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Grottaferrata, il Depuratore e la Valle deturpata: torna la polemica

16-02-2017

GROTTAFERRATA – Un'opera dolorosa ispirata da un aumento di popolazione indiscriminato, lo scempio di un luogo naturale memoria storica di una comunità

E' bastato un post, pubblicato sul gruppo Facebook ''Grottaferrata terra di nessuno'', per riaprire una ferita dolorosa. Due foto (qui pubblicate) che simboleggiano almeno un quinquennio di parole a battaglie isolate ed inascoltate. Con un risultato evidente: la effettiva costruzione di un Depuratore a Valle Marciana, ritenuto ''necessario' dalle istituzioni, e figlio di un progetto regionale che ha compiuto in questi anni numerosi lavori di allacci fognari (da Rocca Priora, Rocca di Papa, San Cesareo, Marino, Monte Compatri, Palestrina) proprio con lo scopo di far arrivare le utenze alle grandi vasche di destinazione.

Dal 2012, anno in cui le operazioni di ampliamento sono partite, il depuratore è cresciuto, si è trasformato, ha consumato una zona di pregio. L'ultimo grido in ordine di tempo, un anno e mezzo fa, è stato quello de ''U Lengheru Neru'', associazione che si è dovuta battere assieme ad altre poche realtà affinché l'opera comprensoriale non si realizzasse. Tuttavia quella che è stata chiamata la ''fossa biologica dei Castelli'' ormai è sotto gli occhi di tutti. Uno ferita ambientale e paesaggistica nata per servire gli scarichi di 40mila abitanti. Utenze che vanno ad aggiungersi alle 30mila già previste dalle opere già esistenti.

''Lengheru Neru'', il ''Piccolo Segno'' di Grottaferrata e ''Italia Nostra'', nell'iter di approvazione, già all'epoca della proposta del progetto, denunciarono che alcuni passaggi amministrativi fondamentali per realizzare gli interventi erano stati ignorati. Ciò portò i movimenti alla presentazione di un esposto presso la Procura della Repubblica di Velletri, avverso i provvedimenti di approvazione. Ma l'unica via possibile per l'impugnazione degli atti sarebbe stata quella di un ricorso al TAR del Lazio. Economicamente complessa. Specie quando si è da soli a gridare.

Poco più di un anno fa ''Lengheru'' scriveva: ''A suo tempo sostenemmo che l'area scelta per la costruzione del nuovo depuratore era l'unica area dove le acque meteoriche raccolte dal corso d'acqua, in tutta la stretta vallata da Rocca Priora a Valle Marciana, si espandevano in caso di forti piogge, rallentando la corrente ed evitando che questa erodesse gli argini. Ora che il depuratore è costruito, almeno nella sua parte muraria, il corso d'acqua è costretto tra il nuovo e vecchio depuratore, in un angusto canale, è al di là di probabili esondazioni nell'area del nuovo depuratore, la corrente è così forte che sta erodendo centinaia di metri dalle proprietà vinicole, strappando alle proprietà interi filari di vigne pregiate''. Il futuro sarà come è stato qui prospettato?

Non è stato considerato neanche il problema, non di poco conto, delle dinamiche batteriche che si possono originare al di sopra delle vasche di trattamento dei liquami. Trasportate dal vento, corrono il rischio di minacciare le uve, gli orti e le case vicine.

Già ai tempi dell'Amministrazione Ghelfi, nel gennaio del 2009, ci fu un tentativo per impegnare la Regione Lazio ad un accordo di programma per delle azioni compensative per l’onere assunto e tali da garantire un ''impatto minimo sul piano sociale ed ambientale dell'opera''. Poi fu il turno della Giunta Mori e del Consiglio Comunale che approvò il progetto preliminare e la variante urbanistica con la Delibera del 29/6/2011. Infine gli anni a seguire, in cui il Comune è rimasto sostanzialmente da solo a raffrontarsi con questo intervento, senza però maturare una fase critica convincente e concreta.

Si potrebbe discutere sulle responsabilità politiche di tutte le amministrazioni che valutando l'opera come ''strategicamente importante'' hanno permesso che si realizzasse un progetto che serve i paesi limitrofi e non a Grottaferrata. Un progetto che è l'ammissione di colpa di un territorio che si è cannibalizzato da solo con il cemento, senza infrastrutture e servizi, segna sistemi fognari (da costruire successivamente), che ha messo in fila le case senza generare le comunità e la condivisione della crescita sostenibile e (almeno) nelle regole, che ha garantito un abusivismo di consenso politico in parte responsabile delle conseguenze che poi hanno portato, per aggiustare un meccanismo rotto, alle opere di depurazione finalizzate in un'area di memoria storica e narrazione contadina e popolare.

La politica, dentro la quale l'argomento Valle Marciana è stato trattato per slanci, male, addirittura trascinando nell'oblio l'argomento, ha le sue colpe. Nitide. Perché è la politica che può decidere, lei sola, di cambiare i destini di un luogo. Questa area geografica alle porte di Roma, dove la qualità degli amministratori si è livellata drammaticamente verso il basso, continua a governare i Castelli romani come fossero ancora negli anni settanta. A compartimenti stagni. Acqua, immigrazione, integrazione, traffico, inquinamento, abusivismo oggi continuano ad essere temi che fanno fatica a trovare una collegialità. Ed infatti, poi, non si risolvono.

Una domanda emerge: se i comuni continueranno a predisporre il proprio avvenire solo in base all'aumento dei residenti, puntando sull'edilizia e l'ultimo consumo di suolo, il problema si ripresenterà? A quel punto, magari tra dieci anni, servirà un altro depuratore a Grottaferrata? Lo racconteranno le future generazioni, a quel punto. Ma ovviamente speriamo che ciò non accada.  



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