I commissari della Polizia di Stato “ruolo ad esaurimento”: "Noi “tenentini a vita”, Montalbano avrà la pensione più bassa di Catarella"

Pubblicato: Venerdì, 20 Settembre 2019 - redazione attualità

Il Comitato Funzionari Polizia: "In un silenzio assordante ci vediamo costretti a manifestare il 27 settembre a Montecitorio"

 ilmamilio.it - nota stampa

Riceviamo e Pubblichiamo dal Comitato Funzionari di Polizia:

"Chi siamo? Siamo quegli investigatori specializzati che lo Stato selezionò accuratamente ed addestrò ai massimi livelli - a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 - per dotare la Polizia di Stato uscita dalla riforma di professionalità adeguate a fronteggiare efficacemente i fenomeni terroristici e la violenza mafiosa che in quegli anni erano giunti a minacciare addirittura la tenuta delle Istituzioni democratiche.

Eravamo i “tenenti” che la Polizia di Stato - fino a quel momento - non aveva mai avuto e di cui aveva un grande bisogno per assolvere funzioni di direzione, anche di uffici o reparti: questo era ciò che la Legge prevedeva per noi, sia sotto il profilo ordinamentale che dal punto di vista economico e questo e questo è noi abbiamo fatto, insieme a molto altro, senza mai risparmiarci.

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Ma, mentre noi pensavamo solo a servire lo Stato per strada, all’inizio degli anni ’90 quello stesso Stato fece avanzare sul piano economico svariate decine di migliaia di “sottufficiali”, cui venne anche offerta la possibilità di progredire in carriera e quindi di superarci abbondantemente, fino a diventare tenenti colonnelli ed addirittura colonnelli, mentre bloccava noi e ci retrocedeva di fatto.


Sia chiaro che non protestiamo contro quei colleghi, all’epoca a noi subordinati, ma contro ciò che ha fatto in passato il Ministero dell’interno: dal 2000 in poi, violando la legge, non ha bandito i concorsi che ci spettavano impedendoci di progredire come giustamente stavano facendo i nostri paralleli militari, arruolati come nostri subalterni, che ci raggiunsero e poi sono divenuti nostri superiori.

Noi siamo i commissari del “ruolo ad esaurimento” e, come Montalbano, abbiamo sempre pensato alle indagini, non alla carriera. Ma non ci stiamo ad essere pagati meno dell’immaginario personaggio di Cantarella, che nella realtà non trova corrispondenti tra i nostri agenti, dotati invece di altissima professionalità e anche loro umiliati da un’assurda definizione: “esecutivi”. Colpa della Difesa, ci dicono…

Tutti noi poliziotti siamo innamorati del nostro lavoro, cui abbiamo sacrificato i nostri affetti e non di rado la nostra stessa salute ma, per tutta risposta, dal punto di vista delle carriere, in passato la Polizia è stata, per tutti noi, la più arcigna delle matrigne: ritardi biblici per la progressione di agenti, assistenti, sovrintendenti ed ispettori, dove il giusto malcontento serpeggia sempre più.


La soluzione doveva in teoria arrivare con il riordino del 2017, condizionato però da meccanismi di equiordinazione con i militari strumentalmente e gattopardescamente utilizzati per «cambiare tutto affinché nulla cambi»: anche qui colpa della Difesa, dicono, perciò non ci stupiremo affatto quando, dopo di noi, troveremo in piazza a protestare anche tutti gli altri poliziotti che ancora segnano il passo.

Tra i molti è però il nostro inquadramento l’esempio più lampante del blocco imposto alla progressione interna della sola Polizia di Stato negli ultimi vent’anni, proprio mentre tutte le altre amministrazioni, militari e civili, giustamente e meritocraticamente, favorivano la valorizzazione delle proprie risorse interne al punto che ad esempio, oggi, i Carabinieri hanno in servizio il triplo degli ispettori della Polizia.  Ciò che è stato fatto a noi commissari RE non trova eguali nella storia delle pubbliche amministrazioni: dopo aver deliberatamente omesso, per oltre 15 anni, di realizzare il Ruolo direttivo speciale previsto dalla legge, nel 2017, mentre le altre Forze facevano rientrare i nostri colleghi, un tempo subalterni, nei loro ruoli “normali” degli ufficiali, con noi il Principe Tomasi di Lampedusa ha superato sé stesso.

In estrema sintesi: tra gli anni ’80 ed i primi anni ’90 noi superammo concorsi molto selettivi per diventare “tenenti”, collocandoci sopra tutti gli allora sottufficiali, che negli anni ci hanno poi raggiunto e sopravanzato grazie ai ruoli speciali previsti dalla legge per tutte le Forze e nei fatti negato solo a noi, giungendo a posizioni economiche cui, per legge, avremmo dovuto poter accedere tutti.  Si arriva così al 2017 quando, per riparare i tanti danni, il Comparto sicurezza e difesa ha avuto a disposizione ben un miliardo di euro: nessuno può mettere in dubbio che, tra i molti disallineamenti che c’erano quello da noi subito era e resta il più grave ed ingiustificato, né che per sanarlo sarebbero bastato meno dell’1% di quella somma: la soluzione era quindi a portata di mano, ma non è arrivata.

Dovevano restituirci opportunità, soldi e prospettive pensionistiche e, invece, ci hanno fatto fare un nuovo concorso per farci diventare ancora una volta … “tenentini”, come oggi sarebbero i nostri figli! Nulla è stato speso per gli RE finora: dal 2017 nessuno di noi ha avuto un reale aumento di stipendio mentre, in compenso, a molti gli straordinari vengono pagati meno, così perdiamo soldi ogni giorno.

Si, avete letto bene: la promozione – finta – si è tradotta finora in un danno economico – vero – e ciò sia oggi, durante il servizio, che per la nostra pensione, che sarà molto penalizzata rispetto ai nostri ex subalterni militari. La maggior parte di noi, anche grazie alle riforme intervenute, riceverà un assegno addirittura inferiore ai suoi stessi collaboratori, compresi quelli con la qualifica di Catarella.

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La Camera dei Deputati, nel 2017, ci ha dato ragione, scrivendo nel suo parere che dovevamo essere nominati commissari capo subito dopo il corso, ma quella raccomandazione indirizzata al Governo non fu accolta, obbligandoci così a scendere in piazza già il 27 marzo scorso presso il Viminale dove, dopo la manifestazione, ci venne ribadito che si, avevamo ragione. Abbiamo atteso con fiducia, ma...

Dopo gli inutili primi correttivi del 2018 il rimedio doveva arrivare quest’anno con i secondi correttivi al riordino 2017 ma, sul tavolo di confronto, l’Amministrazione ha recentemente rivelato ai sindacati che il nostro problema – ed anche quelli di altri ruoli, nonostante ci siano tutte le risorse necessarie, non può essere risolto con i correttivi del 30 settembre. Ancora una volta, ci dicono, la colpa è della Difesa.

In pratica la Polizia di Stato non può – sembra – spendere i 24 milioni che ha a sua disposizione per risolvere i suoi specifici problemi, perché è obbligata a spendere quelle risorse nello stesso modo in cui ha deciso di spendere le sue il Palazzo Baracchini, dove ci sono esigenze e specificità importantissime che rispettiamo senz’altro, ma notoriamente diverse da quelle della Polizia di Stato. 

Ma se non si possono coniugare esigenze troppo diverse, si separino i Comparti sicurezza e difesa!

All’inizio del mese abbiamo quindi ufficialmente e doverosamente avvertito, del nostro più che legittimo ed ormai non più tollerabile malessere, il Sig. Presidente del Consiglio, il Sig. Ministro della difesa, la Sig.ra Ministro dell’interno ed il Sig. Capo della Polizia. Al momento, però, non ci è giunto nessun segnale di attenzione ma, anzi, anche la prospettiva della beffa: il cambio del nome del ruolo!
Noi del Comitato siamo abituati a quelle d’emergenza: il canto delle “sirene”, con noi, non funziona!

Ci sentiamo traditi e nei fatti anche dileggiati. Il 30 settembre scade la delega al Governo ed è per questo che il 27 manifesteremo a Piazza di Montecitorio, nei pressi della Camera – che ci aveva dato ragione già nel 2017 – e di Palazzo Chigi che, invece – condizionato da comandi ed amministrazioni – ci ha ignorati per ben due volte: stavolta chiediamo che siano lo Stato ed i Cittadini di ascoltarci!

E sia ben chiaro che, fino a quando non otterremo un’idonea riparazione delle malefatte che sono state consumate ai nostri danni – economici e non – noi andremo avanti, raccomandandoci se necessario al Santo protettore della nostra amatissima Polizia di Stato, il veneratissimo San Michele Arcangelo, cui chiederemo di schiacciare la testa al Diavolo che da troppo tempo ci perseguita".