Grottaferrata, alla scoperta della Carta Archeologica. Via delle Vascarelle e l'area limitrofa: l’acquedotto Julia e una necropoli

Pubblicato: Mercoledì, 02 Ottobre 2019 - Fabrizio Giusti

GROTTAFERRATA (attualità) – Parte oggi un viaggio nel documento sconosciuto e utile. Nella zona interessata risulterebbero una necropoli mai indagata, una strada arcaica, resti di una villa romana

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La Carta Archeologica di Grottaferrata è uno strumento che dovrebbe essere fondamentale in materia di garanzia per gli imprenditori locali dell’edilizia e per la salvaguardia dei siti di interesse del territorio. E’ stata realizzata nel 1999, aggiornata nel 2007. Oggetto di una delibera della Giunta Ghelfi del 2007 in previsione della Variante di Prg (che non andò a buon fine). Prevedeva che si effettuassero sempre dei sondaggi di terreno preventivi prima di ogni nulla osta. Non è mai stato applicata. Si ha memoria di un suo risultato, tanto per comprenderne l’importanza, quando a fronte di una lottizzazione da 40mila metri cubi sotto Casal Molara venne scoperta la Via Latina, la Statio Roboraria e un diverticolo della Via Latina stessa. Scoperta notevole, tanto che lì non si costruì più e scattò un decreto di vincolo archeologico ministeriale.

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Con una serie di articoli periodici ci occuperemo da ora in avanti di far scoprire meglio questa enorme relazione, realizzata con schede e fotografie dall’archeologo Franco Arietti e che mette insieme 271 siti composti da ville romane, cisterne, strade, mausolei, insediamenti, necropoli, ponti, acquedotti.

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Un patrimonio da consultare, ma, come abbiamo modo già di analizzare in precedenti articoli, non è neanche rintracciabile sul portale web comunale per essere a disposizione di tutti ed è addirittura sconosciuto a più di un amministratore. E questo la dice lunga sulla considerazione che si è avuta in questi anni della vicenda.

Cominciamo questo viaggio con il sito di Via delle Vascarelle (via di riferimento per comprendere l’ambito territoriale) e gli ambiti limitrofi fino a Valle Violata.

L’area, secondo la Carta Archeologica, presenta alcune evidenze che possiamo sintetizzare in alcuni riferimenti: l’acquedotto della Julia, uno degli 11 che servivano la Roma imperiale e che nelle sorgenti degli Squarciarelli captavano l’acqua; la necropoli di ‘Vigna Schiboni’, mai indagata dagli scavi e quindi non conosciuta nella sua ampiezza o realtà; una via arcaica, le adiacenze dell’antica villa romana su cui insiste il Convento S. Bonaventura, infine altri punti segnati verso Marino e verso Rocca di Papa.

I resti di una tomba ‘eneolotica’ vennero rinvenuti casualmente nel 1902 a Vigna Schiboni, durante lavori di cava. Le modalità del rinvenimento non consentono di risalire con certezza al tipo di struttura, forse una fossa oppure una grotticella, dalla quale furono asportati solo due oggetti di corredo conservati ed esposti al Museo Preistorico Etnografico L. Pigorini di Roma.

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Il posizionamento sulla Carta Archeologica va comunque inteso come incerto. Esso si basa sull’osservazione di alcune discontinuità morfologiche del terreno, dove potrebbero riconoscersi le attività di cava. Nella relazione di Arietti si evidenziava come ci fosse bisogno dunque dei sondaggi per essere più precisi. A oggi non risulta siano mai avvenuti. Per la sua antichità (fine del terzo millennio a.C.), la tomba, accanto alla quale potrebbero figurare altre sepolture, risulta di “straordinaria importanza” - si legge nella scheda - all’interno dell’area dei Monti Albani poichè risulta come una “rarissima testimonianza” delle strategie insediative dei primi gruppi umani che occuparono il territorio. E’ altresì da considerare assai significativa la relazione tra l’insediamento in questione ed il Fosso dell’Acqua Mariana, che probabilmente costituì una delle vie di penetrazione all’interno della regione occidentale degli stessi Monti Albani.

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Quanto alla villa di età romana, nell’area di Villa Cavallini a Valle Violata, questa è stata segnalata da vari studiosi fin dal secolo scorso, ma purtroppo in modo sommario. Il complesso dell’Istituto, il collegio di S. Bonaventura, è di costruzione relativamente recente. Con ogni probabilità, secondo lo studio, la sua edificazione danneggiò parte di una villa romana sottostante. Nel corso del sopralluogo per realizzare la carta, fu individuata un’area dove si concentravano numerosi frammenti accanto ai quali figuravano tessere di mosaico in bianco e nero ed altri materiali pertinenti a strati di preparazione pavimentale. Altre osservazioni superficiali nell’area agricola circostante sono state vanificate dall’erba alta dei terreni incolti. Si potevano notare, comunque, alcuni terrazzamenti artificiali ad ovest. Non è escluso che l’area sia riconducibile ad opere antiche, quali ad esempio opere sostruttive. Anche nelle proprietà limitrofe si mostravano discontinuità morfologiche che facevano pensare alla presenza di aree rimaneggiate che forse potevano riferirsi alla villa in questione. Nel corso del sopralluogo fu identificato un pozzo di età romana direttamente collegato ad un ambiente artificiale ipogeo dove venivano raccolte le acque sorgive che alimentavano un acquedotto. Nella zona, secondo alcune testimonianze, sono presenti anche dei cunicoli.

La Carta Archeologica è e rimane un’occasione. Svela e rende fruibile, con un lavoro di ricerca scientifica condotto direttamente sul campo, una realtà ai più sconosciuta.

L’area di cui ci siamo occupati è solo una delle tante aree di interesse. Le altre le scopriremo strada facendo.

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