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Cinquanta giorni d'inferno: ecco cosa ci attende verso il referendum

28-09-2016

FRASCATI - A due giorni dalla (contestata) ufficializzazione della data del voto siamo già al Ponte di Messina ed all'antipasto del voto politico. Ma la strada è lunghissima

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Saranno cinquanta giorni d'inferno e lo stiamo già vedendo in queste primissime battute. Il referendum che ci attende, vera e propria anticamera delle elezioni Politiche che potrebbero (soprattutto in caso di vittoria del no) esserci già nella prossima primavera, sarà una prova senza appello.

Sarà un vero inferno, si diceva. E lo stiamo vedendo già da ieri perché, superati gli scontri a salve sulla data scelta per il voto (il 4 dicembre), l'ultima provocazione di Matteo Renzi - quella del Ponte di Messina - ha già fatto saltare il tavolo. Ma ne vedremo delle belle perché è evidente che se Renzi ripropone un progetto di Silvio Berlusconi, le opposizioni (che hanno un fronte talmente vasto che va sì dai 5 stelle alla destra ma finisce dritto dritto nel Pd del no) spareranno le proprie cartucce. E allora su con le pensioni minime (sempre Renzi) e no alla riforma salva casta (gli oppositori): e siamo alle primissime battute.

L'effetto finale sarà uno solo: quello che 3 quarti di quelli che sceglieranno di andare a votare (e temiamo che a farlo saranno poco più di un italiano su due) non avranno minimamente idea di cosa stanno facendo e procederanno col telecomando, coll'aiutino da casa. Al più con un messaggio su Whatsapp. Dei restanti almeno la metà esprimeranno un voto cosciente ma politicizzato e speriamo che almeno un 10% dei votanti, quelli che non appartengono alle due categorie sopra elencate, sappia esprimere un voto libero, in piena coscienza. Che sia "sì" o che sia "no".

Nel frattempo a noi resteranno due cose da fare: quella di riportare, come già sta avvenendo, le posizioni dei vari comitati, partiti, movimenti, associazioni e gruppi di pensiero e, ancora meglio, quella di cercare - moderatamente e senza chiedere la luna - di capire perché votare "sì" e perché votare "no". Liberatemente.

Ed illuderci che quel 10% di liberi elettori sia effettivamente tale. Nella pervicace certezza, però, che è più facile che la percentuale coli a picco piuttosto che guadagni qualche punto in salita.



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