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GENZANO (attualità) - Ora anche per lui è giunto il momento del congedo dal lavoro, per i raggiunti anni di servizio e di età
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E' stato una presenza molto importante per la cittadina dell'infiorata, del pane, dell'accoglienza e della cultura, dal punto di vista lavorativo per oltre 40 anni, come agente della Polizia Locale e poi come ufficiale con il grado di tenente. Ora anche per lui è giunto il momento del congedo dal lavoro, per i raggiunti anni di servizio e di età, anche se ancora come hanno detto tutti i suoi colleghi è un "giovanotto" di bell'aspetto.
Grande festa ed emozioni molto forti oggi a fine turno mattutino al Comando della Polizia Locale per il saluto di congedo del tenente Gianni Barbaliscia "il Vigile Gentiluomo", come lo ha soprannominato il suo amico cronista fotoreporter Luciano Sciurba, dopo una conoscenza lunga quanto gli anni di servizio dello storico tenente genzanese (oltre 40).
Si è occupato in questi lunghi anni, come responsabile, un po di tutti i settori, dall'urbanistica, all'edilizia, alla tutela degli animali, ambiente, parcheggi e altre mille incombenze. Molteplici attività, in collaborazione con gli uffici comunali di riferimento, le altre forze dell'ordine, la procura e i tribunali, dove i "Vigili Urbani" (come erano chiamati quando nel 1984 Barbaliscia entrò nel Corpo di Genzano, dopo aver vinto un concorso) ed ora Agenti di Polizia Locale si occupano ogni giorno. Sono intervenuti alla sede di via Roma oggi dalle 13 con un ricco buffett e una speciale e grande torta , per salutare l'ufficiale che da domani è in pensione, il sindaco Carlo Zoccolotti, il vice sindaco Luca Lommi, l'assessore alla Polizia Locale e Personale Roberto Silvestrini, gli assessori Antonella Paternoster, Francesca Piccarreta, Gianluca Ercolani, tutti i suoi colleghi attuali e quelli del passato con cui ha lavorato per lunghi anni e altri funzionari e impiegati comunali dei vari settori .
"A tutti voi, colleghi, amministratori comunali, sindaco, comandante Gianfranco Silvestri, alla cittadinanza intera , ai miei concittadini, desidero dire un semplice grazie. Per quanto mi avete dato, apprezzando il mio lavoro, confrontandoci ogni giorno per risolvere problemi, affrontare insieme situazioni delicate, come la pandemia, e per avermi ognuno di voi; dato e insegnato qualcosa di buono, di cui farò esperienza anche da pensionato. Siamo sempre stati una squadra, per questo abbiamo raggiunto aldilà dei nostri caratteri, dei nostri problemi personali, delle nostre doti e dei nostri difetti, sempre buoni risultati in questi 40 anni di lavoro insieme su mille fronti. Ai nuovi qui presenti, ai più giovani, desidero dire, che in questo lavoro, dobbiamo essere sempre al fianco del cittadino, metterci cuore e passione. Le persone con cui veniamo in contatto ogni giorno, devono vederci, benchè in divisa, come amici e operatori che agiscono per la loro sicurezza e il loro bene, non come soggetti autoritari. Ma come autorevoli rappresentanti della legge, che aiutano i cittadini ad avere risposte, aiuto, nel momento del bisogno, intervenendo lì dove c'è ne sia bisogno per prevenire reati e problemi vari, non solo per sanzionare ".
Un lungo applauso ha chiuso il breve intervento del tenente Gianni Barbaliscia, nel suo solito stile pacato, mite, educato, che gli è valso il soprannome di "Vigile Gentiluomo" quale è sempre stato. Ha lavorato al fianco di molti comandanti, il suo primo comandante è stato il mitico Carlo Giorgi, detto " U Guardiò" per la sua mole e la sua altezza di circa 2 metri, un uomo di grande bontà e ironia.
Si sono susseguiti in questi lunghi 40 anni molti sindaci, da Cesaroni (quando entrò nel Corpo nel 1984) a Zoccolotti, passando per Pesoli, Ercolani, Gabbarini, Lorenzon, un paio di commissari prefettizi, la reggenza da sindaco di Maurizio Spinetti dopo la morte di Cesaroni nel 1997, andando sempre d'accordo con tutti, facendo il suo lavoro con dedizione e professionalità. Gianni Barbaliscia era entrato nei Vigili Urbani nel 1984, con quel gruppo di colleghi, di cui ancora molti sono in servizio e con cui c'è stata sempre affinità, confronto rispettoso e crescita negli anni.
Sono intervenuti anche il comandante della stazione Carabinieri di Genzano, luogotenente Giuseppe Esposito La Rossa, l'appuntato Gennaro Ricci e la presidente del consiglio comunale Patrizia Mancini.
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CASTEL GANDOLFO (eventi) - Nell’occasione è stata consegnata una nuova donazione di cinquemila euro, dai fondi della “carità del Vescovo”, per le necessità di questa casa di accoglienza
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Nel pomeriggio di martedì 26 marzo il vescovo di Albano, Vincenzo Viva si è recato nuovamente in visita presso il Monastero studita ucraino di Castel Gandolfo, dove il padre Kozak Oleh, conosciuto come padre Oreste, accoglie, insieme a dei volontari, circa trenta rifugiati dalla guerra ucraina. Nell’occasione è stata consegnata una nuova donazione di cinquemila euro, dai fondi della “carità del Vescovo”, per le necessità di questa casa di accoglienza.
Al fraterno incontro con padre Oreste e con gli ospiti del monastero, soprattutto mamme con i loro figli e persone anziane, ha partecipato anche Alessio Rossi, direttore della Caritas diocesana di Albano. «In questi giorni della Settimana Santa, nei quali contempliamo il cammino di Gesù verso la sua crocifissione sul monte Calvario in Gerusalemme – ha detto il vescovo Viva – è necessario per noi fissare lo sguardo anche sulle persone crocifisse nel nostro tempo. Il popolo ucraino è un popolo traumatizzato ormai da più di due anni. Nel mese di dicembre dello scorso anno si sono contati quasi 6 milioni di rifugiati ucraini in Europa: famiglie sconvolte che hanno dovuto lasciare le loro case, gli ambienti a loro familiari, scappare da bombe e violenze, cercare riparo in altre nazioni. Il sorriso è scomparso dal volto dei bambini. I loro occhi ci parlano della sofferenza di questo popolo. Tante famiglie sono state divise, mentre i loro papà e i figli maggiorenni si trovano a combattere e a morire». La visita al monastero di Castel Gandolfo è stata, allora, anche occasione per ribadire la vicinanza della Chiesa di Albano a tutto il popolo ucraino: «Oggi – ha aggiunto il vescovo di Albano – sono qui per testimoniare e assicurare che la nostra diocesi di Albano continua a stare vicino a questi fratelli e sorelle ucraini che hanno trovato accoglienza nel nostro territorio diocesano. Siamo vicini con la preghiera, ma anche con la solidarietà concreta. La nostra Caritas diocesana può raccontare ormai tante storie belle e commoventi di vicinanza a queste persone, molte delle quali hanno trovato integrazione, lavoro, nuovi amici e nuova speranza. Per la maggioranza l’obiettivo rimane ovviamente quello di ritornare nella loro patria, in condizioni di libertà e sicurezza. Per questo è necessario anche uscire dalla spirale infernale della logica della guerra. Qui non si tratta ormai più di vittoria o di resa, ma di fermare le armi che uccidono e distruggono, attraverso la mediazione, la negoziazione e qualche inevitabile compromesso. La pace è possibile, se è veramente voluta, specialmente anche fuori dai confini dell’Ucraina e della Russia».
Negli ultimi due anni, infatti, sul territorio della diocesi di Albano, con il coordinamento della Caritas diocesana, sono stati accolti e sostenuti 60 nuclei familiari, per un totale di 149 persone tra adulti e minori, provenienti dall’Ucraina.
Attraverso il progetto A.PR.I. (Accogliere, Promuovere, Integrare) della Caritas Italiana, sono state aperte le porte di due opere segno della diocesi (la casa di accoglienza “Cardinal Pizzardo” di Torvaianica e la casa “Monsignor Bernini” di Tor San Lorenzo) e di alcuni istituti religiosi presenti sul territorio diocesano (lo stesso monastero Studita-Ucraino di Castel Gandolfo, le Missionarie Unitas in Christo ad Patrem di Anzio, le Monache Agostiniane di Genzano, i Salesiani don Bosco di Genzano, i Padri Giuseppini del Murialdo di Albano), che hanno offerto a queste famiglie non solo un rifugio sicuro, ma anche un sostegno tangibile nel cammino verso l'autonomia. " Grazie al costante lavoro e alla generosità di questi istituti e dei volontari della Caritas, tutte le persone ospitate hanno potuto raggiungere un buon livello di autonomia, integrandosi positivamente nella comunità in uno spirito cristiano ", ha detto ieri mattina il vescovo Viva nel visitare il Monastero Ucraino di via Gallerie di Sopra a Castel Gandolfo, una splendida location a picco sul Lago Albano.
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