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"La terza nave romana nel lago di Nemi? Esiste e so dov'è"

15-11-2016

NEMI (attualità) - Parla Giuliano Di Benedetti: "Basta leggere i documenti: è sempre stata qui ma è stata dimenticata per 200 anni". Dopo le immersioni si attende l'ecoscandaglio per la prova definitiva. "Potrebbe essere immensa"

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"Io visionario? Magari visionari sono gli altri che mi accusano di esserlo". Giuliano Di Benedetti, 73 anni di Genzano (foto qui sotto), di professione architetto con la passione per la storia e l'archeologia sente di essere vicino alla verità. E' stata sua, negli scorsi mesi, l'intuizione che sotto le acque del lago di Nemi, lì dove nel 1929 Mussolini volle far riemergere i due scafi di navi romane attribuite a Caligola, ci sia un altro natante.

"Non lo dico io: lo dicono i documenti e bastava leggerli con un pizzico di attenzione", afferma. La terza nave, insomma, secondo lui c'è eccome e si trova in un punto ben identificato del lago. "Ammetto che io stesso sono caduto in errore l'anno scorso: abbiamo cercato nel punto sbagliato, ora so dove si trova ed a confermarmelo, per il momento, è proprio un attento confronto dei documenti".

DE MARCHI - La terza nave, insomma, secondo Di Benedetti non solo c'è ma se l'ingegnere militare bolognese Francesco De Marchi nel 1535 non ha visto male e non ha "misurato" fischi per fiaschi, è anche una nave immensa. "De Marchi - racconta l'architetto - nel suo libro pubblicato nel 1599 dice espressamente di aver toccato con mano il legno dell'imbarcazione". Ma perché dovrebbe trattarsi di un'altra nave rispetto a quelle fatte riemergere dal Regime? "Ce lo fanno capire molte cose e ce lo dice lo stesso De Marchi nel suo libro".

INCLINATA - Sì, appunto, ma perché non una delle navi del 1929? "Lo scrive De Marchi stesso, chiaramente: lui nel lago di Nemi, all'interno di una botte speciale il cui sistema di areazione è stato probabilmente inventato da Guglielmo Di Lorena che però gli impone di non rivelare il suo "brevetto", si immerge per misurare l'inclinazione dello scafo". Ovvero? "Le navi del 1929, quelle che furono scoperte nel 1895 dall'antiquario Eliseo Borghi impegnato in ben altro, erano adagiate sul fondo del lago, in una zona non distante da dove poi venne edificato, ovviamente, il museo delle navi. Insomma: quei due scafi, andati come noto distrutti nella tarda primavera del 1944, non erano affatto inclinate rispetto al fondale".

Insomma, quella che De Marchi vede, tocca e misura è una nave diversa. "Esattamente, ne sono convinto. Ma non solo io. Perché lo scafo che l'ingegnere militare emiliano rileva è lo stesso che Leon Battista Alberti aveva già esplorato, grazie all'aiuto di esperti nuotatori genovesi, verso il 1460". Insomma, siamo a 4 secoli e mezzo di ricerche? "Esattamente: Alberti e De Marchi, e sono loro stessi a raccontarlo, tentano di tirare su lo scafo che hanno trovato ma quello non si muove neanche".

LEONARDO - Sono finiti i "visionari"? "Direi di no, perché anche Leonardo da Vinci, secondo quanto leggiamo, mentre stava studiando come bonificare le paludi pontine, si è fermato nel lago di Nemi. Siamo nel 1512 (lo scienziato toscano muore nel 1519, ndr) ed i suoi allievi, proprio grazie ad una campana da lui ideata, riescono a scendere sott'acqua ed a vedere la nave. Non solo: a papa Giulio II (Giuliano della Rovere, ben noto ai Castelli romani, ndr) propone anche un sistema per far riemergere lo scafo con una serie di palloni pieni d'aria. Il problema è quello di far salire poi la nave sulle sponde e non se ne fa nulla anche perché nel 1513 Giulio II muore e sei anni dopo lo segue lo stesso Leonardo".

ETA' CONTEMPORANEA - Per secoli poi delle navi di Nemi non parla più nessuno. "Esatto - continua Di Benedetti -: fino a quando nel 1810 viene ripubblicato per integrale il libro del De Marchi del 1599. A quel punto, tra gli altri, tal Annesio Fusconi nel 1827 si butta nel lago per vedere dopo più di due secoli la nave, sa dove andare. Ma dopo di quelle immersioni, tra traversie politiche, guerre e problemi ben più grandi della nave non si parla più". E la nave è la stessa di Alberti, De Marchi e Leonardo? "Decisamente sì". Perché?

1895 - "Perché - spiega l'architetto - quando l'antiquario romano Eliseo Borghi, impegnato in una serie di scavi nell'area del tempio di Diana, contrattualizzato dagli Orsini, ascolta i racconti dei contadini della zona strabuzza gli occhi. Gli dicono che ci sono delle navi lì sotto, sulla destra del lago guardando Genzano, non distante dalla sponda del lago. Nessuno gli dà retta a Roma, gli esperti, gli antiquari, gli archeologi, lo stesso ministero minimizzano, gli dicono che al più si tratta dei pali di sostruzione di un giardino pensile della villa di Cesare. Lui non dà retta e va avanti". E si immerge. "Sì, nel lago manda i palombari e quelli trovano gli scafi".

Lo scafo o gli scafi? "Trovano le navi che poi vengono recuperate. Qualche vecchio genzanese che ricorda le immersioni del 1827 prova a rilevare che all'epoca le ricerche furono fatte altrove, ma ormai la macchina è partita perché i pescatori dicono che lì si impigliano le reti. Borghi va avanti fino a quando non dimostra che le navi ci sono eccome: gli scafi prima della definitiva attribuzione a Caligola (12-41 d.C.) vengono considerati di Traiano o Tiberio. l ministero capisce che l'affare è grosso e lo sfila al Borghi: poi tra crisi politiche e guerra per il recupero, vicenda ben nota, bisogna attendere Mussolini".

LA TERZA NAVE - La terza nave, però, se l'ipotesi fila, è ancora lì. "Ne sono convinto. Nelle scorse settimane le immersioni dei sub della protezione civile e dei carabinieri hanno rilevato la presenza di fasciami di legno. Di travi. Lì sotto c'è qualcosa eccome: e non sono i pali di un porto, né di un giardino pensile".

Di fatto è possibile ritenere che dal 1460 in poi si sia rilevata la sola "terza nave" (siamo nel campo delle ipotesi) perché più vicina alla sponda del lago, praticamente appoggiata sul fianco del costone.

SE C'E' POTREBBE ESSERE ENORME - Se l'intuizione di Di Benedetti è giusta, si tratterebbe di una scoperta clamorosa. C'è dell'altro però, secondo lo studioso. "De Marchi la nave l'ha misurata e l'ha anche collocata dettagliatamente nel lago. O meglio: ci ha detto dove sta e quanto è grande. Se non ha misurato male si tratterebbe di un natante immenso: lungo 70 canne e largo 35". In metri? "156 per 78. Come a dire che sulla superfice di questa nave entrerebbero ben 4 delle navi più grandi emerse nel 1929". Immensa. "Immensa. Dovesse essere tutto vero, si tratterebbe del natante in legno più grande mai costruito". Non sarebbe insomma una seconda nave da traino di quella considerata fino ad oggi la "nave palazzo" di Caligola. "No, decisamente. Questa sarebbe LA nave".

DOVE - Il disegno riportato in alto, realizzato da Sergio Lanna, è opera di fantasia ed è bene evidenziarlo. Ma le cose secondo Di Benedetti potrebbero stare proprio così. "Stiamo cercando la nave, o meglio, pensiamo di averla trovata eccome nel costone a est di Genzano, praticamente a 180° da dove si trovavano le altre due. Ammettendo che lo scafo sia affondato di fianco, pur scendendo un po' di punta, l'ipotesi è che fosse ormeggiato e che dunque si sia inclinato così come rilevato da De Marchi nel 1535. In quel punto il costone è franato diverse volte, l'ultima delle quali anche nel 1929 quando il lago venne svuotato fino ad un livello di circa -25 metri. La nave potrebbe insomma essere parzialmente interrata anche oltre il pelo libero dell'acqua e parte immersa, coperta da terra e limo".

Anche perché l'attuale livello del lago è inferiore a quello originario precedente allo svuotamento immane della fine degli anni '20.

RICERCA - Si attende proprio in queste settimane l'ecoscandaglio che dovrebbe finalmente mettere un punto fermo sulle ipotesi e dire come stanno le cose e dare conferma dell'esistenza della nave. E secondo Di Benedetti, soprattutto se le dimensioni fossero confermate, non si tratta davvero di cercare un ago nel pagliaio, quanto "un motoscafo in una vasca da bagno". "Ripeto: le ultime immersioni fatte (LEGGI l'articolo) hanno evidenziato qualcosa di ampiamente compatibile con l'intera ipotesi di partenza. Vogliamo trovare una delle fiancate dello scafo: quello ci darà la certezza di trovarci di fronte alla terza nave davvero".

Scafo che, presumibilmente, proprio come gli altri due, dovrebbe essere composto da un fasciame di legno di pino protetto esternamente da uno "scudo" in piombo, con una intercapedine isolata con lana di vetro imbevuta di bitume.

"A breve sapremo chi è il visionario", dice Giuliano Di Benedetti. Gli brillano gli occhi e sorride.

Disegno di fantasia realizzato da Sergio Lanna



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