - Fabrizio Giusti

ACCADDE OGGI – Il 18 settembre del 1970 muore a Londra il leggendario chitarrista

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Il corpo di un uomo, il 18 settembre del 1970, è riverso cadavere sul letto del Samarkand Hotel, a Londra. Su di lui, in quella stanza di albergo, cala il sipario dell'esistenza terrena. Ma solo quella. Perché da quel preciso momento, su tutto il resto, James Marshall Hendrix, musicista simbolo di un’epoca, diventa immediatamente una leggenda, un'icona che ha saputo superare il secolo in cui è vissuto.

Dopo di lui, nel breve termine di un anno, scompariranno altri due protagonisti assoluti di quel periodo fatto di eccessi e di talento indiscutibile. Il 4 ottobre del 1970 si spegnerà prematuramente Janis Joplin, sulla cui voce convergevano sofferenze, gioie e passioni di un’umanità che aveva bisogno della sua espressione per riconoscersi. A Parigi, nel mese di luglio del 1971, farà la stessa fine Jim Morrison, leggendario leader dei Doors (leggi). Tutti loro, simboli popolari di una generazione che voleva cambiare il mondo partendo dalla pace, dalla musica o dall’amore, si fermarono prima, lasciando un'eredità enorme alle generazioni musicali future. 

Jimi Hendrix era nato il 27 novembre 1942 a Seattle. Figlio della seconda guerra mondiale, è considerato il più grande chitarrista elettrico di tutti tempi. Ma inserirlo in questa teca, in questa etichetta, vorrebbe dire ridimensionarne le capacità. Dal suo strumento produceva effetti e suoni che si espandevano fino alla fisicità più provocatoria, comunicava ciò che altri non avevano saputo fare. In quel modo, con quella forza, con quella voce, con quell’impeto di potenza raffinata.

Suonava la chitarra con i denti, con il gomito, l'asta del microfono, il corpo, come proiezione della sua sessualità. Una via indelebile, la sua, che in questo nuovo mondo di talent e poca sostanza non abbiamo più incontrato. Fece parte di quella schiera di eletti che infiammarono Woodstock nell’apice di un momento della storia destinato a morire da lì a breve. Come molti dei suoi 'eroi'.

Tutto il mondo, in quella circostanza, riconobbe la grandezza di Hendrix e dove era arrivato quel giovane cresciuto nelle difficoltà, vagabondo, salvato dal rhythm and blues e dal rock'n'roll a destini forse peggiori. 

Insieme alla Jimi Hendrix Experience, incise tre album che hanno cambiato il rock: Are You Experienced?, Axis Bold As Love, Electric Ladyland. A Monterey, nel giugno 1967, durante Wild Thing, al culmine di un’esibizione totalmente fisica, Jimi diede alla fiamme, di fronte ad un pubblico sbalordito e sorpreso, la sua chitarra. Un gesto di purificazione, di provocazione, di esaltazione, di sacrificio. 

Mistica e psicaldelia, distorsioni musicali, teatro, carisma, improvvisazione. Quella sua interminabile capacità di suonare trovò il suo acme nella versione dell'inno americano, "The Star Spangled Banner", una chiara metafora contro la guerra del Vietnam, rievocata tra percezione di bombe, mitragliamenti, sirene. Un messaggio terribile: un uomo nero con una chitarra bianca che inchioda un pubblico bianco che ascolta tale tormento e tale estasi in un pantano. E’ la tempesta perfetta. Rimarrà nella storia.

“Dimenticate ciò che è successo ieri e domani, e oggi. Stasera creeremo un mondo completamente nuovo”. Quelle sue parole furono vere e profetiche, poiché quel mondo nuovo, attraverso le sue dita, realisticamente prese corpo e morì dopo la sua dipartita prematura.