24 marzo 1944: eccidio delle Fosse Ardeatine. Il ricordo per le vittime dei Castelli Romani

Pubblicato: Domenica, 24 Marzo 2019 - redazione attualità

75 anni fa la terribile strage in cui morirono 335 persone

ilmamilio.it

24 marzo 1944: eccidio delle Fosse Ardeatine. Si ricordano oggi le 335 vittime civili e militari italiani, prigionieri politici, ebrei o detenuti comuni, trucidati a Roma dalle truppe di occupazione tedesche come rappresaglia per l'attentato partigiano di via Rasella, compiuto il 23 marzo 1944 da membri dei GAP romani, in cui erano rimasti uccisi 33 soldati del reggimento "Bozen" appartenente alla Ordnungspolizei.

Per l'alto numero di vittime e per le tragiche circostanze che portarono al suo compimento, l'eccidio delle Fosse Ardeatine è diventato l'evento-simbolo della seconda guerra mondiale nella Capitale.

Tra le vittime della strage vi furono anche dei residenti o nati nei Castelli Romani. Marco Moscati, di Albano Laziale, giovane partigiano di origine ebraica, aveva 28 anni. Commerciante ambulante, dopo l'armistizio dell'8 settembre del 1943 si era dato alla clandestinità ed era entrato a far parte della banda partigiana nelle colline romane guidata dall'ebreo Pino Levi Cavaglione. Partecipò a numerose azioni, come il lancio dei chiodi a quattro punte sulla via Appia, tra Genzano e Velletri (30 ottobre 1943) e la distruzione della linea ferroviaria Roma-Cassino all'altezza del Ponte Sette Luci (19-20 dicembre 1943). La storia di quest'ultima azione venne poi immortalata da Nanni Loy nel film "Un giorno da leoni". Nel marzo del 1944 Marco fu arrestato. Rinchiuso nel carcere delle SS in Via Tasso, non rivelò mai i nomi degli appartenenti alla rete clandestina in cui militava. Assieme al fratello, Emenuele, finì la sua esistenza alle Fosse Ardeatine. Un altro degli otto fratelli Moscati, David, fu invece arrestato dai Carabinieri e dopo un periodo di prigionia fu deportato nel lager di Auschwitz, dove morì il 10 luglio 1944. Per anni, tra i nomi degli ebrei assassinati alle Ardeatine, è comparso solo il nome di Emanuele. Solo nel 2012, grazie alla ricerca sul Dna, il viaggio nell'oblio dell'anonimato di Marco è potuto terminare.

Placido Martini, nato a Monte Compatri, era un avvocato italiano. Garibaldino e volontario durante la prima guerra mondiale, fu antifascista e personaggio di spicco della Massoneria. Scontò la sua avversione al regime con molti anni di confino a Ponza, Manfredonia e L'Aquila. Caduto il regime fascista, fu fondatore dell'Unione Nazionale della Democrazia Liberale. Catturato dai tedeschi, finì nelle mani delle SS a Via Tasso, fino alla fucilazione alle Fosse Ardeatine, ove cadde un altro cittadino di Monte Compatri, Mario Intreccialagli. Di Velletri, invece, erano i fratelli Augusto e Pio Moretti e il commerciante ''azionista'' Edmondo Fondi, di Labico il carabiniere Raffaele Aversa. Ben sei le vittime di Genzano: Bruno Annarumi, Vittorio Buttaroni, Roberto Lordi, Ettore Ronconi, Ivano Scarioli, Sebastiano Silvestri.

A tutti loro, il ricordo della nazione.