6 Giugno 1949: esce ‘1984’, il romanzo che raccontò l’abolizione dell’umanità

Pubblicato: Giovedì, 06 Giugno 2019 - Fabrizio Giusti

ACCADDE OGGI – Una delle tappe fondamentali della letteratura distopica firmata George Orwell

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''1984'' è il romanzo più visionario e raggelante di George Orwell (pseudonimo di Eric Arthur Blair – Motihari, 25 giugno 1903 – Londra, 21 gennaio 1950). Viene iniziato nel 1948 (dall'inversione delle ultime due cifre deriva il titolo) e pubblicato il 6 Giugno 1949. Partendo dalla supposizione di una terra divisa in tre grandi potenze totalitarie in guerra tra loro (Oceania, Eurasia ed Estasia) in un clima di tensione internazionale perenne tesa a mantenere il controllo totale sulla società, Orwell getta un occhio sul futuro, immaginandone i meccanismi contorti e distopici. Il partito unico, il Grande Fratello, il potere nelle mani di una sola organizzazione, i televisori forniti di telecamera installati in ogni abitazione, i libri riscritti, l'espulsione di ogni concetto non allineato, la fine della storia, l'abolizione della scrittura a mano, la cancellazione della poesia, dei romanzi, dei sentimenti: una società creata per non pensare, non amare e deviare milioni di persone senza autonomia, indipendenza e dignità.

A leggerla così la profondità di ‘1984’ sembrerebbe proprio di essere capitati nella la nostra età che oggi ci appare quotidianamente più simile a quella ipotizzata dal giornalista britannico. Banche, lobby finanziarie, gruppi di potere che decidono il mercato, finanza, ricambio celere di governi, economia che dirige la politica, opinione pubblica appesa e prigioniera di altri e di altro. Hannah Arendt (leggi Hannah Arendt: dalla 'banalità del male' alla critica della società economica) affermava: "Il suddito ideale del regime totalitario non è il nazista convinto o il comunista convinto, ma l’individuo per il quale la distinzione tra realtà e finzione, fra vero e falso, non esiste più". E Orwell, tra le sue pagine scritte dopo che la seconda guerra mondiale aveva seminato morte e distruzione, riassume un dato di fondo fondamentale, ovvero che la cultura può assumere, quando riunisce l’intuito e l’intelligenza, l’unica soluzione che può salvare ogni comunità dalla sua chiusura e della sua omologazione cronica.

Orwell aveva immaginato già nel secondo dopoguerra, ponendo una elaborazione delle ideedel suo professore Adolf Huxley (autore de ‘Il Mondo Nuovo’ nel 1932) cosa sarebbe accaduto a tutti noi negli anni del progresso, della tecnologia e della economia che si fa potere decisionale. Lo fece attraverso l'immaginazione e la lettura della storia contemporanea, prima che tutto si appiattisse realmente, prima che consumare divenisse più importante che produrre, prima che la comunicazione si trasformasse spesso, in forme raffinate e orizzontali, in controllo e separazione dei giudizi e della critica.

E' ricordato soprattutto per l'arricchimento che diede alla letteratura distopica ('La Fattoria degli animali'). Un prezioso contributo intellettuale, questo, che ancora oggi ci fa intendere l’importanza della lettura e della conoscenza come mezzo per comprendere e prenderci in carico, come individui, cosa siamo e cosa stiamo diventando, quanto rischio corre l’umanità di essere abolita e sostituita e quanto deve temere per la sua coesione.

E’ la resa immortale di tutta una letteratura che ha contribuito a farci riflettere meglio. Passa ancora da qui, e ovviamente non solo da qui, uno dei viatici per ripensarci nuovi e restare individui autonomi e liberi.

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