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Maltrattamenti su giovani pazienti psichiatrici: 10 arresti all'Eugenio Litta. Il direttore: "Fatta piazza pulita"

13-05-2016

GROTTAFERRATA - L'operazione dei carabinieri del Nas e di quelli del Gruppo di Frascati. Pesantissimi i capi d'accusa. La struttura sanitaria è parte lesa

ilmamilio.it

Il blitz è scattato questa mattina all'alba al "Villaggio Eugenio Litta", struttura di cura e riabilitazione di Grottaferrata. I carabinieri del Nucleo antisofisticazioni e salute di Roma, unitamente al Gruppo carabinieri di Frascati diretto dal colonnello Luciano Magrini che ha fornito supporto operativo, hanno eseguito in queste ore ben 10 ordinanze di custodia cautelare emesse dalla Procura della Repubblica di Velletri a carico di operatori e personale ritenuto responsabile di maltrattamento e sequestro di persona ai danni di giovani ospiti della struttura affetti da patologie neuropsichiatriche. A procedere i militari delle Compagnie di Frascati e Castelgandolfo.

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Le ordinanze a quanto si apprende sono tutte di arresti domiciliari ed in un caso di carcere. Le persone arrestare sono residenti a in particolare a Marino ma anche a Frascati, Ardea, Grottaferrata e Ciampino. Tutti dipendenti, operatori o infermieri, del "Villaggio Eugenio Litta" che in questa vicenda è tra le parti lese.

GLI ARRESTATI - Gli arrestati sono C. C. 57 anni di Roma, accusato di maltrattamenti aggravati e sequestro di persona, oggi in carcere ma già allontanato dalla direzione dell'Eugenio Litta perché sarebbe stato trovato a dormire dopo aver chiuso una delle stanze dei pazienti; domiciliari per la M. A. di Ciampino, M.G. D. di Marino, D.C. di Marino, A.C. di Ardea, R.M. di Marino, S.M. di Marino, E.P. di Grottaferrata, R.P. di Frascati, A.M. di Frascati. Per tutti loro l'accusa è di maltrattamenti aggravati.

Le vittime, per lo più giovani che si trovavano nella struttura nel reparto residenziale, provengono da tutti i Castelli romani e della provincia di Roma e nella maggior parte dei casi frequentano le scuole del comprensorio.

I dettagli dell'operazione sono stati forniti dai carabinieri del Nas nel corso di una conferenza stampa.

I provvedimenti restrittivi, emessi dall'ufficio del gip del Tribunale di Velletri, Gisberto Muscolo, scaturiscono dall'attività investigativa condotta dal Nas e coordinata dalla Procura della Repubblica di Velletri (dottor Antonio Verdi) relativa  numerosi episodi di maltrattamenti subiti dagli ospiti disabili della struttura sanitaria, tutti affetti da patologie neuro-psichiatriche e motorie, ad opera dello stesso personale che li aveva in custodia, abusando dei poteri di assistenza e sorveglianza nell'espletamento di un pubblico servizio in convenzione con il Servizio sanitario regionale.

L'indagine ha preso le mosse da denunce presentate nei primi mesi del 2015 dai vertici della società gestore della struttura relative a sospetti episodi di coercizione e lesioni accaduti all'interno di un reparto, dove erano ospitati 16 ragazzi ambosessi, di età compresa tra gli 8 e 20 anni (di cui 5 minori di anni 14), ricoverati stabilmente sulla base di un quadro clinico contrassegnato da ritardo mentale, epilessia e sindromi genetiche. Le attività investigative, protrattesi per circa tre mesi e supportate anche da intercettazioni audio/video, hanno consentito di accertare significativi e reiterati episodi di rilevanza penale.

Dai filmati raccolti dai carabinieri del Nas si evidenzia il frequente ricorso, da parte degli operatori, a strattonamenti, percosse ed insulti, utilizzati come strumento di disciplina e vigilanza sui giovani pazienti che, peraltro, venivano costretti ad alimentarsi celermente con rischio di soffocamento, provocando con evidenza l'annullamento dell'attività riabilitativa in corso nella struttura. Le principali figure coinvolte nella vicenda - un educatore professionale ed un assistente socio-sanitario con funzioni educative - si sono distinte per atteggiamenti particolarmente autoritari e violenti, tanto da creare un sistematico e diffuso clima di terrore nei giovani ospiti.

Le vittime dei maltrattamenti venivano presi a calci o a colpi di scopa e pesantemente ingiuriati. In una circostanza, per esempio, uno degli indagati, insieme ad un collega, si prende brutalmente gioco di una paziente. Mentre il collega tiene la vittima per le braccia, l'altro prima gonfia un guanto in lattice e lo fa scoppiare vicino all'orecchio della ragazza e poi le dice "oggi ti ammazzo. Oggi è il tuo ultimo giorno".  Una vessazione psicologica che prosegue quando lo stesso operatore umilia la medesima paziente, prima schiaffeggiandola e poi chiedendole: "De che profumo? De Dolce e Gabbana? Non profumo de fr...? Senti bene qua tante volte profumo de fr...?".

C. C. è il soggetto destinatario della misura restrittiva in carcere poiché ritenuto responsabile anche del reato di sequestro di persona, perché avrebbe segregato tre pazienti disabili nelle rispettive stanze di degenza, impedendogli la possibilità di movimento. Nell'occasione, l'intervento notturno dei Carabinieri del Nas consentiva di interrompere la condotta delittuosa e provocava l'immediato allontanamento dell'operatore da parte dei vertici della struttura. Nel corso delle indagini sono stati documentati diversi episodi di maltrattamenti commessi dagli altri operatori che, sebbene con ruoli minori, sottoponevano i ragazzi a soprusi e violenza fisica e verbale, quasi da ipotizzare una "consuetudine repressiva" adottata dal personale addetto a quel reparto. Nel contesto investigativo, sono stati altresì deferite all'Autorità giudiziaria altre 6 persone che si sarebbero rese responsabili di analoghi comportamenti, le cui condotte sono al vaglio della Magistratura.

"Noi - dice il direttore dell'Eugenio Litta, Michele Bellomo - siamo parte lesa. Siamo stati noi a denunciare la cosa perché alcuni atteggiamenti dei ragazzi non ci quadravano. Attendiamo anche noi di conoscere le risultanze delle indagini dei carabinieri perché stiamo collaborando con loro da mesi".

Il comunicato stampa ufficiale

“Abbiamo fatto quello che dovevamo fare”, queste le parole del direttore Generale del “Villaggio Eugenio Litta” di Grottaferrata, dott. Michele Bellomo, dopo gli arresti effettuati in mattinata dai Carabinieri del NAS di Roma in collaborazione con il gruppo Carabinieri di Frascati.

Le indagine erano iniziate un anno e mezzo fa dopo una denuncia dello stesso ai NAS di Roma e non, come erroneamente riportato da alcuni mezzi di informazione, a seguito di una segnalazione dei familiari delle persone assistite nel centro.

“Il Villaggio Eugenio Litta è un istituto di riabilitazione di eccellenza nel panorama sanitario regionale e nazionale – sostiene ancora il dottor Bellomo - siamo noi, insieme agli utenti del Centro, le prime vittime degli indegni maltrattamenti effettuati da questi operatori sanitari”.

La tipologia dell’utenza è quella dell’età evolutiva in situazione di handicap, con disturbi neurologici, psicopatologici o ritardo mentale. Altra fascia di utenti sono malati di Parkinson, le persone colpite da ictus o emiparesi, o i bisognosi di riabilitazione in campo ortopedico. A tutti costoro l’Eugenio Litta offre 45 posti in strutture residenziali, 95 in strutture semi residenziali e 125 in ambulatorio con oltre 400 utenti in carico.

“Il villaggio si ritiene parte lesa di questi fatti – ha concluso il direttore Generale – confidiamo fortemente nel lavoro della autorità giudizaria, e garantiamo la massima collaborazione così come è avvenuto sino ad oggi”.

Ultimo aggiornamento ore 19,15



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