STORIE - La tomba degli Orazi e dei Curiazi ad Albano: tutto il fascino di una antica fake news

Pubblicato: Sabato, 23 Novembre 2019 - G.B.

tomba orazi curiazi albano ilmamilioALBANO LAZIALE (storie) - Un antico mausoleo etrusco per secoli attribuito ai mitici guerrieri albani e romani

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Quelle che oggi chiamiamo fake news sono vecchie quasi quanto l'umanità; i primi sofisti, in antitesi ai filosofi utilizzavano l'arte della retorica e la manipolazione per orientare le decisioni politiche e sociali.

Nel 1814 la diffusione della falsa notizia che voleva Napoleone morto, scatenò il caos e quasi si arrivò al crollo della borsa di Londra.

Una delle voci prive di attendibilità che hanno spopolato nello scorso anno sono per esempio quella secondo cui Obama aveva vietato di giurare fedeltà alla bandiera americana, o che Papa Bergoglio abbia sostenuto Trump durante la sua candidatura alle presidenziali Usa.

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Una famosa falsa notizia nostrana è quella del sepolcro degli Orazi e Curiazi, situata al limite meridionale del centro abitato di Albano Laziale e sul ciglio di via Appia. La tradizione locale narra che nella tomba riposino i leggendari guerrieri, ma ormai la comunità scientifica di archeologi concorda sull'ipotesi che sia una tomba etrusca, la tomba di Arunta, un condottiero etrusco edificata nella prima metà del I secolo a. C, perciò ben sei secoli dopo lo scontro degli Orazi e Curiazi. Il mito, come arcinoto, narra che per scongiurare una guerra tra Roma e Alba Longa, popoli della stessa stirpe, si decise per un duello tra tre romani e tre albani, i fratelli Orazi e i Curiazi. Uno degli Orazi, in rimonta sugli avversari, riuscì a sopravvivere alla sfida e così decretò la vittoria di Roma. Sancendo di fatto il primato dei romani sugli albani.

Il valore estetico e archeologico del sito non è in discussione, ma la sua verità storica è diversa e più recente.

Dal punto di vista architettonico è strutturato su grossi blocchi di peperino, un parallelepipedo a pianta quadrata sormontata da quattro lastre.

Nel 1812 Antonio Canova, Ispettore Generale delle Belle Arti dello Stato Pontificio incaricato di eseguire il restauro del mausoleo scelse Giuseppe Valadier e Paolo Provinciali per intervento.

Il loro lavoro durò dieci anni divenendo parte integrante del monumento e del suo valore, come una stratificazione di secoli che si sovrappongono in un unico sito. Il restauro inoltre fu uno dei primi ad avvenire secondo i criteri del restauro moderno, nel rispetto del luogo.

Foto da Lazionascosto.it

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