GROTTAFERRATA - Nei giorni scorsi un seminario alla scoperta di uno dei rossi più famosi d'Italia
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Un’attenta analisi del territorio ed una selezione di cantine orientate a produzioni basse e di qualità, condotta dal delegato Ais dei Castelli Romani Fabrizio Gulini e da Sergio Illari, hanno portato qualche giorno fa presso il Park hotel Villa Grazioli a Grottaferrata tre splendide realtà del Cesanese:
- Cesanese del Piglio Docg con l’azienda "La visciola"
- Cesanese di Affile con l’azienda "Formiconi"
- Cesanese di Olevano Romano con le aziende "Damiano Ciolli e Migrante"
In italia, ad oggi, il Cesanese non riscuote un grandissimo successo al di fuori dei confini Laziali. A causa di un passato travagliato è stato identificato come un vino non di alta qualità, con una produzione mirata alla “quantità”, esclusiva delle cantine sociali che ne faceva un prodotto senza identità territoriale.
Un vino sicuramente non destinato all’invecchiamento prodotto anche nella versione dolce, spesso non voluta ma causata dall’arresto della fermentazione per l’innalzarsi della temperatura.
È grazie a piccoli produttori, come quelli presenti al seminario dei Castelli Romani, che finalmente si sta riscoprendo un vino con un grande potenziale. All’estero se ne sono già accorti, come dichiarato dai produttori stessi, ognuno dei quali esporta circa il 50% della propria produzione, anche oltreoceano.
Durante il seminario curato dall'Associazione italiana somellier ognuno dei produttori, presenti alla degustazione, ha illustrato la filosofia della propria azienda (tutti i produttori lavorano in regime Biologico) e le tecniche di produzione dei vini, senza nascondere che la loro è ancora oggi una ricerca di come interpretare al meglio il vitigno, visto che in passato nessuno lo ha mai fatto.
Parola d’ordine: “Qualità”.
Come poi illustrato dall’esperto sommelier Fabrizio Gulini durante la degustazione dei prodotti da lui guidata, sembra proprio che questo cambiamento di tendenza, da “quantità” a “Qualità”, ci sia stato ed oggi possiamo assaporare finalmente un prodotto del Lazio che può tranquillamente competere con gli altri grandi vini della penisola.
In degustazione: