Ciampino, droga dalla Colombia al Pastine fino a Latina: 5 arresti

Pubblicato: Mercoledì, 13 Settembre 2017 - Marco Montini

CIAMPINO (cronaca) - Scovata una fitta rete di spacciatori

ilmamilio.it

Cinque persone sono state arrestate ieri mattina dalla Squadra Mobile di Latina su ordine del gip del Tribunale di Latina: le misure restrittive sono scattate nei confronti di altrettanti indagati ritenuti responsabili, a vario titolo,  dei reati di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti ed estorsione.

La complessa e articolata attività investigativa ha permesso di accertare l'esistenza di una fitta rete di spacciatori operanti tra Latina ed Aprilia, i quali si rifornivano della sostanza stupefacente direttamente da trafficanti internazionali colombiani, che avevano il compito di far giungere la cocaina in Italia attraverso canali e modalità ben collaudati. Le investigazioni hanno preso avvio in seguito all'arresto di un giovane trovato in possesso di circa 12 grammi di cocaina, il quale si riforniva, così come puntualmente delineato dalle attività di indagine, presso un negozio di tende.

Le indagini successive sono state orientate ad individuare le fonti di approvvigionamento del giovane e degli altri soggetti organici alla rete di pusher a lui riferibile arrivando ad individuare anche i "grossisti" sudamericani  che venivano pagati tramite alcuni operatori di trasferimento monetario internazionale in un'agenzia a Roma. La droga, proveniente dalla Colombia, giungeva in Italia solo dopo aver fatto tappa in un aeroporto spagnolo, al fine di eludere i più stringenti controlli di frontiera e doganali in Italia.

Alcune donne colombiane, definite dai trafficanti "las mulas", tra cui due tratte in arresto rispettivamente presso l'aeroporto di Ciampino e di Fiumicino, provvedevano alle singole operazioni di trasporto, ciascuna di circa grammi 250 di cocaina, occultando lo stupefacente, foggiato a cilindri avvolti in comuni profilattici, all'interno della cervice vaginale, in modo da eludere i controlli di frontiera. Una serie di conversazioni intercettate a bordo di macchine degli indagati evidenziavano la programmazione di un affare illecito i cui proventi si sarebbero dovuti attestare intorno al mezzo milione di euro, del quale era stata programmata una equa ripartizione.