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Il nervo scoperto del Pd di Rocca di Papa si chiama Mdp

22-06-2017

ROCCA DI PAPA (politica) - Viaggio nei rapporti lattiginosi tra chi se n'è andato e chi è restato ma continua a giocare su 4 tavoli. Diktat: guai a parlar male degli ex compagni

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Guai a toccare gli amici dell'Articolo 1-Movimento democratico progressista. Guai a dirne o a pensarne male. Guai a credere che siano stati dei "traditori" o quantomeno che abbiano preso ormai una strada diversa da quella che dovrebbe essere invece quella di un Partito democratico che a Rocca di Papa sbanda paurosamente da destra (il sindaco Crestini) a sinistra (i demo-prog).

Un Pd che non riesce a trovare una propria collocazione, una propria identità, che non riesce a liberarsi dalle tossine di due anni vissuti allo sfascio né, tantomeno, riesce a trovare gli anticorpi per quelli che sono i "saprofiti" che da tempo ne succhiano ad uso e consumo personale la linfa vitale.

Quanto accaduto nei giorni scorsi, a seguito del nostro articolo dove si riportava - senza alcun fronzolo e con composta asciuttezza - il resoconto della riunione di lunedì 19 giugno (LEGGI l'articolo) ha dell'incredibile.

Tanto che mentre l'esercito Mdp gridava allo scandalo per il solo fatto che qualcuno in seno al Pd (quasi tutti i presenti, per la verità, in sostanza) avesse minimamente pensato di produrre un atto forte nei confronti degli ex compagni di partito, dalle stanze dei dem ci si affrettava a chiedere scusa per bocca di un imbarazzato commissario reggente Marco Catalini tirato per la giacchetta di qua e di là (LEGGI l'articolo).

Insomma: l'Mdp può continuare a tirare schiaffoni agli ex compagni di partito e a cercare spazi da occupare senza guardarsi dal pestare piedi e vecchi rapporti, in vista di un non certo lontano ritorno alle urne. Quelli del Pd, invece, devono andarci con i guanti bianchi perché non si sa mai che gli amici di ieri, con i quali i rapporti sono ancora molto stretti soprattutto in alcuni esponenti, possano rivoltarsi davvero contro. Inutile fare i nomi, sulla sponda Pd, sono sempre gli stessi che giocano su 4 tavoli diversi: il tavolo di Crestini (sindaco da tenere molto vicino), il tavolo di un Mdp da coprire di "mi piace" e da "selfarsi", il tavolo di un congresso che non si è stato in grado di vincere ad aprile neanche senza avversari ed il tavolo di un Pd sovracomunale che ormai guarda quelli di Rocca di Papa come la peste.

Il nervo scoperto di un Partito democratico di Rocca di Papa cui serviranno talmente tanti anni per ripartire davvero che probabilmente neanche il Pd nazionale camperà tanto, si chiama proprio Mdp. Guai a dirne di storte, perché scattano le rappresaglie.

Eppure ne gioverebbe probabilmente in termini di chiarezza nel rapporto con un elettorato e più in generale con i cittadini sempre più stanchi e distaccati dalla politica e della "cose politiche".

Una storia tutta roccheggiana: in nessun altro Comune dei Castelli romani, né pare tantomeno fuori, i demo-prog sono vistosamente più forti del Pd tanto da dettare legge e ridurre alla subalternità gli ex compagni. Tanto che se si votasse oggi (magari nel 2018...) l'Mdp avrebbe già bell'e pronto in casa il proprio candidato sindaco (Maurizio Querini) mentre il Pd oggi non sa neanche se sarebbe in grado di presentare una sua lista senza scannarsi.

Eppure, è evidente che nella parte ancora meno compromessa della pangea dem, ci sia la forte necessità di affrancarsi rispetto a chi se n'è andato ed ha scelto - legittimamente - la propria nuova strada. Se questo si concretizzerà con un atto duro col quale il Pd chiederà le dimissioni dei due consiglieri comunali ex Pd ed oggi Mdp (tra cui l'ex sindaco Pasquale Boccia, al cui posto - per assurdo - entrerebbero Federico Tisbi e Massimo Litta) per aver "tradito il mandato degli elettori" staremo a vederlo. Un atto che un partito forte, un partito non subalterno, avrebbe già dovuto produrre.

Comunque vada si tratterà di un semplice atto formale. Non esiste alcun vincolo di mandato se non quello, probabilmente, della morale politica.



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