"Il nome della rosa" debutta su RaiUno ed è già un cult. Con tanto Tuscolo a fare da set - FOTO

Pubblicato: Martedì, 05 Marzo 2019 - redazione attualità

nomeRosa1 ilmamilioFRASCATI (fiction) - Ieri la prima delle 4 puntate della miniserie già disponibile anche in streaming. Una resa eccezionale per l'opera monumentale di Umberto Eco

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Un debutto mondiale, ieri sera su RaiUno, che è già fenomeno anche social e che dopo mesi di attesa sta riscuotendo il meritasissimo successo che ci si attendeva.

La miniserie "Il nome della rosa", fedelmente tratta dal romanzo di Umberco Eco (1980) è senza dubbio il titolo fiction del momento. Un cast internazionale stellare per questa genere di produzioni, con un monumentale John Turturro - che orgogliosamente rivendica le fedeltà del girato alle parole del libro originale - nei panni di Gugliemo da Baskerville, con Rupert Everett in quelli dell'inquisitore Bernardo Gui, Damian Hardung in quelli di Adso da Melk: e poi anche tanti, tanti italiani. Perché italiana è gran parte della produzione, italiana la regia di Giacomo Battiato e nel cast figurano anche Fabrizio Bentivoglio, nei panni di Remigio da Varagine, Roberto Herlitzka in quelli da Alinardo da Grottaferrata, Alessio Boni in quelli di Dolcino e, tra gli altri, Greta Scarano in quelli di Anna.

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Se su Raiplay.it è già online l'episodio 2 della miniserie di 4 che verranno trasmessi in queste settimane su RaiUno, grande è la presenza dei Castelli romani in questa attesissima fiction.

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Undici mesi fa ad ospitare i set de "Il nome della rosa" era infatti stato il parco del Tuscolo, ben riconoscibile già nelle primissime scene dell'episodio 1 e spesso teatro delle scene all'aperto. Una location di grande fascino per una fiction che scalda cuori e suggerisce, inevitabilente, confronti con la versione cinematografica del libro dell'immenso Umberto Eco e firmata da Jean-Jacques Annaud nel 1986. La croce del Tuscolo, evidentemente non immortalabile in quel 1327 teatro delle vicende narrate nel romanzo, compare comunque nel setting del "making-of", anche questo visibile su Raiplay.

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Guglielmo, frate francescano del primo francescanesimo che se la deve vedere con papa Giovanni XXII, parte alla volta di una missione che lo vedrà - scelto dall'imperatore - in una abbazia benedettina partecipare da mediatore ad una disputa teologico-temporale col al centro anche il nuovo ordine fondato dal Santo povero.

A seguirlo, da subito, il 17enne Adso che nonostante i tentativi paterni di avviarlo alla guerra, da subito sceglie di calcare le orme di Guglielmo. L'arrivo nell'abbazia, come fedelmente riportato, è segnato dalla morte di Adelmo da Otranto, precipitato dalla torre est. Immediato il contrasto tra l'acuto frate di Baskerville e Abbone da Fossanova, interpretato dal sempre inquietante e bravissimo Michael Emerson (il Benjamin Linus di Lost).

Inespugnabile, e lo si sa bene, la sontuosa biblioteca dell'abbazia, famosa in tutto il Medioevo. Indecifrabile Malachia da Hildesheim, interpretato da Richard Sammel (già con Tarantino in bastardi senza gloria). La prima puntata si chiude sulla tragica morte di Venanzio da Salvemec, ritrovato a testa in giù nel pentolone di raccolta del sangue dei maiali sgozzati.

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Sceneggiatura, fotografia, scenografie e post-produzione sono di ottimo livello e valorizzano una vicenda nota in tutto il mondo. E quella senzazione di qualcosa "già visto", inevitavile proprio per la fama che da quasi 40 anni avvolge la più famosa delle opere di Umberto Eco, è solo una compagna di viaggio gradevole alla quale rivolgersi nel momento in cui - tornando al testo o ancor più al film - si confrontano inconsapevolmente interpreti, scene e resa.

Da vedere e rivedere.

Voto: 9.

 

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