Rocca di Papa: il "caso Litta", il comando a sua insaputa ed un comunicato che non dice nulla. Anzi, tutto

Pubblicato: Mercoledì, 23 Agosto 2017 - redazione politica

post littaROCCA DI PAPA (attualità) - Il segretario del Pd di Rocca di Papa ha fatto la sua mossa con un testo che apre mille interrogativi ma che, allo stesso tempo, dà grandi certezze. Il campo è segnato

ilmamilio.it - contenuto esclusivo

Massimo Litta ha fatto la sua mossa. Ed è stata una mossa evidentemente ragionata, condivisa nella stretta cerchia di chi gli sta dando sostegno (politico): una mossa che non dice nulla. Non aggiunge e non toglie nulla a quanto scritto in questi giorni. Un comunicato sibillino, che non dice nulla ma che - allo stesso tempo - dice tutto sul piano politico (LEGGI l'articolo di ieri).

Fughiamo intanto il dubbio che Litta e che chi con lui ha scritto il comunicato postato ieri sera sulla pagina del Pd di Rocca di Papa (usata opportunamente per fare un comunicato di questo genere? Prima domanda) ha tentato - vanamente - di instillare nel lettore e, supponiamo, nei componenti del suo direttivo. E' inutile che il segretario del Pd di Rocca di Papa, in enorme difficoltà, si appelli alla Costituzione o alla Codice di comportamento dei dipendenti pubblici: nel nostro articolo del 21 agosto, quello in cui si definiva il "caso Litta" il fondo del barile del Pd di Rocca di Papa (LEGGI l'articolo) si era, e più volte, rimarcata la piena legittimità professionale e personale di Massimo Litta dipendente pubblico e libero cittadino di compiere le proprie scelte. Di lavoro e di vita.

asdFrascati lunga

La contestazione, forte, e qui lo rimarchiamo è prettamente di opportunità politica. Seconda domanda: può il segretario del maggiore dei partiti di opposizione, il Pd (partito col quale egli stesso si era candidato consigliere contro Crestini) andare a lavorare, con la forma del comando (e ci torniamo subito) alle dipendenze di quel sindaco contro il quale dovrebbe fare opposizione ed anzi dettare le linee dell'intero partito?

Parliamo ora dell'istituto del "comando". Il sindaco Crestini, come ben esplicitato nella determina 873 del 17 agosto a firma del responsabile d'area Giovanni Gatta, ha formalmente richiesto l'impiego di Massimo Litta presso il Comune di Rocca di Papa. Un Litta che nel frattempo aveva fatto il suo tragitto politico facendosi eleggere, sostenuto dal consigliere regionale Simone Lupi (lo stesso che spinge Emanuele Crestini) e dal mentore Maurizio De Santis, segretario cittadino del Partito democratico.

Litta era rientrato al Comune di Grottaferrata, dove era agente di polizia locale, dopo poco più di 2 anni da geometra (incarico avuto con un altro comando, dopo essersi lui stesso proposto rispondendo ad un avviso pubblico) presso il Comune di Castel Gandolfo.

A quanto risulta, il consenso del dipendente all'assegnazione temporanea "comandata" da un Comune ad un altro è requisito indispensabile per il buon esito della pratica. Anzi: spesso, prima di avviare l'iter, è il dipendente stesso a farsi parte attiva presso le due Amministrazioni comunali di partenza e destinazione.

Terza domanda: Massimo Litta, che ieri sera ha scritto che "no, non vorrei andare al Comune di Rocca di Papa", era a conoscenza o meno di quanto si stava decidendo tra Grottaferrata e Rocca di Papa (amministrazioni a quanto pare amiche, tramite terze persone) in merito alla sede ed all'incarico del suo lavoro?

Quarta domanda: considerando per un attimo, anche per assurdo, che Massimo Litta davvero sia stato "comandato a sua insaputa", perché il sindaco Emanuele Crestini ne ha richiesto - proprio lui - l'assegnazione temporanea presso l'ufficio tecnico-urbanistico di Rocca di Papa? Non c'erano in giro funzionari tecnici più esperti e meno politicamente impegnati (nello stesso Comune, soprattutto) sui quali puntare?

Quinta domanda: nel suo sibillino intervento di ieri sera, Massimo Litta ha comunicato che rifiuta o meno il comando da Grottaferrata a Rocca di Papa? Perché questo passaggio, dirimente, è poco chiaro. L'impressione è che si rimetta alla decisione del sindaco di Grottaferrata Luciano Andreotti: chissà se questi gli chiederà comunque il sacrificio...

Il sospetto, fondatissimo perché ormai tutti i pezzi si incastrano alla perfezione (anche le voci che già raccontano di una prossima destinazione del segretario del Pd), è che si tratti di un'ampia manovra politica di posizionamento in ottica di elezioni Regionali 2018. che passa proprio per il consigliere regionale Simone Lupi, in fisiologica legittima ricerca di sostegni per la prossima campagna elettorale e, lungo il medesimo asse politico, arriva al deputato Pd Andrea Ferro. Un asse, almeno nel quadrante tuscolano (ma anche oltre) dei Castelli romani alternativo se non proprio in competizione con quello che fa riferimento all'altro senatore Pd Bruno Astorre.

Lascia infine basito il passaggio nel quale Massimo Litta parla del Pd di Rocca di Papa e di quegli ex amministratori (segnatamente, seppur non citata, l'ex candidata sindaca Marika Sciamplicotti) colpevoli - a suo dire - dello sfacelo di Rocca di Papa.

C'è da riflettere: la medesima, identica linea adottata dal sindaco pro-temporeggiatore e censore Emanuele Crestini. #quellicheceranoprima, per l'appunto. Strano, davvero strano dunque che se Litta pensa tutto questo di #quellicheceranoprima abbia scelto di candidarsi proprio al fianco della Sciampicotti (sua durissima oppositrice in queste ore) rischiando comunque di entrare in Consiglio comunale (è il secondo dei non eletti del Pd) e senza dubbio in Aula al fianco della ex candidata sindaca in caso di vittoria.

Tutti indizi, per meglio dire prove, di un accordo ad ampio spettro che vede il sindaco Crestini pienamente organico a questa logica. Lo dicono tutti i fatti. Non sarebbe più dignitoso, per tutti, portare questo accordo - che va avanti da mesi - alla luce del sole invece di continuare la caccia alle streghe ed ai "nemici"?

Sesta domanda: cosa o chi ha fatto cambiare idea a Massimo Litta ed al suo mentore Maurizio De Santis in merito agli "sfaceli del passato"? Litta non vedeva bene il "Palazzaccio" e le "Calcare" nel 2016?

L'ultima, la settima domanda, vorremmo porla ad un direttivo del Pd di Rocca di Papa mai di così basso spessore politico. Davvero c'è da credere che Litta non sapesse nulla del comando che gli si stava apparecchiando mentre lui diventava segretario (e non andiamo oltre)?

E ancora, a chiudere: Nicola Pagliuca, Elisa Bartoletti, Armando Lucaj, Noemi Cavallaro, Ezio Panzironi, Maria Chiara Cecilia, Maurizio Giovanazzi, Emanuela Trinca, Paolo Principini, Franca Bonomo, ovvero i componenti della maggioranza del direttivo (alcuni dei quali si sono affrettati a mettere il "like" sotto il comunicato-non comunicato del segretario) sono sulla stessa linea in merito a #quellicheceranoprima? E sì, perché alcuni di loro erano nella stessa lista del Pd al fianco di Litta alle Amministrative 2016 (Emanuela Trinca, ad esempio), e gli altri erano comunque proprio a sostegno della medesima candidata sindaca. Se avessero vinto si sarebbero tappati tutti il naso?

A Rocca di Papa le cose cambiano velocemente ad uno schioccar di dita.

O chissà cos'altro.