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Portella della Ginestra: 1° Maggio 1947. La prima strage senza verità

01-05-2017

ACCADDE OGGI - 11 morti senza mandanti e troppi lati oscuri: l'ora della verità

Erano appena scoccate le 10, quel 1° Maggio del 1947 a Portella della Ginestra, località montana del comune di Piana degli Albanesi, vicino Palermo. L’oratore del momento aveva appena iniziato a parlare. Erano circa duemila i lavoratori attorno a lui, molti dei quali agricoltori. Si erano riuniti per manifestare contro il latifondismo e festeggiare la recente vittoria del Blocco del Popolo, che pochi giorni prima aveva battuto la Democrazia Cristiana alle elezioni dell’Assemblea Regionale Siciliana. La località fu scelta perché da uno dei sassi del pianoro teneva i suoi discorsi il medico Nicola Barbato, amato socialista.

Quando si udirono i primi spari, inizialmente furono scambiati per dei mortaretti. Alla vista dei primi caduti, delle prime tracce dei sangue, scoppiò il panico. Furono soprattutto i giovani a morire sotto le raffiche. L'unica alternativa era gettarsi a terra o scappare senza una meta precisa. La mancanza di ripari espose decine di persone alle pallottole. L'aggressione armata durò un quarto d’ora. Sul campo rimasero 11 morti e una trentina di feriti. Solo quattro mesi dopo si appurò che a compiere la strage era stata la Banda di Salvatore Giuliano.

A distanza di settanta anni da quel massacro, è incredibile pensare come non sia stata ancora accertata la verità sui mandanti della strage. Pochi giorni fa il Presidente del Senato, Pietro Grasso, ha annunciato che esiste un una direttiva della Presidenza del Consiglio per togliere il segreto di Stato sulla vicenda.

In quella vallata, la gente era tornata a celebrare la Festa del Lavoro, pensando al grande tema della Riforma agraria, ancora da concretizzare, che aveva avuto un precedente importante con l’occupazione delle terre incolte e legalizzate dai decreti del Ministero dell’Agricoltura. Una svolta che certamente non poteva trovare il consenso di chi temeva un rivolgimento sociale che avrebbe avuto riflessi negli equilibri politici della regione, gestiti anche dalla presenza dalla Mafia. Le motivazioni che causarono la strage di Portella, proprio per queste dinamiche, non sono state mai comprese fino in fondo a causa del silenzio che dopo un po' avvolse quel periodo storico, antecedente alle elezioni del 1948.

Fu un complotto? Una sorta di spedizione punitiva? Un favore a chi non voleva cambiare? O fu una strage finalizzata a scatenare una sollevazione popolare che desse allo Stato la possibilità di mettere fuori legge il Partito Comunista Italiano? Dalla desecretazione dei documenti, forse emergerà la verità.

In quegli anni la Sicilia fu colpita anche da una miriade di attentati e di omicidi. La sera del 10 marzo 1948 fu rapito e ucciso dalla mafia, per il suo impegno a favore del movimento contadino per l'occupazione delle terre, il sindacalista Placido Rizzotto. Mentre veniva assassinato, un giovane pastore, Giuseppe Letizia, assistette alla scena di nascosto e vide in faccia gli assassini. Fu assassinato con un'iniezione letale. Aveva 12 anni.

Queste le undici vittime della Strage di Portella della Ginestra. Leggete la loro età. E riflettete.

Margherita Clesceri (37 anni)

Giorgio Cusenza (42 anni)

Giovanni Megna (18 anni)

Francesco Vicari (22 anni)

Vito Allotta (19 anni)

Serafino Lascari (15 anni)

Filippo Di Salvo (48 anni)

Giuseppe Di Maggio (13 anni)

Castrense Intravaia (18 anni)

Giovanni Grifò (12 anni)

Vincenza La Fata (8 anni)

 



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