Grottaferrata, la Cartiera: un patrimonio eternamente perso. Il dibattito assente

Pubblicato: Domenica, 15 Settembre 2019 - Fabrizio Giusti

GROTTAFERRATA (attualità) – Da più di un secolo gli edifici giacciono in condizioni fatiscenti su Via Sant’Anna: incredibilmente non se ne parla più

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La cartiera di Grottaferrata è un patrimonio della storia dei Castelli Romani. Un ricordo lontano, otto edifici di notevoli dimensioni che da oltre un secolo marciscono irrisolti e senza prospettive. Un luogo straordinario, immerso in una cornice ambientale di tutto rispetto con affaccio sulla valle e vista panoramica in Via Sant’Anna. Un grande gigante addormentato verso il fosso dell'acqua Mariana, a pochi passi dall’ex bibliotreca comunale, altro luogo dell’abbandono che così facendo diventerà un rudere.

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Eppure la storia della Cartiera (o Cartiere) è stata un vanto. Non solo: rappresenta secondo alcuni studiosi una delle ville prime ville tuscolane, abbozzata per un futuro Papa: Giuliano della Rovere (Giulio II). Quel Della Rovere a cui sono legate le vicende rinascimentali dell’Abbazia di San Nilo. Fu infatti Abate Commandatario dal 1472 e autore di quel "castello roveriano", fortificazione che fa ancora parte del contesto monastico e che fino a qualche anno fa, nel suo fossato di destra provenendo dal Corso, era fruibile per le manifestazioni pubbliche.

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La Cartiera rimane un posto inaccessibile. E' di proprietà privata, ma allo stesso tempo vincolato dai Beni Culturali. La sua presenza sul territorio, comunque, è stata dimenticata come tutte quelle cose che stanno lì da sempre e nessuno, alla fine, ci fa più caso. Quando nel 2008 il sito fu oggetto di un principio di crollo, l’allora Provincia di Roma realizzò un ponte di acciaio a protezione della strada. Un’opera provvisoria, si disse. E’ rimasta lì. Uno dei tanti momenti di eterno stallo legato a questo ambiente, come quando, nel 1998, il Ministero dei Beni culturali ed ambientali lo vincolò. Non è seguito, da allora, alcun piano di salvaguardia. Tutelato, dunque, ma lasciato nel degrado. Con il pericolo che un giorno venga giù tutto d’un botto con conseguenze inimmaginabili.

L’ultimo tentativo concreto di progettarne il futuro risale al 2002, quando venne approvato un dibattutissimo e contestato Programma di Riqualificazione Urbana e di Sviluppo Sostenibile del Territorio (Prusst) che aveva come scopo recuperare l'area per trasformarla in una struttura ricettiva. L’iter si fermò comunque in Regione e buonanotte ai sognatori.

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La Cartiera rappresenta una parte della storia di Grottaferrata e di tutto il comprensorio dei colli albani. Passò, tra il 1632 e il 1636, nelle mani dell'imprenditore criptense Andrea Brugiotti che ne avviò l’idea industriale. Alla sua morte, la struttura venne donata ai padri Oratoriani. Nel Settecento, dopo anni di controversie, tornò tra le proprietà dei monaci basiliani criptensi. Quest’ultimi la concessero poi in uso alla famiglia Spada. Salvo le brevi parentesi delle occupazioni francesi (1798-1790, ad esempio), quest’ultimi mantennero la proprietà vendendola nel 1848 al marchese Fabio Cavalletti che a sua volta la vendette a Luigi Passamonti nel 1867. Sotto la gestione del Passamonti le cartiere furono costituite in società anonima e in seguito ad un incendio doloso, appiccato da un operaio licenziato, la produzione venne modernizzata tanto che nel 1868 lo stabilimento iniziò a produrre la carta moneta per lo Stato Pontificio. Era l’era di Paul Rayner. La cartiera di Grottaferrata fu definitivamente chiusa solo nel 1893, con il trasferimento di tutte le attrezzature presso lo stabilimento di Subiaco. Poi il degrado continuo. Avrebbe bisogno innanzitutto di un grande intervento di conservazione e recupero. Poi potrebbe diventare tante cose: un museo dell’agro, dei materiali degli opifici o della storia della città, un luogo di recupero sociale, di aggregazione, di integrazione dei soggetti più fragili, un polo di conferenze, un laboratorio per le arti o per il rilancio dei mestieri artigianali, una struttura adibita allo sviluppo dell’innovazione. L’enormità degli immobili portano a pensare a questo e ad altro. In altre parti d’Italia operazioni di riqualificazione simili sono state portate avanti con successo. Con i mezzi moderni non è impossibile.

La Cartiera negli ultimi anni è oggetto costante di annunci di vendita in vari siti rintracciabili su internet (tant’è che qualche cittadino, mesi fa, aveva pensato persino di lanciare una raccolta fondi per comprarla con una grande colletta pubblica estendibile ai residenti di tutti i castelli romani), ma anche interesse di giovani universitari e di progetti di riqualificazione architettonici. Ma dovrebbe essere sopratutto la politica a trovare una strada di concerto con tutti i soggetti interessati direttamente o potenzialmente: privati, Ministero, Sovrintendenza, Città Metropolitana, Regione.

L’argomento, però, è uscito dal dibattito politico da moltissimo tempo (tranne nelle campagne elettorali, ovviamente). Nessun partito, movimento o associazione ha ripreso il tema o lo ha riportato sotto i riflettori in maniera continua e pressante.

Il segno dei tempi è anche questo.

 

 

 

 


Commenti  

# Grottaferrata Vera 2019-09-15 14:30
Molto interessante l’articolo. Andrebbe approfondito spiegano chi sono ogg i proprietari (volti noti della politica criptense), cosa vorrebbero farne (residenziale, il resto che dicono è fuffa) ed il VERO motivo per il quale vi è attualmente una discarica.
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