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Dalla maggioranza di Rocca di Papa quel voto metropolitano pro Gabbarini che dice tutto. E' "Opa" al Pd

19-10-2016

ROCCA DI PAPA (politica) - Il voto per l'ex sindaco di Genzano è il biglietto di ingresso per Crestini e parte dei suoi (quelli che sanno come gira il mondo) nel Partito democratico. Lo avevamo scritto già 2 mesi fa

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La maggioranza crestiniana di Rocca di Papa, quella che sostiene l'attuale Amministrazione cittadina, domenica 9 ottobre in Città metropolitana ha votato compatta per Flavio Gabbarini, ex sindaco di Genzano ed attuale consigliere di minoranza. In quota rigorosamente Pd.

Quella in atto è una vera e propria scalata al Pd di Rocca di Papa con buona pace di quanti, in seno alla squadra che ha sostenuto Crestini, era convinto di essere veramente apartitico e, al limite, con una simpatia per quel centrodestra da dove veniva proprio il sindaco prima della folgorazione (vincente) in chiave civica.

L'ex sindaco di Genzano, insomma, eletto in Città metropolitana lo scorso 9 ottobre, ha ricevuto dalla maggioranza di Rocca un bell'aiuto. Certamente nell'ambito di un accordo "di area vasta" che è passato sopra le teste di una parte del Pd cittadino, certamente quello consiliare.

D'altra parte lo avevamo scritto già il 17 agosto (LEGGI l'articolo) e poi eravamo tornati sull'argomento il 25 settembre (LEGGI l'articolo): quella che Crestini sta attuando, col chiaro favore di forze dem extracomunali, è una scalata al Pd che troverà - nei disegni suoi e di chi lo sostiene - nel congresso di gennaio la propria completa attuazione. Un cappello griffato "Partito democratico" che tornerebbe chiaramente utile in caso di ambizioni sovracomunali.

Chi sotto le insegne del Pd spalleggia il sindaco, sul locale, in questa sua ormai dichiarata (col voto a Gabbarini) manovra di ingresso nel Pd? Sempre quella parte di partito che, uscita ko dalle Primarie e sfruttando il lungo vuoto di potere successivo alle dimissioni della segretaria e di parte dei componenti del direttivo, ha ora bisogno del suo riscatto.

Una parte di Pd che risponde ai nomi dei soliti Mauro Fei, Pino Calicchia (che occhieggiò con Crestini già nell'ottobre 2015, LEGGI l'articolo) e ovviamente un Maurizio De Santis sempre pronto a saltare di qua e di là delle linee.

Il quadro è ormai chiaro ma tutto continua maledettamente a dipendere dal referendum costituzionale del 4 dicembre quando in ballo non ci sarà solo il futuro del Senato (e sarebbe già sufficiente) ma anche quello del Governo, di Renzi e, conseguenzialmente, del Partito democratico. Se vince il "no" (senza grazie, anzi) l'attuale Pd sembra destinato a scomparire e magari la tanta fatica fin qui fatta per avvicinarlo da parte di Crestini e parte dei suoi (per esempio quel Lorenzo Romei che sogna il rientro nel partito da segretario), sarebbe sprecata.

Nel frattempo altro sul territorio, passando anche per Rocca di Papa, si sta animando. Con un segno decisamente opposto a quello che Crestini e gli altri auspicherebbero.

 

 



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