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Grottaferrata, oltre settemila elettori disertano le urne: mai successo. La fuga dal voto

12-06-2017

GROTTAFERRATA (elezioni) – Un dato che dovrebbe far riflettere tutta la politica locale. Al secondo turno si teme una percentuale risibile

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Sette candidati sindaco (più 16 liste collegate), eppure mai così i pochi sono andati alle urne in una elezione amministrativa. Oltre settemila persone hanno lasciato a casa la scheda elettorale. Grottaferrata emerge come uno dei dati più bassi della Regione Lazio in questa consultazione. Un fatto mai accaduto prima, in queste dimensioni (decisamente allarmanti). Qui, dove i possibili sindaci erano più che in altri luoghi delle colline a sud di Roma, si deve avere il coraggio di interrogarsi sul perché nessuna tra le proposte palesate alla città è risultata degna di considerazione al punto di andare in un seggio per il proprio diritto/dovere.

La campagna elettorale è arrivata ovunque, dal centro alla periferia, e tutti si sono dati un gran da fare. Ma non basta più. C'è una parte di Grottaferrata, quella che magari lavora altrove, vive altrove e frequenta il paese solo per dormire o nel fine settimana, a cui non interessa chi sarà il suo sindaco. Semplicemente perché la sua vita scorre, e forse gli va bene così. Allora perché cambiare, perché partecipare ad un processo che non muta l'esistenza quotidiana? Ma questa è solo una parte della grande comunità che ha evitato il voto, oggi maggioranza (a)sociale.

C'è altro, e va ricercato anche nell'offerta di un panorama politico che ha dato l'impressione, in troppi casi, di essere stato concepito su misura per l'appuntamento, per la spartizione delle misure, della ricerca del voto, inondando le casette delle lettere di fogli e foglietti, ma raramente - e solo in particolari casi - di contenuti, di percorsi lineari e coerenti (come quello – al di là dei futuri protagonisti del ballottaggio - di Rita Consoli, grande protagonista di questa tornata). E allora si è rimasti a casa. Tanto era uguale.

Altre componenti sono da mettere nel conto: la data del voto (forse un giorno non basta, specie a giugno) e un certo senso di delusione, di repulsione e di rassegnazione nei confronti della politica locale, capace di due commissariamenti nel giro di pochi anni (Mori, Fontana). Eppure il campanello d'allarme era già suonato da tempo e ne avevamo scritto abbondantemente. Rimedi e idee non hanno saputo arginare il deflusso.

Va detto, comunque, che chi non partecipa è colpevole. Se si volevano cambiare le cose, c'era la possibilità di entrare nella cabina elettorale e scegliere. Ora è tardi. Lamentarsi domani non servirà a nulla. Tuttavia a Grottaferrata si dovrà fare una riflessione serie per comprendere perché ben il 40% dell'elettorato, nonostante la propaganda elettorale abbia usato tutti i mezzi a disposizione, dai volantini ai comizi, dai video alle assemblee fino ai social, abbia detto “No, grazie”. E lo ha detto anche ad oltre 230 candidati al consiglio comunale, che avrebbero dovuto animare l'interesse.

Nelle città dove una volta andava a votare anche più dell'85% degli aventi diritto al voto oggi c'è solo un'enorme piazza semivuota. E ora il timore più grande è tutto rivolto al ballottaggio, dove c'è una grande probabilità che il prossimo sindaco diventi espressione di una netta minoranza (seppur decisiva e legittima) dell'elettorato della città.

 



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