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Tremano i Castelli, 5 scosse in serie: il vulcano si risveglia? La geofisica D'Addezio: "Tutto nella norma, presto per ogni valutazione"

15-01-2017

ROCCA DI PAPA (attualità) - La direttrice del museo Geofisico di Rocca di Papa inquadra la sequenza di scosse verificatasi ieri: "Non è ancora uno sciame, gli altri indicatori non forniscono alcun elemento di allarme"

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Cinque scosse in 18 ore: dalle 3.01 alle 21.48 di ieri, tutte con magnitudo compresa tra 2.2 e 2.5 e tutte con identico epicentro, ad Ariccia, tra i due laghi dei Castelli romani (LEGGI l'articolo).

Una mini sequenza di eventi sismici che non è ancora però sufficiente per definirla "sciame" e che, a detta degli esperti, non fornisce alcuna indicazione particolare. Almeno per il momento.

Il sorvegliato speciale resta sempre il vulcano dei Colli albani, erede diretto dell'immenso vulcano Laziale: un vulcano attivo seppur in stato di quiescenza del quale le ultime eruzioni risalgono a 36mila anni fa.

"Siamo in una fase troppo iniziale per definire qualsiasi tipo di attività - spiega la dottoressa Giuliana D'Addezio, dipendente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) e direttrice del museo di Geofisica di Rocca di Papa -, siamo ancora a livello di comportamento standard di un vulcano quiescente qual è quello dei Colli albani". Insomma: i terremoti rientrano dunque nella normale attività del vulcano.

Per quanto ravvicinate e seppur poco forti, anche per la relativa profondità (10 chilometri), le 5 scosse che si sono registrate ieri, 14 gennaio, non forniscono grandi indicazioni. "In passato ci sono state sequenze importanti che hanno dato vita ad un vero e proprio sciame: nel 2006 ad esempio si registrarono fino a 22 eventi nel giro di pochi giorni con magnitudo massima di 2.7 e relativa profondità che poi però si esaurirono senza ulteriori fenomeni. Lo sciame che la popolazione ricorda è invece quello a cavallo tar il 1989 e il 1990 quando per quanto la scossa più forte raggiunse una magnitudo di 3.1, la superficialità dei movimenti sismici li rese molto avvertiti e qualche problema lo crearono".

Insomma, se la domanda è "Questi 5 terremoti dicono che il vulcano si sta risvegliando?" la risposta è "Troppo poco per avere qualsiasi indicazione".

"E' bene ricordare - spiega ancora la geofisica - che il nostro vulcano, proprio per la sua vicinanza a Roma e per la sua storia è uno dei più studiati e più monitorati. Qualche piccola scossa, per quanto possa comprensibilmente preoccupare la popolazione (anche quando non avvertita come in questo caso) non è sufficiente per dare alcuna indicazione in tal senso: bisogna dire infatti che gli altri parametri sotto osservazione, vale a dire le emissioni gassose dal sottosuolo principalmente e l'innalzamento del terreno sono assolutamente stazionari".

Un vulcano, quello dei Colli albani, erede come detto dell'immensa struttura che eruttando 36mila anni fa generò l'orografia dei Castelli romani, del litorale e della stessa pianura capitolina per come la conosciamo oggi. "In questi ultimi 300 anni la zona che ha mostrato segni di attività e che ci autorizza a pieno titolo a ritenere il vulcano quiescente e dunque attivo è quella compresa tra Albano Laziale ed Ariccia, scendendo attraverso Marino, Frattocchie verso Ciampino, sostanzialmente lungo la dorsale della via Appia Nuova. Qui si concentrano le emissioni gassose, i cosiddetti vulcanetti di fango, e le altre evidenze vulcaniche. Si tratta pur sempre di un vulcano di tipo "esplosivo", sul tipo del Vesuvio e non dell'Etna, per intenderci, ma l'estensione attuale non è assolutamente quella originaria".

Da un vulcano all'altro, se Vesuvio, Etna e Stromboli sono quelli di cui più spesso si parla, c'è una struttura sconosciuta ai più ma che ha dimensioni immense e probabilmente maggiori tanto da essere ritenuto il più esteso vulcano europeo, il Marsili. "Un vulcano difficile da studiare perché sottomarino e del quale non c'è traccia storica. Non sappiamo se questo vulcano - ammette la D'Addezio - abbia mai eruttato". Una struttura alta quasi 3mila metri la cui sommità si trova a 400 metri circa  sotto il pelo dell'acqua: un vulcano che, scoperto negli anni '20 del '900 fu studiato dal Cnr a partire dal 2005.

Un vulcano, piazzato tra Sicilia e Calabria, del quale avere paura? "Probabilmente il fatto che non si abbiano evidenze storiche delle sue eruzioni è un bene", chiosa la dottoressa D'Addezio.

 



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