“Il Sicario fragile”: dalla battaglia di Prataporci al dominio papale su Tuscolo

Pubblicato: Giovedì, 31 Agosto 2017 - Valeria Quintiliani

FRASCATI (cultura) – Il secondo romanzo giallo di Giangiacomo Gorgucci ambientato ai Castelli romani. L’autore: “Il prossimo prenderà spunto dalla leggenda che diede il nome a Vermicino.”

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E’ presente in tutti gli e-store “Il Sicario fragile”, il secondo romanzo della saga noir di Giangiacomo Gorgucci ambientata nei Castelli romani e che riprende la narrazione dall’estate del 1169 due anni dopo la battaglia di Prataporci con la quale si era chiuso con grandissima suspance il primo romanzo titolato “La Maledizione dei Gualdrada”.

“Tuscolo e le truppe imperiali hanno inflitto una drammatica sconfitta all'esercito romano – spiega l’autore castellano d’adozione - Il Barbarossa ora è lontano e la guerra divampa nuovamente, provocando lutti e devastazioni in tutta la campagna. Stanchi di vivere in questo clima di paura, Michele dei Sauli e un gruppo di cavalieri tuscolani decidono di ordire un complotto ai danni del conte Rainone, signore di Tuscolo e parente dell'imperatore. Il loro scopo è liberare la città dal Dominus e sottomettersi a papa Alessandro III, nella speranza di un futuro di pace. Una serie di omicidi rischiano però di mandare in frantumi il piano dei ribelli. Michele dovrà affrontare una difficile corsa contro il tempo per smascherare il colpevole e consegnare la città nelle mani del pontefice”.

Per chi conosce la storia locale sa che “Il Sicario fragile” come già “La Maledizione dei Gualdrada” (LEGGI l'articolo del 3 settembre del 2014) non è altro che la lettura affascinata e affascinante dello studio attento dei documenti. Gli innesti fantastici di Gorgucci spesso e volentieri non stravolgono la realtà, la esaltano, rendendo ancora più ammalianti le vicende che sono realmente accadute nel XII secolo sul territorio. Il secondo romanzo, quindi, edito Compagnia Editoriale Aliberti non è altro che il racconto seducente degli anni in cui Rainone perde il controllo di Tuscolo che divenne una delle sedi papali.

“Avevo previsto di concludere la trilogia ambientando il terzo romanzo nel 1191, anno in cui Tuscolo viene distrutta – sottolinea l’autore – ma studiando le fonti storiche ho trovato dei documenti che raccontano lo scontro tra i Sauli e Rainone, ormai decaduto e indebitato, e fonti che certificano che nello stesso periodo a Tuscolo muore l'arcivescovo guerriero Cristiano Da Magonza. Non potevo tralasciare questo elemento. La leggenda, infatti, narra che i romani avvelenarono con dei vermi l'acqua del fiumiciattolo dove il nobile tedesco bevve e che da lì deriverebbe il nome Vermicino.” Insomma, quale scrittore di gialli e appassionato della storia locale si sarebbe lasciato perdere un’occasione di questo tipo? Scontata è la risposta e per il lettore dei Castelli romani non può essere che una fortuna. Leggere la storia dei nostri luoghi con gli occhi di Gorgucci è un’avventura che vale sempre la pena di vivere.