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Morto il regista Pasquale Squitieri. Il suo cinema controcorrente

18-02-2017

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Aveva 78 anni. Le sue pellicole hanno spesso fatto discutere. Nei Castelli romani girò ''I guappi''

Un uomo fuori dal coro, a volte persino ai margini. Pasquale Squitieri non è stato un regista facile. Diceva spesso, senza rotoriche o giri di parole, quello che pensava. E in un mondo in cui l'ipocrisia è spesso regola non scritta per tirare a campare, il cinema, il gusto difficile di essere schietto non è stata una carta a suo favore. Ma poco importa, alla fine del viaggio. Squitieri si è spento oggi all'ospedale Villa San Pietro di Roma. Aveva 78 anni. Era malato da tempo. La notizia è stata resa nota dal fratello Nicola, la seconda moglie Ottavia Fusco, la figlia Claudia. La camera ardente sarà allestita domani a Roma dalle 11 alle 18.

Aveva iniziato la sua carriera cinematografica nel 1969 con ''Io e Dio''. Poi, sotto pseudonimo, si era lanciato nell'avventura di alcuni film western. Dopo questo periodo, si era dedicato a tematiche più inerenti la realtà d'Italia, la storia (Il Prefetto di ferro, Claretta), i rapporti tra mafia e politica (Corleone, Il pentito), la droga, il terrorismo (''Gli invisibili''), l'immigrazione, il lavoro. Molte sue pellicole sono diventate anche un caso, come ''Li chiamarono... briganti!'', del 1999, ritirato dalle sale. Un film ''revisionista'' sul Risorgimento. Fu immediatamente ritiro dalle sale. Una scuola di pensiero afferma che fu attuata nei confronti dell'opera una vera e propria censura e che il film fu boicottato affinché non si vedessero i metodi attuati dal Regio Esercito nel Mezzogiorno.

Dopo una vita sostanzialmente schierata a sinistra, nel 1994 diventò senatore nelle file di Alleanza Nazionale. Famosa anche la sua relazione con l'attrice Claudia Cardinale.

Pasquale Squitieri era animato da una passione vera, sopratutto quando si trattava di argomentare le sue idee, spesso argomentate con toni un po' provocatori.  Amava sbattere le porte in faccia alle convenzioni, pagando in prima persona un impegno che non di certo non favoriva il consenso del politicamente corretto.

Nei Castelli romani Squitieri giò alcune scene di uno tra i suoi migliori film. Si tratta de ''I guappi'', ambientato nella Napoli di fine '800 ove si racconta il rapporto amichevole tra il boss locale, Don Gaetano (Fabio Testi), e un ragazzino cresciuto per strada, Nicola Bellizzi (Franco Nero). Albano Laziale (siamo nell'anno 1974) fu la cornice di una drammatica scena notturna, quando la sorte di Don Gaetano viene inesorabilmente decisa. Lo spettacolare inseguimento delle carrozze che porta alla morte del protagonista fu girato tra Piazza Pia e Piazza San Paolo.

Riscoprire il cinema di Squitieri può essere utile per vedere la storia ed il cinema anche da un'altra angolazione. Penava che la morte fosse ''un momento bellissimo della vita e un incontro tra un me che va via e un me che rimane''. ''Lasciarselo scappare – aggiunse in una delle sue ultime interviste per ''Il Fatto Quotidiano''- sarebbe un delitto. Io non li compio. Non ho mai ucciso nessuno, io''. Aveva carattere.

 



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