Ricerca nell'archivio:

Padre Isidoro Croce, l'Abate del popolo

10-03-2016

GROTTAFERRATA – 50 anni fa moriva a Grottaferrata il primo Archimandrita del Monastero Esarchico

Esattamente cinquant'anni fa, il 10 marzo del 1966, lasciava la vita terrena Padre Isidoro Croce, primo Archimandrita del Monastero Esarchico di Grottaferrata. Una figura amata che donò tutta la sua esistenza all'Abbazia di San Nilo, alla fede e alla popolazione locale. Un personaggio che ha lasciato il segno nella storia della sua comunità per le opere di bene che seppe offrire con umanità ed indomabile speranza anche nel periodo più cupo della guerra e delle sue terribili privazioni.

Il giorno in cui fu elevato al massimo incarico del Monastero in cui era cresciuto, Padre Croce ringraziò così i fedeli: ''L'offerta che mi avete voluto fare della croce d'oro pettorale e la vostra manifestazione augurale plebiscitaria riepilogano tutto l'affetto che, in questi giorni specialmente, come sempre, avete dimostrato verso la Badia. Ed io, abituato a considerare non la mia persona, ma la casa che mi è madre, confesso che ne godo di gran cuore. Ringrazio voi tutti, popolo di questa bellissima nostra città natale, vi terrò presenti dal primo all'ultimo, nella mia mente, nel mio petto, come una collana simboleggiata da quella che avete voluto donarmi''. Un'omelia di grande amore e devozione nei confronti dei suoi grandi punti di riferimento esistenziali: la fede e il popolo.

Nato a Grottaferrata l'8 gennaio 1892 da Papà Emanuele, agricoltore, e da Teresa Cerasoni, casalinga, crebbe in una famiglia di condizioni modeste ma dignitose. Il piccolo Innocenzo, come era iscritto all'anagrafe, battezzato nella basilica della Badia dallo Jeromonaco Massimo Passamonti, fu accolto più tardi dall'Eguimeno Padre Arsenio Pellegrini e ammesso nel collegio leoniano. L'11 novembre 1910 vesti l'abito e gli fu dato il nome di Isidoro. Poco dopo diede il suo contributo durante il primo conflitto mondiale nella IX Compagnia di Sanità dell'Osepdale militare del Celio di Roma. Il 31 maggio 1919, dopo 9 anni di noviziato, emise la professione monastica e l'anno dopo si laureò in lettere all'Università di Roma discutendo la tesi su ''San Gregorio di Agrigento e la sua biografia scritta da Leonzio''. Il 6 novembre del 1920 fu ordinato sacerdote da Monsignor Isaia Papadopulos e gli fu affidata la cura dei giovani al sacerdozio dell'istituto ''Benedetto XV''. Nel 1929 Padre Isidoro Croce diventò Priore e otto anni dopo, nel 1937, parallelamente all'innalzamento del monastero ad Esarcato, venne nominato Archimandrita.

E' da massimo rappresentante di una realtà religiosa quasi millenaria che Padre Isidoro è autore di opere importanti e di espansione per la vocazione monastica. Poi la guerra, con le sue terribili conseguenze umane e materiali. Tra il gennaio e il giugno del 1944 Padre Isidoro ottenne che la Comunità, il Noviziato e il Santuario venissero ospitati nel Pontificio Collegio greco di Roma. Con lui rimasero solo alcuni monaci più giovani. Nelle prime incursioni aeree del febbraio 1944 fu colpita anche l'Abbazia e l'Archimandrita aprì le porte della sua sede alla popolazione. Le autorità comunali nel frattempo erano letteralmente evaporate, tra la fine del fascismo e il clima di confusione generato dall'armistizio e l'occupazione tedesca.

In una comunità praticamente abbandonata a se stessa, Padre Isidoro presiedette così una sorta di comitato con i maggiorenti del paese. Fece riorganizzare nel luogo sacro gli uffici comunali, quelli postali e la banca, raccolse squadre di volontari sempre pronti a riparare guasti elettrici e idrici, ottenne grano ed altre derrate alimentari dal Vaticano, mandò alcuni monaci persino a piedi fino a Roma per provvedere al reperimento di medicinali della Croce Rossa, mentre per i poveri fece cucinare e distribuire generi alimentari. Un grottaferratese tra i grottaferratesi, nel momento del bisogno e della massima urgenza. E' in questo periodo che Padre Isidoro costruisce la sua migliore opera di religioso e di cristiano, riconosciuta unanimemente e rimasta ancora indimenticata.

Il ritorno alla normalità, porta nell'Abbazia la tranquillità necessaria per rimodellare e trasformare locali ed interventi. Padre Croce è sempre protagonista di queste piccole ma importanti valorizzazioni che  ampliano la vocazione e le finalità del Monastero. Un lavoro lungo e meticoloso, infaticabile e continuo che dura fino al luglio del 1960, quando dopo 32 anni di guida ininterrotta dei suoi fratelli gli succedette Padre Teodoro Minisci. Padre Croce tornò così ad essere, come da principio, semplicemente un monaco. Debilitato dai malanni e rimasto quasi cieco, morì il 10 marzo del 1966.

E' stato un grande uomo, un grande monaco. Un Padre, nel vero senso della parola, per due generazioni di grottaferratesi. Ed è giusto che in questi giorni che Comune, Parrocchie e Abbazia ne celebrino l'esempio. Si comincia oggi, alle ore 17, presso l’Aula Conferenze della Biblioteca comunale “Bruno Martellotta” (Viale G. Dusmet, 20), ove si terrà una Conferenza che ripercorrerà la vita del Reverendissimo Padre, oltre presentare ed approfondire le sue opere e ricostruire la storia dell'Abbazia.

 



Il Mamilio || Proprietario ed Editore: Associazione Territorio || Direttore Responsabile: Marco Caroni || Redazione: Via Enrico Fermi 15, 00044 - Frascati (Rm) - tel. 331.91 88 520 Quotidiano Telematico di informazione www.ilmamilio.it || Non si riconosce alcun compenso o attestazione per articoli e foto pubblicate anche se firmate, salvo differenti accordi scritti particolari Registrato al Tribunale di Velletri n. 14/10 del 21/09/2010 - Copyright © 2024