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Grottaferrata: le petizioni, il futuro dell'Abbazia e quell'articolo passato inosservato

08-02-2017

GROTTAFERRATA - La raccolta di firme va avanti. Spunta in città un articolo pubblicato dall'Espresso un anno fa, su cui ora si dibatte

Un articolo passato inosservato, per distrazione o chissà cosa. Il pezzo, pubblicato il 6 settembre del 2016 dall'Espresso con l'autorevole firma del vaticanista Sandro Magister, aveva come titolo ''Ecumenici fuori casa, ma dentro sono botte''. Il sommario precedeva l'analisi: ''Grandi sorrisi con Costantinopoli e Mosca. Mano pesante invece con le oasi bizantine in Occidente. I casi emblematici delle diocesi italo-albanesi e del monastero di Grottaferrata''.Per qualcuno queste parole, oggi che la polemica sul futuro dell'Abbazia di Grottaferrata ha ripreso vigore con tanto di raccolta di firme da inviare direttamente a Papa Francesco (leggi l'articolo), assumono tutta un'altra luce. L'articolo ha preso a circolare in città ed è tornato improvvisamente d'attualità.

Un'analisi interessante, quella di Magister, ove si marcavano le differenze tra l'ecumenismo sempre più arricchito dai gesti del Papa verso le Chiese orientali, da Costantinopoli a Mosca, e quello interno. ''Un colpo dopo l'altro, la congregazione vaticana per le Chiese orientali – scriveva Magister - non fa che dissipare quel che resta di importanti diocesi e istituzioni di rito cattolico bizantino, invece che rafforzare la loro identità''. ''Governa la congregazione – proseguiva - il cardinale argentino Leonardo Sandri, cresciuto in segreteria di Stato e coadiuvato dal gesuita Cyril Vasil, segretario, e dal domenicano Lorenzo Lorusso, sottosegretario, entrambi canonisti e appartenenti a due ordini religiosi che di orientale non hanno nulla''.

LEGGI LARTICOLO DE L'ESPRESSO DEL 6.9.2016

Due eventi, secondo Magister, avevano dato l'incipit il nuovo corso: la nomina ad Esarca apostolico di Atene di Manuel Nin, catalano, monaco benedettino, già rettore del Pontificio Collegio Greco di Roma, e quella a presidente della commissione speciale per la liturgia presso la congregazione per le Chiese orientali di Piero Marini. Poi il riferimento ad una lettera del Nunzio apostolico in Italia, Adriano Bernardini, mirata a sondare la fattibilità della fondazione di una Chiesa capace di raccogliere tutti i fedeli di rito bizantino in Italia. ''Il piano – scriveva Magister - prevede l’estensione della giurisdizione della diocesi di Piana degli Albanesi ai fedeli bizantini di tutta la Sicilia; della diocesi di Lungro degli Albanesi ai fedeli bizantini di tutta l’Italia meridionale peninsulare; e del monastero di Grottaferrata ai fedeli bizantini dell’Italia centrosettentrionale. Si darebbe vita così a una sorta di ''Chiesa cattolica dei bizantini in Italia'' unificata, che metterebbe assieme fedeli di Chiese con tradizioni proprie, con calendari differenti, chi gregoriano e chi giuliano, e persino con riti diversi, essendovi nell'eparchia di Piana degli Albanesi anche preti e parrocchie di rito latino''. Progetto complesso, a causa delle varie interpretazioni e delle varie singole rivendicazioni.

L'ABBAZIA DI GROTTAFERRATA - ''Quanto all'abbazia di Grottaferrata, il suo futuro è ancora più problematico – scriveva ancora Magister - dopo le dimissioni accolte il 4 novembre 2013 dell’ultimo archimandrita, il monaco basiliano Emiliano Fabbricatore, Papa Francesco ha diviso le cariche, nominando egumeno il benedettino belga Michel Van Parys, già abate di Chevetogne, e affidando la giurisdizione diocesana a Marcello Semeraro, vescovo di Albano, stretto collaboratore del papa in quanto segretario del consiglio dei nove cardinali per la riforma della curia romana e il governo della Chiesa universale''. Quindi la svolta del 30 maggio 2016, con la nomina del vescovo di Albano a delegato pontificio dell'ordine basiliano d'Italia e ad amministratore apostolico del monastero, e la cessazione delle funzioni di Van Parys. Tutto ciò in una comunità monastica ridotta a pochi monaci anziani e di questo passo – commentava il Magister - ''destinata progressivamente a cambiare natura in forme attualmente allo studio della Santa Sede".

Oggi l'Abbazia è al centro delle preoccupazioni dei cittadini, che nei giorni scorsi hanno organizzato una raccolta di firme per chiedere a Papa Francesco un intervento per riportare speranza e continuità ad un luogo sacro che dal 1004, anno di fondazione, ha mantenuto intatto la sua natura, i suoi riti, la sua spiritualità. Un simbolo ecumenico che ora i residenti del luogo vogliono difendere dalla voci, dalle illazioni, dalle dicerie, dalle mezze verità, da un momento di stallo che secondo alcuni potrebbe essere il prologo a novità definite persino ''sgradite''.

“Con la Chiesa cattolica dei bizantini in Italia” unificata – concludeva il Magister - questa sua identità verrebbe definitivamente compromessa. Resta un mistero come una realtà orientale così significativa – concludeva - nel cuore della Chiesa romana, sia stata lasciata decadere a tal punto, senza che nulla fosse fatto per salvarla''.

Sopratutto su questo ultimo passaggio, quello della ''decadenza'', i promotori della mobilitazione odierna sono in perfetta linea. Rimane incomprensibile, nonostante da anni si parli del momento di depauperamento del numero di monaci all'interno del sito, il fatto che nessuno si sia effettivamente mobilitato al fine di anticipare quella che a tutti appare come una fase di transizione.

Nei prossimi giorni, da quanto si vocifera in città, sono pronte ulteriori iniziative da parte del gruppo di fedeli più sensibile alla realtà fondata da San Nilo. Non è escluso che alcune di queste siano 'clamorose'. Intanto, a conferma che comunque esiste un'attenzione profonda per la considerazione del sito, stanno tornando i ''5 sabati all'Abbazia'', occasione di dialogo e confronto che confermano l'importanza di questo gioiello.

(Foto Mauro Tomboletti)

 



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