Parco dell’Appia Antica, l’allarme: “Servono almeno 5 milioni per salvare l’acquedotto Claudio”

Pubblicato: Giovedì, 29 Novembre 2018 - Fabrizio Giusti

Risultati immagini per acquedotto claudio appia anticaREGIONE (attualità) – Lo stato della situazione descritto da Rta Paris, il direttore generale alla scadenza del mandato

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Dalla Regina Viarum arrivano notizie preoccupanti da un lato e confortanti da un altro. L’accademia di San Luca, nella giornata di ieri, ha visto riunirsi studiosi e normali cittadini per la presentazione del documento "Un Piano per l'Appia Antica", dedicato alla prestigiosa area archeologica ed ambientale.

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Il direttore generale del Parco Archeologico dell'Appia Antica, Rita Paris, a poche poche dalla fine del suo mandato, ha lanciato un ultimo appello perché siano assegnati i fondi necessari per la sopravvivenza di una eccezionale meraviglia a cielo aperto che dal cuore capitolino si estende fino ai Castelli Romani. Il ministro Alberto Bonisoli, in un videomessaggio, ha promesso che nel 2019 affronterà la situazione.

"Abbiamo un piano triennale - ha spiegato la Paris - per cui se vogliamo soltanto mantenere, abbiamo bisogno di almeno 2 milioni di euro l'anno. Ci sono poi da mettere urgentemente le mani sull'Acquedotto Claudio, in condizioni precarie, su cui siamo intervenuti con interventi di somma urgenza. Sta perdendo pezzi: abbiamo chiesto 5 milioni solo per la sua messa in sicurezza". Poi il punto sulle acquisizioni: "Dopo che abbiamo perso il Colombario dei Liberti di Augusto, per Sant'Urbano il ministro Franceschini mi ha dato mandato per procedere con la trattativa privata, che ben conoscevo perché l'abbiamo seguita per l'acquisizione di Santa Maria Nova. Siamo partiti con una cifra incredibile e siamo arrivati a 491 mila euro che sono stati accreditati recentemente sul nostro conto".

Paris ha parlato anche dell’abbattimento delle ville dei Casamonica. A chi ha chiesto se un’azione simile possa essere affrontata anche sull’area del Parco, la direttrice ha detto: "Va fatto semplicemente perché certe costruzioni in certi luoghi non ci possono stare. Dobbiamo tutti pretendere di riprenderci questi monumenti e pezzi di territorio consumati abusivamente quando invece la legge è molto chiara. Non è possibile lasciare al futuro una situazione del genere. Ci sono monumenti che sono rimasti intrappolati per caso tra muri e villini. Potrebbero stare vicino ad altri monumenti e potrebbero diventare dei bellissimi complessi da recuperare e ricucire".

Esiste quindi la necessità urgente che  diverse istituzioni operino con la chiarezza dei ruoli,  obiettivi comuni e utili per una corretta conservazione, valorizzazione e fruizione dei caratteri distintivi del complesso storico, archeologico e paesaggistico. Il Piano ha proprio lo scopo di costruire una strategia dell’intero comprensorio per realizzare un programma complessivo che attragga comunità e visitatori esterni. In questo modo si può non soltanto restituire la Via Appia Antica alla città di Roma e alla sua area metropolitana, ma creare un "laboratorio di mondi possibili”. 

Nonostante le difficoltà riscontrate, in pochi anni nel Parco dell'Appia antica sono stati effettuati interventi che hanno dimostrato come il recupero del patrimonio e la sua restituzione al pubblico siano obiettivi concreti. I siti di Capo di Bove, di S. Maria Nova e del Mausoleo di Sant’Urbano ne sono la dimostrazione. Il Piano prevede la riqualificazione dei siti, il potenziamento dei servizi, l’organizzazione di eventi e di attività specifici finalizzati a promuovere momenti di socializzazione e partecipazione.

Il Parco ha bisogno dunque di interventi e di risorse per continuare la sua straordinaria opera di bellezza all’interno dei territori della capitale e oltre. Serve però il convincimento profondo che l’Appia Antica sia una parte fondamentale della rivincita di un pezzo di area metropolitana in termini di lotta all’abusivismo (per fronteggiare il problema è in cantiere di chiedere l'istituzione di un gruppo operativo che con le istituzioni si adoperi per bloccare lo stato di illegalità di molte costruzioni, a danno dei monumenti, e trovare una soluzione per i numerosissimi condoni edilizi, a danno dell'area), oltreché di risorse e disponibilità in grado di conservare le evidenze archeologiche e storiche.