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L'8 dicembre in cui Jeannette disse il suo ''No'' alla guerra

08-12-2016

La deputata pacifista che sfidò l'intero congresso degli Stati Uniti il giorno dopo l'attacco di Pearl Harbour

All’indomani dell’attacco di Pearl Harbour, in un'America sotto shock, il Congresso degli Stati Uniti, l'8 dicembre 1941, approvò la dichiarazione di guerra contro l'Impero giapponese. La deputata Jeannette Rankin fu l'unica a votare contro.

Solo 24 ore prima le forze aeronavali nipponiche avevano attaccato le installazioni militari statunitensi stanziate nella base navale delle isole Hawaii. L'operazione, attuata in assenza di dichiarazione di guerra che fu formalizzata soltanto ad iniziativa avviata, fu concepita e guidata dall'ammiraglio Isoroku Yamamoto con lo scopo di distruggere la flotta statunitense del Pacifico. L'operazione era stata un successo, limitato solo dal mancato affondamento delle portaerei che al momento dell'offensiva non erano in porto. In poco più di un'ora i 350 aerei partiti dalle portaerei imperiali inflissero pesanti danni agli Usa e permisero al Giappone di ottenere momentaneamente il controllo del Pacifico. 2.402 i militari morti, più di un migliaio i feriti. Recentemente alcuni storici hanno affermato che la presidenza americana fosse al corrente di quanto stava per accadere e pur sapendo che la guerra era ormai alle porte non informò i comandi delle truppe di stanza alle isole Hawaii.

''As a woman, i can’t go to war, and i refuse to send anyone else”. “Come donna, non posso andare in guerra, e mi rifiuto di mandare chiunque altro”. Il solo ''No'' a sfidare un intero congresso e il Presidente Roosvelt, in quelle ore in cui un intero popolo chiedeva un intervento, fu quello di Jeanette Rankin, nella stessa coerenza con cui, anni prima, aveva rifiutato la dichiarazione di guerra alla Germania durante il primo conflitto mondiale.

Laureata all'Università del Montana nel 1902, la Rankin aveva lavorato per anni come assistente sociale a Seattle, iniziando a fare politica sotto l'impulso di uno spontaneo sostegno alle ''suffragette'', il movimento di emancipazione femminile nato per ottenere il diritto di voto per le donne. La sua battaglia fu decisiva al fine di dare il diritto di voto alle donne nel Montana nel 1914. Il 7 novembre del 1916 fu eletta con il Partito Repubblicano alla Camera dei Rappresentanti e nuovamente nel 1941. Fu la prima donna ad essere eletta membro in uno dei due rami del Parlamento. Introdusse il primo disegno di legge che avrebbe permesso alle donne la cittadinanza indipendentemente dal loro coniuge. Si occupò di assistenza ai bambini e di istruzione per il sesso femminile.

Il voto contro la guerra al Giappone, dopo Pearl Harbor, pose fine alla sua carriera politica. Tale scelta la rese molto impopolare tra l'elettorato repubblicano. Per questo Jeannette Rankin dal 1943 in poi non si candidò più ed al termine della Seconda guerra mondiale si recò in India dove sostenne la nonviolenza di Mahatma Gandhi. Trascorse l’intera vita promuovendo campagne a favore della pace ed a favore della riforma sociale.

Negli anni sessanta istituì una fattoria per le donne in Georgia e partecipò allo sforzo antibellico contro la guerra in Vietnam. All’età di 87 anni, il 15 gennaio 1968, guidò cinquemila donne, la “Jeannette Rankin Brigade”, a opporsi alle ostilità indocinesi a Capitol Hill.

Morì a Carmel in California, il 18 maggio 1973.

Lottò in epoche di scarsa sensibilità per i temi della pace al fine di sostenere una causa ''perdente'', ma tutto ciò, certamente, non fece di lei una donna sconfitta, bensì una personalità profondamente sociale.



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