Ricerca nell'archivio:

"Sotto il bombardamento di Frascati ho perso la mia famiglia". Zeno si racconta

25-08-2016

FRASCATI - Ettore Mariani era stato da poco arruolato nella Acqui: poi l'armistizio e la prigionia. Il papà ferroviere alle Vicinali scomparso l'8 settembre. "Alle prossime celebrazioni mi piacerebbe esserci"

ilmamilio.it - contenuto esclusivo

Ettore Mariani ha 92 anni, una classe di ferro quella del suo 1924. E quando torna dal campo di prigionia di Colonia, dopo due anni di lontananza da casa, nel 1945, gli viene riconosciuta una invalidità ai polmoni. "Colpa della fame", dice.

Per i famigliari e gli amici è sempre stato Zeno.

Ettore Mariani è uno degli ultimi reduci di una fase storica che sembra così lontana ma il cui retaggio è ancora ben tangibile. Vive a San Cesareo da anni ma in quella Frascati bombardata ha lasciato padre, madre, una sorella e due fratelli. E' lui una delle vive testimonianze di una città profondamente diversa da quella di oggi e non solo per le bombe che tra l'8 settembre 1943 e l'inverno 1944 l'hanno sepolta sotto le macerie.

Nel settembre 1945 Ettore riesce fortunosamente a rientrare in città: lo spettacolo che si trova di fronte è quello di una Frascati distrutta, annientata. Così come la sua famiglia. I suoi cari sono finiti in una fossa comune e solo mesi dopo, grazie all'unica sorella sopravvissuta, possono essere trasferiti nella tomba di famiglia, a Cave.

"Mio padre era ferroviere - racconta - : lavorava sulla diramazione delle "Vicinali" che da San Cesareo raggiungevano il capolinea di Frascati, si occupava della fermata che si trovava lungo via Gregoriana, di fronte al molino Nobiloni". Papà Salvatore da Cave porta a Frascati tutta la famiglia: è il 1936 e poi nel 1941 anche Ettore, appena 17enne, entra nell'azienda e segue le orme paterne. A Frascati però Zeno aveva vissuto anche qualche mese da piccolissimo. "A Ferragosto del 1943 però - ricorda - quelli della mia classe vengono tutti arruolati e fu l'ultima "infornata" di forze fresche". Neanche un mese di guerra, inserito nel 2° gruppo artiglieria della Divisione Acqui, in Piemonte. Poi ecco che arriva l'8 settembre: il conflitto si trasforma in campo di prigionia che poi, sulla base dell'accordo tra le forze naziste e la Repubblica di Salò diventa campo di lavoro. "Reinquadrati come lavoratori sociali ma in realtà l'unica cosa che era sicura era la fame. Il nostro era uno status che ci rendeva mal visti da tutti, compresa la Croce rossa. Zero aiuti, zero sostegno: un filone di pane al giorno da dividere in otto".

Poi nel 1945 la guerra finisce e Ettore rientra a Frascati dove cerca una famiglia che invece è morta sotto le bombe. "Dal Ferragosto 1943 non li ho più rivisti. A quel punto ho ripreso a fare il ferroviere, sono stato anche presidente della Sezione mutilati di guerra fino a quando la sede di via delle Fratte ci è stata chiusa. Ed è stata un'ingiustizia".

Ettore vorrebbe esserci nelle celebrazioni del prossimo 8 settembre a Frascati. "Se mi invitano ci torno volentieri. Ho già partecipato in un paio di occasioni e chissà che prima di andarmene non possa esserci un'altra volta".

Zeno ha 92 anni ed una memoria di ferro. "Ma le gambe mi dolgono e zoppico un po'". Classe di ferro, quella del 1924.



Il Mamilio || Proprietario ed Editore: Associazione Territorio || Direttore Responsabile: Marco Caroni || Redazione: Via Enrico Fermi 15, 00044 - Frascati (Rm) - tel. 331.91 88 520 Quotidiano Telematico di informazione www.ilmamilio.it || Non si riconosce alcun compenso o attestazione per articoli e foto pubblicate anche se firmate, salvo differenti accordi scritti particolari Registrato al Tribunale di Velletri n. 14/10 del 21/09/2010 - Copyright © 2024