L'impatto delle onde elettromagnetiche sulla salute umana: ‘Report’ torna a Monte Cavo. Le preoccupanti ricerche dell'Istituto Ramazzini

Pubblicato: Martedì, 27 Novembre 2018 - Fabrizio Giusti

ROCCA DI PAPA (attualità) – Raitre accende i fari di nuovo sul colle di Rocca di Papa. Dati fuori norma alla Stazione Termini di Roma. Anche una cena tra amici può sforare ampiamente i limiti

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Le vecchie e le nuove tecnologie, il 5G - destinato a cambiare la vita di tutti i giorni - le antenne, le emissioni, le onde elettromagnetiche, i luoghi più esposti e le sorprese da esposizione, chi controlla e chi dispone i controlli sui pericoli per l'uomo. Di tutto questo si è occupato ieri sera la trasmissione ‘Report’, su Raitre. E di nuovo, come spesso capita in certe inchieste, le telecamere sono tornate su Monte Cavo, a Rocca di Papa, luogo simbolo, da quaranta anni, delle polemiche nei Castelli Romani.

Un posto in cui le antenne dovrebbero essere tolte, anche secondo la disposizioni di alcune sentenze definitive recenti. Antenne che, come esposto anche dal lungo servizio di Report, sono sui limiti o sforano le emissioni consentite dalla legge.

Ora un nuovo tema si chiama tecnologia 5G. Il governo ha incassato dall’asta delle frequenze 6,5 miliardi di euro. Il sistema, rispetto al 4G, sarà supportato da un traffico di dati mille volte superiore e più veloce di almeno dieci volte. Aumenteranno dunque le onde elettromagnetiche, onde che oltretutto avranno una una diversa tipologia. Qualcuno ha studiato gli effetti sulla salute di questa novità? Intanto dopo venti anni sono usciti, grazie all’Istituto Ramazzini, i risultati dell’esposizione ai vecchi sistemi. E destano preoccupazione.

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Il 5G di basa su onde millimetriche poco utilizzate che garantiscono più banda. Non oltrepassano le mura di un palazzo e sono facilmente assorbibili dalla pioggia e dagli alberi. Per questo serviranno molte più antenne. Questo per la nuova tecnologia funzionerà sostanzialmente – ha chiarito il servizio di report - come un semaforo. Non avrà più un segnale a 180 gradi, ma preciso e senza dispersioni di campo. Le città, entro il 2022, saranno invase dai nuovi dispositivi. A Roma oggi ci sono poco più di 3mila antenne: ce ne saranno oltre 10mila. Ricercatori e studiosi hanno aperto già il proprio il confronto in merito all’impatto futuro sulla salute. Proprio recentemente, nei Castelli Romani, a Grottaferrata, c’è stato un interessante convegno del Comitato Tutela e Salvaguardia dell’Ambiente sul tema.

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Il limite delle onde elettromagnetiche, come noto, è 6 vm in base ad una legge di circa 17 anni fa. Si sarebbe dovuto stabilire anche il limite delle emissioni dei telefoni cellulari. Questo ulteriore passaggio, però, non è avvenuto e gli unici limiti esistenti sono quelli del Sar (il tasso di assorbimento dei tessuti) in autocertificazione fornito dagli stessi produttori di cellulari su ricerche fissate su SAM - Specific Anthropomorphic Mannequin (un manichino che pesa 100 chili – quindi non adatto alla morfologia di un bambino, una donna o un uomo dal peso e dall'altezza media - per calcolare le emissioni). Questa mancanza di certezze e di dati fissi ci espone a radiazioni che possono arrivare - secondo quanto mostrato - fino a 150 Vm.

Report è andata con Lucina Paternesi, un contatore e degli esperti nei luoghi e posti più frequentati per comprendere meglio il fenomeno. Le misurazioni esemplificative, condotte con l’ausilio di Jan Bulli dell’Mbp, Fiorenzo Marinelli (ex ricercatore del Cnr), e il ricercatore Ivano Lonigro (Inail)  ha fatto notare come spesso si sfiorino e si superino i valori consentiti. A influire di più sarebbero le Radio Fm seguite dalle televisioni digitali.

Le telecamere della trasmissione sono giunte fino alle antenne di Monte Cavo, a Rocca di Papa, le quali, come ricordato anche da Report “stanno lì da trent’anni, ma non ci dovrebbero stare”. Intervistato Gennaro Spigola, attivista Monte Cavo, che ha ricordato le sentenze di demolizione già passate in giudicato, e il sindaco di Rocca di Papa, Emanuele Crestini. Il primo cittadino ha spiegato: “Abbattere le antenne non è così semplice dal punto di vista amministrativo perché l’iter è faragginoso e lungo”. Una dichiarazione che fa presagire ancora tempi di attesa, a fronte di un certo entusiasmo che invece si era manifestato all’inizio del mese di ottobre con comunicati e dichiarazioni in merito a nuovi pronunciamenti della Magistratura.

Monte Cavo torna quindi al centro del dibattito. Nei giorni scorsi ‘Le coppiette’ erano tornate sulla vicenda con un'intervista al ricercatore Stefano Gallozzi.

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L’inchiesta di 'Report' ha però messo al centro dell’attenzione anche i dati riscontrati nelle stazioni, oppure in situazioni meno prevedibili della nostra vita quotidiana. Alla Stazione Termini di Roma, ad esempio, sono stati riscontarti valori sui 13 vm. Arpa Lazio non era mai andata sul luogo, ma sollecitata dalla trasmissione ha rilevato anch’essa, sul posto, dei limiti alti. Anche un un viaggio in metro o una cena con amici, dove tutti hanno un cellulare acceso, può dare effetti sorprendenti con valori addirittura sopra i 100 v/m.

Esiste infine una importante ricerca, molto approfondita, di cui ormai tener conto, ovvero i risultati dello studio effettuato dall’Istituto Ramazzini sui danni da esposizione alle onde basati sull’osservazione di 2.448 topi che sono stati sottoposti alle stesse radiazioni emesse dalle antenne della telefonia mobile per 19 ore al giorno e per un periodo che va dalla gravidanza delle loro madri fino alla morte naturale. I ricercatori hanno riscontrato un significativo aumento dei tumori, localizzati nei nervi cranici e al cuore. Risultati analoghi erano già stati riscontrati nel più importante studio effettuato fino ad oggi sui telefoni cellulari, quello del National Toxicologic Program degli Stati Uniti che prendeva in considerazione esposizioni diverse. Il fatto di avere riscontrato gli stessi effetti pur in presenza di livelli di ‘inquinamento’ diversi conferma la correlazione tra l’esposizione e l’insorgere di malattie o problemi per la salute degli esseri umani.

Appare dunque d’obbligo, alla luce di queste informazioni, che i Ministeri preposti attuino approfondimenti e rassicurino la popolazione dai rischi che potrebbero giungere con le nuove tecnologie e si spera che il lavoro delle istituzioni dei Castelli Romani continuino a fare il proprio lavoro di tutela della salute, intervenendo definitivamente su situazioni persino oggetto di sentenze, come Monte Cavo.

Il tempo, in queste zone più che in altre, è ampiamente scaduto.

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