Acqua, nei Castelli la disponibilità è un problema. Ma si costruisce ancora

Pubblicato: Lunedì, 08 Aprile 2019 - Fabrizio Giusti

Risultati immagini per consumo territorio mamilioMARINO (attualità) - Il dato allarmante confermato anche da Italia Nostra in un convegno di Marino

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L’acqua è un bene indispensabile, è cosa nota. Ma se questo bene primario ed esauribile viene a mancare, ogni comunità è destinata a deperire irrimediabilmente. In termini pratici, là dove non ci sono più risorse idriche è naturale che lo spopolamento, lo stallo economico, la desertificazione si facciano spazio. Gradualmente, lentamente, ma inesorabilmente. Nei Castelli Romani l’acqua è diventata da tempo un problema. Ce ne accorgiamo sopratutto nei mesi caldi, quando praticamente in tutti i paesi del comprensorio razionamenti, guasti, totali mancanze per giorni riempiono le pagine della cronaca quotidiana.

Già sei-sette anni fa (segno che la crisi idrica che attanaglia il territorio ha radici lontane) alcuni segnali di allarme furono lanciati da associazioni come Anpana, WWF e altre. In un convegno effettuato a Rocca di Papa si profetizzò che i Castelli romani, continuando nella propria espansione, avrebbero avuto una sorta di periodo limite, quello a cavallo del 2020 o attorno a questo confine, anni in cui l'area avrebbe completato l'ultimo aumento di densità abitativa possibile, determinando conseguenze inimmaginabili.

consorzio ro.ma

Qualche giorno fa, a Marino, un convegno sull'urbanistica partecipata promosso da Italia Nostra in collaborazione con il comune, ha rimesso l’accento su tale tematica (tra le tante), facendo emergere che il fabbisogno annuale di acqua per i Castelli Romani è di 65 mln di metri cubi/anno, ma la disponibilità è di solo 47 mln. Ogni anno, nella sostanza, la falda regredisce di oltre 15 mln di metri cubi. La scarsità di piogge e altri fattori collaterali e strutturali hanno già messo in crisi, nella caldissima estate del 2017, l’intera popolazione. I gestori come Acea sono dovuti intervenire in questi anni per abbassare almeno il rischio di perdite, ma in questo senso le segnalazioni in tante città continuano ad arrivare e. Chi monitora le cittadine afferma che i guasti sono diminuiti rispetto a qualche tempo fa ma che al contempo, per ciò che concerne il nodo vitale dell'intera problematica, poco cambierà.

Le colline a sud di Roma sono passate da 100mila a oltre 400mila abitanti in 40 anni, spesso senza infrastrutture e servizi adeguati. Il fabbisogno idrico giornaliero ed annuo, già oggetto oggi di crisi quotidiane, potrebbe aumentare ancora in un periodo a breve termine. Per attingere dai pozzi questa quantità di risorse ci vorranno centinaia di milioni di kw all'anno, con dei costi sulle bollette che aumenteranno inesorabilmente. Ma soprattutto potrebbe mancare in futuro, per più giorni, la risorsa fondamentale, depauperatasi tra abbassamenti di falde acquifere, dispersioni, pozzi o case abusive, lottizzazioni, nuovi insediamenti, problemi gestionali.

Pur consci di tutto ciò nei Castelli Romani si continua a costruire. Ci sono alcune aree della zona tuscolana ove questa politica prosegue con grande, media e piccola intensità. A Grottaferrata, recentemente, si è ipotizzato che senza interventi sulle politiche urbanistiche il PRG di oltre 50 ani fa potrebbe compiere il suo scatto finale: vale a dire altri 150mila metri cubi in una cittadina già ampiamente consumata dall'edilizia. E non è l'unica realtà a soffrire di queste dinamiche. Ma ogni caduta di metri cubi di cemento sul territorio, senza un grande piano della razionalizzazione e di concertazione tra comuni per salvaguardare le generazioni future da guai peggiori, è un’opportunità in meno per guarire più velocemente o modificare e rigenerare l'attuale assetto.

Ovviamente il tema è per la stragrande maggioranza dei casi evitato dalla politica. Inutile domandarsi perché. In questo senso il Comune di Marino, con il dibattito di sabato scorso, ha quanto meno aperto una porta di dialogo e di riflessione.

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