Il caso "Massimo Litta" è il fondo del barile del Pd di Rocca di Papa. Più giù di così non si può

Pubblicato: Lunedì, 21 Agosto 2017 - redazione politica

casoLitta3ROCCA DI PAPA (politica) - Da oggi il segretario cittadino è in servizio presso il Comune roccheggiano su richiesta del sindaco Emanuele Crestini

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Da oggi e fino al 21 ottobre 2017 Massimo Litta, dipendente del Comune di Grottaferrata, è formalmente in servizio presso l'ufficio tecnico-urbanistico, con la qualifica di "istruttore tecnico" del Comune di Rocca di Papa.

Lo dice chiaramente la determina numero 873 firmata, il 17 agosto 2017, dal responsabile del settore Risorse umane del Comune di Rocca di Papa Giovanni Gatta.

Una determina che parla chiaro, che non ha bisogno di spiegazioni né tantomeno di interpretazioni: Massimo Litta, di rientro a Grottaferrata come agente di polizia locale dopo un periodo di comando presso il Comune di Castel Gandolfo, per due mesi lavorerà nel palazzo Rosa roccheggiano. Massimo Litta, come recita lo stralcio della determina pubblicato qui sotto, è stato ufficialmente richiesto dal sindaco Emanuele Crestini con nota del 26 luglio 2017. A pagare per la risorsa aggiuntiva, com'è ovvio che sia, sarà il Comune di Rocca di Papa che risarcirà quanto anticipato dal Comune di Grottaferrata. Tutto scritto: nessuna illazione, nessuna interpretazione.

casoLitta1Fin qui tutto bene: libera scelta professionale di un libero cittadino.

Il punto, difatti, non è assolutamente questo.

Il punto è che Massimo Litta è il segretario del maggiore dei partiti di opposizione, il Partito democratico. Un segretario eletto il 2 luglio scorso col 77% dei voti, vittorioso sulla sfidante Linda Boccanera (LEGGI l'articolo del 2 luglio). Lo stesso Massimo Litta che, poche ore dopo il largo successo ottenuto con una buona partecipazione degli iscritti, declamava proprio sulla nostra testata l'importanza dei numeri e della "voglia di riscatto degli iscritti del Pd" (LEGGI l'articolo del 4 luglio).

casoLitta2Appena 3 settimane dopo essere stato eletto alla guida del principale partito di opposizione, il Pd, ad appena 13 mesi dalla bruciante sconfitta elettorale alle Elezioni comunali del 2016 (non dieci anni fa...) - tornata Amministrativa alla quale Litta si era presentato nelle file del Pd raccogliendo 194 voti, figurando come secondo dei non eletti e sicuro consigliere in caso di successo della Sciamplicotti - il sindaco Crestini, proprio quel sindaco contro il quale Litta si era candidato 13 mesi fa, firmava la richiesta ufficiale di comando al Comune di Grottaferrata. Vale a dire che, per sillogismo e senza grande tema di essere smentiti, già quando Litta veniva eletto segretario del Partito democratico di Rocca di Papa, supportato sul locale dalla spinta di Maurizio De Santis e dal consigliere regionale Simone Lupi, era in accordi con Crestini. Vale a dire con quel sindaco al quale il Pd dovrebbe per sua natura e per esito elettorale di 14 mesi fa, fare opposizione.

Una cosa del genere ha davvero pochi, pochissimi precedenti. Come può il segretario politico del principale partito di opposizione ricevere un incarico professionale (assolutamente lecito sul piano formale) dal sindaco al quale è chiamato a fare opposizione politica e non pensare di dimettersi dal suo ruolo?

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Impossibile trovare precedenti: non ce ne sono. Niente.

CONSEGUENZE - Fino ad oggi Massimo Litta, una volta ufficializzato il tutto, non ha rilasciato dichiarazione (neanche agli organi di comunicazione vicini all'Amministrazione roccheggiana, tantomeno sui social) ma ha badato a tranquillizzare i componenti del direttivo del Partito democratico di Rocca di Papa. Della serie: un'opportunità professionale è un'opportunità professionale.

E nessuno lo mette in discussione.

Da mettere in discussione, e fortemente, è l'inopportunità politica di conservare - come se nulla fosse - la carica di segretario cittadino del Pd. Inopportuno fino al midollo. Fosse solo per il rispetto di quei 1.624 elettori del Partito democratico (aggiunti ai 1000 e passa di "Laboratorio Rocca di Papa" e di "Sinistra roccheggiana") che nel giugno 2016 votarono in favore del candidato sindaco del Pd, Marika Sciamplicotti.

Un'inopportunità politica mostruosa, palese, lampante per la quale nessuno però dal direttivo del Pd eletto il 2 luglio ha saputo alzare un dito, manifestare quantomeno il dubbio di un'etica politica messa fortemente in discussione.

Niente di niente. Silenzio. Una cosa così, davvero, non si era mai vista neanche a Rocca di Papa.

Il "caso Litta" diventa dunque il fondo del barile che il Partito democratico roccheggiano (che si vanta anche di avere al proprio interno esponenti che vengono da una certa esperienza politica ed hanno preso parte a scuole di politica) tocca in via definitiva. Più basso di questo non c'è nulla, al momento.

E se da una parte ormai l'asse Lupi-Crestini, che fu proprio la nostra testata a evidenziare (LEGGI l'articolo del 21 marzo), è un luminoso dato di fatto, c'è da capire se qualcuno del Partito democratico (La commissione provinciale di garanzia? Qualche altro maggiorente del partito?), oltre alla capogruppo in Aula consiliare, Marika Sciamplicotti (LEGGI l'articolo del 19 agosto) saprà prendere posizione nei confronti di un segretario di partito nella evidente impossibilità di svolgere il suo ruolo. Anche a pensare un'ormai evidente contiguità politica tra il Pd di Rocca di Papa e il sindaco Crestini, la posizione di Litta sarebbe scomoda. Figurarsi poi a pensare il Pd ancora in posizione di minoranza.

Possibile che Litta non prenda in considerazione se non l'ipotesi di dimissioni quantomeno quella di sospensione dalla carica di segretario politico del Partito democratico di Rocca di Papa?

Di una cosa si può esser certi: la deriva politica del Pd e più in generale della classe politica roccheggiana (con un sindaco che invita sui social esponenti delle opposizioni extraconsiliari ad uniersi alla squadra) passa fortemente sotto il portale di un caso come il "caso Litta".

Destinato a fare scuola.