Piero Manzoni, l'artista che concepì visioni differenti - VIDEO

Pubblicato: Giovedì, 13 Luglio 2017 - Fabrizio Giusti

ACCADDE OGGI – Il 13 Luglio del 1933 nasceva a Soncino l’artista che segnò gli anni del ‘boom’. Celebre la sua “Merda d’artista”

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Fu all'origine dell’artista moderno, Piero Manzoni. Un indipendente, di famiglia aristocratica. Morì giovane, per un infarto a 29 anni (Soncino, 13 luglio 1933 – Milano, 6 febbraio 1963). E chissà quante cose avrebbe potuto ideare o creare ancora. Ma la natura non gli diede spazio e l'uomo si fermò lì, totalmente vitale. Fece in tempo però a compiere la sua innovazione nel mondo delle arti. Inizialmente incompreso, poi da grande precursore.

Manzoni crebbe dentro al clima artistico degli anni cinquanta a Milano, dove la voglia di superare lo spazio si animava tra l’angoscia della guerra alle spalle e la ricostruzione in atto. Mentre scompariva la cultura rurale in modo velocissimo, si sentiva il bisogno di ripensare immaginare un nuovo futuro concettuale, al di là della scultura, dei sogni. Burri e Fontana sono tra i precursori di questa spinta. Il gesto ardito, il taglio della tela, i sacchi strappati. Momenti di storia che sono rimasti, al di là la nuovi tempi artistici che si consolidavano.

Manzoni inizia a dipingere con impronte di chiodi, forbici, tenaglie. Nel 1956 partecipa alla "IV Fiera mercato" del Castello sforzesco di Soncino e pubblica il manifesto ‘Per la scoperta di una zona di immagini’, un testo nel quale anticipa le tesi che svilupperà nel suo tempo breve. Verrà, due anni dopo, l’idea di ‘Per una pittura organica’ e del ‘Manifesto contro lo stile’ con il Gruppo Nucleare. Sperimentatore, nel 1958 mette a punto gli "Achromes", superfici ricoperte di gesso grezzo, tessuto e altri materiali. Fonda, poco dopo, con Enrico Castellani, la rivista 'Azimuth' e inizia a creare oggetti come i 45 "corpi d'aria”, palloncini riempiti d'aria che poi diverranno "fiato d'artista" (ovvero il contrario della pesantezza della scultura).

Tra le sue esposizioni più conosciute troviamo “la Consumazione dell'arte dinamica del pubblico” e la vendita di 90 "Merde d'artista", l'intuizione più dirompente e rimasta nell'immaginario collettivo. Manzoni concepì un fatto sicuramente nuovo e originale: criticare la figura dell’artista attraverso un’idea voleva esprimere la parte più intima dell’autore, prendendosi così gioco del ‘mito dell’opera’ da collezionista e dando luogo a una visione che voleva dire semplicemente cose nuove al di là dei toni apparentemente provocatori (che sono percepiti dallo spettatore).

Alcuni interpretarono la scelta di confezionare le feci (sul reale contenuto degli involucri il dibattito è andato avanti per anni) come una protesta verso gli artisti che vedevano nell'arte un mezzo di eternare e diluire le proprie frustrazioni. L’opera poteva diventare così una sorta di 'reliquia laica' contenente un ricordo del maestro da venerare, con enorme paradosso, nella sua 'sacralità'. Altri ancora ne hanno intuito la provocazione contro la deriva consumistica ed esteriore del gesto pubblico e della creatività. Manzoni mise ai barattoli il prezzo corrispondente a 30 grammi di oro. L'atto di un intellettuale che amava indagare cosa fosse l’arte, oltrepassando i confini, per comprendere meglio l'orizzonte al di là del vissuto e del già visto. Perché l’arte è anche quello che non vediamo, quello che immaginiamo e che pensiamo. Con la poesia, con l'ironia. Una constatazione, tutto sommato, che nel caso dell'autore di Soncino si consumò anche nell'azione di firmare le modelle nude o di offrire uova sode con sopra le proprie impronte digitali.

Egli superò la tradizione. Un’immagine, nell'era dell’esplosione del boom economico, non poteva più rappresentare il corpo, ma doveva essere ormai lo stesso corpo umano una potenziale opera d’arte. Da consumare, da ammirare pubblicamente. Per questo fu un artista complesso e anticipatore dei tempi e dei costumi. Geniale, protagonista, provocatore.

Le sue idee e le sue opere non a caso hanno lasciato una traccia profonda e fondamentale a tutta l’arte successiva, grazie alla valorizzazione e alla mitizzazione che seguirono la sua prematura ed improvvisa fine. Un punto di riferimento indissolubile.