Arriva Pose, la serie Netflix che sfida i pregiudizi e l’omofobia
Pubblicato: Venerdì, 05 Aprile 2019 - Silvia Martoneilmamilio.it - contenuto esclusivo
Nei giorni del Family Day di Verona, fatto di feticci e contraddizioni che sembrano catapultaci in un passato oscuro, è molto d’attualità la visione della serie tv di Netflix, Pose. Si tratta di una serie scritta da Ryan Murphy, creatore di serie come American Horror Story e Glee.
Siamo in una New York del 1987 che vede protagonista il movimento LGTB ai suoi albori, con le sue ball, le sue pose e le sue house dove trovare un rifugio sicuro. Ma vediamo di cosa si tratta. Siamo negli anni della Presidenza Reagan, quando negli USA come nel resto del Mondo, era ancora un tabù parlare di temi come l’omosessualità o identità di genere, quando esprimere liberamente le proprie preferenze sessuali significava essere emarginati non solo dalla società, ma dalla propria famiglia. Ecco quindi che i ripudiati ed abbandonati creano delle famiglie alternative, le house, dove riunirsi, stare insieme e trovare amore. Ogni house si organizza per partecipare a delle ball, ovvero delle sfide in cui si sfila, si balla, si posa con abiti eccentrici e lustrini e dove nessuno viene giudicato, se non per aver indossato il vestito più bello.
Quindi la serie mescola temi importanti e forti come la nascita del movimento LGTB, l’integrazione, l’omofobia, il dilagare dell’HIV negli anni ’80, con le scene più leggere e folkloristiche delle ball e della danza, sulle quali Ryan Murphy mostra la grande esperienza acquisita in Glee.
Altra novità dirompente è la presenza di attori ed attrici transgender come MJ Rodriguez e Dominique Jackson, scelta coraggiosa e apprezzabile, seppur probabilmente punita ai Golden Globe, dove la serie è stata nominata nella categoria delle serie drammatiche, ma nessuna delle attrici ha ricevuto la nomination.
Pose è la serie che dietro le note apparentemente leggere della musica anni ’80 lascia trapelare fa arrivare il grido di dolore di una comunità di persone che rivendica con forza i diritti ed l’accettazione che merita.
Il finale è un po’ ambiguo, non lascia trasparire quale sarà il futuro della serie. Per adesso consigliamo la prima stagione.
Voto: 6.5