“Alba e il Monte Albano”, il volume di Arietti sul ‘mondo albano’ che mette ordine su come e dove nasce la civiltà latina

Pubblicato: Lunedì, 14 Ottobre 2019 - Fabrizio Giusti

ALBANO LAZIALE (attualità) – Presentazione il 20 ottobre ai Musei civici.  Una ricerca che mette ordine ad una storia complessa. Rocca di Papa, con Monte Cavo e Prato Fabio, protagonista

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Si chiama “Alba e il Monte Albano” – Origine e sviluppo della Civiltà Albana”. Il volume, scritto dall’archeologo Franco Arietti, racconta la straordinaria storia degli Albani, finora rimasta nell’ombra, dalle origini alla nascita delle città di Tuscolo, Ariccia, Lanuvio, Velletri e Labico (Colonna). I loro territori, le loro divinità, miti e leggende ambientati ad Alba (Prato Fabio, Rocca di Papa) e sulla vetta del Monte Albano.

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La presnetazione del volume avverrà al Comune di Albano Laziale – Musei Civici – Villa Ferrajoli presso Fiera della piccola editoria dei Beni Culturali Storia – Archeologica – Arte Domenica 20 ottobre 2019, ore 17,00.

Saranno presenti Paola Pascucci, archeologa (funzionario della Regione Lazio); Marco Bettelli, archeologo (ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche), Eugenio Lanzillotta, storico (professore presso Università degli Studi di Roma – Tor Vergata)

Il volume tratta la localizzazione del Lago Regillo, il Capo d’acqua Ferentina, oppure di temi legati all'atleta di Lanuvio sepolto con il suo straordinario corredo funebre. Ma questa pubblicazione fa molto di più, come detto, e racconta la straordinaria storia degli Albani, la loro organizzazione sociale, le curie gentilizie e le primitive ferie Albane sulle quali nacquero le ferie Latine, quando tutti i popoli dal Lazio antico si ispirarono alle precedenti esperienze albane per unirsi e celebrare ogni anno sul Monte la comune appartenenza attraverso la spartizione della carne di un toro sacrificato alla nuova divinità Giove Laziale.

Nel testo viene inoltre trattato il passaggio successivo alla romanizzazione, le ferie Latine celebrate per quasi mille anni dai Consoli e la storia dei trionfi sul Monte Albano, la dinamica formativa del mito di Alba. Mentre quest'ultima, infatti, conserva le più antiche leggende (primordiali, albane e latine), nel III sec. a.C. Alba Longa conclude il ciclo trasformando il luogo mitico nella leggenda della “metropoli delle origini” attraverso i Silvii fino alla nascita della fondazione di Roma.

Le scoperte, che si basano su recenti accertamenti archeologichi, sostanzialmente inediti, effettuate proprio dall’Arietti, spiegano ad esempio il mistero delle iscrizioni sui basoli della via Sacra (un unicum) che hanno portato alla eccezionale identificazione del 'bosco sacro' di Giove Laziale che avvolge tutto il Monte Albano. Inoltre è stata circoscritta la primitiva strada sottostante il lastricato e il punto di raduno a Fontan Tempesta delle circa 50 comunità che celebravano le ferie Latine. Nel volume si possono leggere, inoltre, le analisi delle varie scoperte fatte sulla vetta di Monte Cavo, oggi purtroppo funestata dai tralicci della comunicazione, degli scavi e di ciò che si conosce ad oggi.

Ampio spazio verrà dato alla scoperta leggendario di Alba, ubicata sul promontorio di Prato Fabio da documentazione scientifica, in accordo con le fonti antiche. La Sacra via collegava l’area di Giove Laziale ad Alba Longa, ovvero i due monumenti più insigni dell’antichità latina, e posti ad una distanza di poche centinaia di metri: il Santuario federale, il centro sacrale dove risiedeva la divinità suprema dei Latini e Alba Longa, la leggendaria metropoli che secondo la tradizione fu la prima città apparsa nel Lazio antico a cui si deve la fondazione delle maggiori città latine (Roma compresa).

E' indagato dunque, all'interno della pubblicazione, il ruolo della gente Fabia grazie ala base degli scavi effettuati nel 1920 a Prato Fabio, finora pressoché sconosciuti e dimenticati, dai quali si scopre la presenza di un grande ninfeo, forse annesso ad un tempio/sacello dedicato a Venere genitrice fatto erigere probabilmente da Paolo Fabio Massimo, come ricorda una celebre ode di Orazio che allude ad una statua da lui dedicata alla dea.

Un testo fondamentale, che finalmente mette ordine in una storia complessa che potrebbe fare, se correttamente utilizzata, proprio partendo dal sito di Monte Cavo, le fortune turistiche e culturali di queste aree.

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