Giorgio La Pira: il pane, il lavoro e il senso del sacro. La Pace attraverso il dialogo e la difesa della povera gente

Pubblicato: Mercoledì, 09 Gennaio 2019 - Fabrizio Giusti

LAPIRAMAMILIOACCADDE OGGI – Nasce a Pozzallo un sindaco diverso dagli altri

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"Il pane, e quindi il lavoro, è sacro; la casa è sacra, non si tocca impunemente né l'uno né l'altra: questo non è marxismo, è Vangelo". L'esternazione è di Giorgio La Pira (Pozzallo, 9 gennaio 1904 – Firenze, 5 novembre 1977), un uomo e un politico che attraverso la sua vocazione, la sua voce esile, la sua sicurezza, la sua perseveranza ha segnato profondamente la storia del dopoguerra italiano. Di Firenze, città di cui fu sindaco, amava pensare che fosse una terrazza sul mondo e sul Mediterraneo.

La Pira è stato l'esempio di una eccezionale personalità votata alla pace e capace al tempo stesso di coniugare gli ideali del cattolicesimo a una serie di opere e di azioni che concretizzarono nei fatti i valori della solidarietà e della fede all'interno della comunità che governò e non solo.

Un'avventura politica molto personale, questa, che inizia con visibilità estrema nel luglio 1951 quando viene eletto sindaco del capoluogo toscano. Lo farà per due periodi: tra il 1951 e il 1957 e tra il 1961 e il 1964. Per la città è un momento di rinascita: ricostruisce i ponti ''Alle Grazie'', ''Vespucci'' e ''Santa Trinità'' danneggiati dalla guerra, determina la realizzazione della centrale del latte, la creazione del quartiere-satellite dell'Isolotto , la costruzione di un numero cospicuo di case popolari, la rinascita del teatro comunale, l'edificazione di un numero di scuole all'avanguardia, la stesura di un piano regolatore che blocca, di fatto, la possibile speculazione della città. Non solo.

Di fronte al problema degli sfrattati, chiede ai proprietari di case di affittare al Comune le abitazioni non utilizzate. Rifiutata l'idea, La Pira ordina la requisizione degli immobili, basandosi su una legge del 1865 che offre la possibilità al Sindaco di requisire alloggi in presenza di gravi motivi di ordine pubblico. E' per questi motivi indicato come un ''democristiano atipico'', peggio ancora come ''un pesce rosso nell'acquasantiera''. Ma è un uomo di dialogo, capace di essere cristiano e di porgere la mano a chi non la pensa come lui. Queste capacità gli saranno fondamentali in uno dei momenti di crisi più gravi della sua città, allor quando interviene presso Enrico Mattei per salvare i duemila posti di lavoro delle officine Pignone. Un percorso da credente, ma con un grande senso della realtà.

VITA - Nato nel 1904 a Pozzallo, in provincia di Ragusa, Giorgio La Pira simpatizza per le opere e le azioni politiche di D'Annunzio e Marinetti poichè, al suo tempo e in età giovanile, ritenuti i grandi innovatori di una giovane nazione italiana che cerca la sua strada culturale. Legge molto e si avvicina però ben presto ad altre esperienze, condividendole con il suo gruppo di giovani amici di cui fa parte anche l’amico Salvatore Quasimodo. Poco dopo vive un'autentica esperienza di conversione: diventa terziario domenicano e nel 1926 si trasferisce a Firenze per terminare i propri studi in giurisprudenza.

Nel 1934 è nominato professore ordinario, partecipa all'Azione Cattolica. Nel 1939 fonda la rivista "Principi", supplemento scritto in latino della rivista ''Vita cristiana'', di ispirazione antifascista e antirazzista, che gli mette contro il regime di Mussolini. Condanna apertamente l'invasione della Polonia e la rivista viene soppressa. Nel 1943 crea il foglio clandestino ‘San Marco’. Nel luglio dello stesso anno prende parte ai lavori del 'Codice di Camaldoli', un documento programmatico di un gruppo di intellettuali che ha lo scopo di fornire alle forze sociali cattoliche una base unitaria che ne guidasse l'azione nell'Italia fuori dalla dittatura e dalla guerra, indirizzando una linea per l'azione della Democrazia Cristiana che si stava formando in quel periodo. Sono periodi drammatici. La Pira è ricercato dalla polizia e fugge a Siena e a Roma.

Dopo la liberazione, stabilitosi a Firenze, si adopera per i poveri. Costituente, studioso di diritto romano, è fondamentale per la stesura dell'articolo 2 della Costituzione Italiana che testualmente recita: ''La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale''.

Ad iniziare dal 1947 sancisce la nascita di "Obiettivo Giovani di San Procolo", un movimento cattolico giovanile all'interno del quale nasce l'importante collaborazione con Don Danilo Cubattoli, il quale, assieme ad alcuni suoi altri collaboratori, avvia un'importante opera di assistenza e avviamento professionale di giovani provenienti dalle zone più povere dalla città con la conseguente apertura della prima casa famiglia italiana.

Società, solidarietà, pace. Firenze, sotto la sindacatura di La Pira, si gemella con Kiev, Filadelphia, Kyoto e Reims in un principio di collegialità che promuove una tavola rotonda sul disarmo, un dialogo concreto e continuo con le nazioni del terzo mondo e degli stati africani, fino allo straordinario "Convegno dei sindaci di tutto il mondo" (1955), al viaggio del 1959 a Mosca - dove parla davanti al Soviet supremo dichiarando di essere venuto accompagnato dagli gli angeli custodi e dalla preghiere delle suore di clausura - nella partecipazione ai negoziati organizzati per pacificare arabi ed israeliani, americani e vietnamiti. Un uomo devoto, sempre ottimista, sorridente, nella cui speranza germogliava un seme contagioso che viene riconosciuto ed amato da chi lo incontra.

Quando muore, il 5 novembre 1977, Firenze lo saluta con una una partecipazione che mobilita l'intera città. Un uomo in odore di santità, il segno di un'esistenza passata per gli altri.

''Ama il tuo prossimo come te stesso'' fu probabilmente l'unica linea politica che seguì. Con l'animo di un individuo che cercava sempre di meravigliarsi per le buone cose del mondo e degli uomini.